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 2021  giugno 29 Martedì calendario

Intervista a Michael Connelly (parla del suo addio a Bosch)

Erede dell’hard boiled, con le sue detective stories è entrato nel pantheon del genere con rispetto ma volontà di rinnovarlo. Tra i suoi personaggi più riusciti l’avvocato Mickey Haller, la detective Renée Ballard, il giornalista di nera Jack McEvoy e naturalmente il poliziotto della omicidi di Los Angeles Hieronymus (detto Harry) Bosch. A cui è dedicata la serie più longeva di Prime Video, Bosch, arrivata alla settima e ultima stagione. In collegamento da Los Angeles, la città dove si è trasferito alla fine degli anni Ottanta sulle orme del suo idolo Raymond Chandler, ci confida il suo stato d’animo.
Il personaggio continuerà a vivere nei romanzi ed è annunciato uno spinoff, ma come si sente a salutare Harry Bosch?
«È un sentimento agrodolce. Non è solo per quello che si vede davanti alla macchina da presa, sono le centinaia di persone che lavorano dietro le quinte con cui ho condiviso sette lunghi anni. Volevo una conclusione che desse un senso a tutte le sei stagioni precedenti e sono soddisfatto».
Qual è stata la fonte di ispirazione per questo personaggio?
«Ero un giornalista di cronaca nera, avevo contatti quotidiani con tanti detective. Alcuni erano il tipo di poliziotto che prende il lavoro in modo personale, un modo pericoloso di fare questo mestiere. Amavo la loro forza d’animo e la ferocia nel perseguire i cattivi, ho conosciuto uno che aveva le stanghette degli occhiali completamente rosicchiate perché sfogava la tensione della mascella masticandole».
Quando è avvenuto il primo incontro da lettore con il genere?
«Al college, andai al cinema a vedere un film tratto da Chandler, Il lungo addio di Robert Altman, ho subito letto il libro e poi tutti gli altri. Mi colpirono moltissimo, ho capito che volevo raccontare storie come quelle».
In cosa Marlowe e Bosch si somigliano e in cosa sono diversi?
«Entrambi hanno questo spirito indomito e un codice morale. Con la sua regola di vita “Ognuno conta e nessuno conta” Bosch è più connesso col mondo, Marlowe è il tipico solitario che sta al di fuori della società e la osserva con cinismo».
Il prossimo anno saranno trenta dalla nascita di Bosch, come è cambiato in questi anni?
«È passato da una visione del mondo in bianco e nero a una che prevede un po’ di grigi. Credo che tanto sia dovuto al suo essere diventato padre, la paternità inevitabilmente ti crea una connessione più forte con il mondo e un più forte senso di responsabilità».
Uno degli elementi forti di questa stagione è proprio il rapporto tra Bosch e sua figlia.
«Per me è la parte centrale dei romanzi. È bello vedere come sono state adattate le sequenze di loro due insieme, ho costruito il personaggio di Maddie su mia figlia che ha la sua età, sulla mia esperienza di padre».
Titus Welliver ha interpretato Harry Bosch per 68 episodi.
«Non avrei potuto chiedere un attore e una persona migliore per interpretarlo. All’inizio hai solo il tuo istinto che ti dice “è quello giusto”, sette anni dopo posso garantirti che lo è. Oggi, odio un po’ dirlo, Bosch è lui, è Titus. Se ha un’idea non lo contesto mai perché lo conosce meglio di chiunque altro».
Romanzi, film, serie con poliziotti, perché non passano mai di moda?
«Il nostro è un mondo caotico, nella società e nel nostro inconscio. Sono storie che si propongono di restaurare un certo ordine e sta nell’animo di ognuno voler mettere le cose a posto. Storie che riguardano scelte difficili, spesso di vita o di morte, ci interrogano su cosa faremmo noi in quelle circostanze: ci alzeremmo in piedi o faremmo un passo indietro?».
È in arrivo il suo podcast The Wonderland Murders & The Secret History of Hollywood.
«Sotto l’amministrazione Trump la stampa è stata vilipesa dal Presidente, questo mi ha scosso e fatto tornare la voglia di raccontare storie vere. Non potendo tornare a lavorare per un giornale di carta stampata ho pensato di fare un podcast. Racconto grandi casi di cronaca nera, alcuni anche molto noti ma mai raccontati da dietro le quinte. Grazie alla fiducia di alcuni poliziotti ho potuto farlo, mi hanno rivelato aspetti che nessuno sa».