la Repubblica, 29 giugno 2021
La storia di Suor Marie, la monaca esclaustrata
PARIGI – Nella laica Francia fa scalpore l’espulsione di una suora che si sente vittima di un’ingiustizia e ha fatto sinora inutilmente appello a Papa Francesco. Marie Ferréol, 55 anni di cui 34 passati nella comunità delle domenicane del Santo Spirito, è oggetto di un “decreto di esclaustrazione”, misura radicale e molto rara nella Chiesa. I fatti rimproverati dopo un’ispezione ordinata da Marc Ouellet, prefetto della Congregazione dei vescovi, restano segretati dalla Curia e neanche la monaca è stata messa al corrente. «Vorrei perseverare nella mia vocazione, vorrei sapere perché sono stata espulsa», ripete la suora, ora difesa da uno degli intellettuali cattolici più famosi d’Oltralpe, François Sureau, indignato da quella che definisce “persecuzione”. «In nessun momento è stata data a questa donna la possibilità di conoscere il suo dossier e di presentare la sua difesa», scrive Sureau su Le Monde, che ha rivelato il caso. «Queste regole elementari che sono rispettate da ogni amministrazione in Europa – prosegue lo scrittore e avvocato – non sono state applicate». La Chiesa parla di «menzogne e dissimulazione», ma chi conosce Ferréol la descrive come una monaca discreta, sempre di buonumore, latinista apprezzata dai suoi studenti. La sua avvocata, Adeline Le Gouvello, ha inserito nella lettera al Papa una serie di testimonianze di altre sorelle e conoscenti in favore della monaca “bandita”.
Nell’entourage di Ferréol c’è la convinzione che abbia pesato la rivalità, su dispute teologiche, ma non solo, con un’altra suora della comunità, madre Marie de l’Assomption. La monaca quarantenne frequenta Ouellet, 67 anni, uno dei cardinali più influenti della Curia, con il quale avrebbe sviluppato un “rapporto filiale” andando spesso a trovarlo a Roma, mentre lui ha visitato meno di un anno fa Pontcallec, la casa madre delle domenicane in Bretagna.
Tutto è cominciato l’estate scorsa con un’ispezione ordinata da Ouellet. Due ispettori passano qualche settimana nel monastero fino ad accusare Ferréol di “colpa grave”. Quale? Impossibile saperlo. La portavoce dell’istituto, Marie Magdeleine, ha spiegato a La Croix che la monaca era stata rimproverata più volte dalle superiori per «il rapporto con l’autorità e l’obbedienza». Secondo fonti vaticane consultate da Repubblica ci sarebbero stati abusi di potere e un’influenza negativa sulle consorelle. In autunno Ferréol scopre di essere espulsa per tre anni dalla comunità. Non ha la possibilità di difendersi, ma le viene proposto di fare un ritiro spirituale. È mandata via da Pontcallec senza poter portare nessun effetto personale e poi rinchiusa in una cella per quasi due mesi senza contatti con l’esterno. Una prigionia fuori da qualsiasi regola dello stato di diritto. La sua famiglia, preoccupata di non avere più notizie, si rivolge alla polizia francese. Alla fine la monaca è stata liberata, ma la Chiesa le impone gli “arresti domiciliari” in un’abbazia a Randol, nel centro della Francia, dove si trova tuttora. Quello che indigna molti è che non siano state fornite prove documentate delle sue presunte colpe e che il “processo” sia stato fatto senza garanzie di difesa. L’intellettuale Sureau ricorda che un decreto di esclaustrazione è previsto in caso di apostasia o di “comportamento scandaloso”, come un matrimonio, non per qualche gesto di ribellione o rivalità interna. Qualche settimana fa Ferréol ha tentato di mandare una “supplica” a Papa Francesco che però ha confermato l’esclaustrazione in via definitiva. La monaca dovrebbe abbandonare la tonaca, presentarsi solo con il nome da laica, Sabine Baudin de la Valette. La battaglia potrebbe trasferirsi nei tribunali civili. Ferréol ha già perso 10 chili, è «schiacciata dalla violenza di quello che è successo», racconta la sua avvocata, che però aggiunge: «Rimane forte».