la Repubblica, 29 giugno 2021
Meno soldi a chi cambia casacca
ROMA – Sono 259 i cambi di casacca solo dal 2018 ad oggi, in questa legislatura. Come se il Parlamento fosse a porte girevoli, perché c’è chi va e poi magari torna nel partito in cui è stato eletto e poi se ne va ancora da un’altra parte. Il trasformismo, antica piaga italiana, ha raggiunto il top. Perché il paesaggio politico si trasforma? Forse. Ma soprattutto per il gioco delle convenienze e degli opportunismi. E quindi il segretario del Pd, Enrico Letta ha deciso di mettere in mora la pratica, usando il “cacciavite”, come disse qualche mese fa. Letta ha presentato una proposta di modifica del regolamento della Camera contro i cambi di casacca. La riforma è ampia, è stata scritta da Andrea Giorgis, Lele Fiano, Stefano Ceccanti e dalla capogruppo Debora Serracchiani, ma vi hanno lavorato anche i senatori Dario Parrini e Simona Malpezzi.
Alcuni semplici divieti: i deputati devono aderire al gruppo corrispondente al partito o movimento sotto il cui simbolo sono stati eletti. Se lasciano quel gruppo, allora diventano «deputati non iscritti». Sembra una cosa da poco, ma in realtà avranno meno soldi da spendere e meno funzionari a disposizione. Un ufficio? Sì a uso strettamente personale. Comunque addio al gruppo Misto che è diventato ad esempio, a Palazzo Madama più numeroso del Pd, con l’esodo dei 5 Stelle, oltre all’epopea dei responsabili-europeisti per l’ex premier Conte.
Non solo. Il deputato transfuga deve lasciare gli incarichi ottenuti in quanto eletto nel partito d’origine. Altro che mantenere le cariche. Però c’è una deroga: se ci sono scissioni, ok a un nuovo gruppo. Renzi per intenderci avrebbe comunque potuto fare il gruppo di Italia viva a Montecitorio. Al Senato, solo presentando un logo già visto alle politiche (come ha fatto, accoppiandosi con il Psi di Riccardo Nencini). Il nuovo gruppo deve avere almeno un quinto di scissionisti. In generale i gruppi avranno minimo 15 deputati. Il gruppo Misto può avere sotto componenti solo se corrispondono a liste presentate alle ultime elezioni.
L’equilibrio è complesso, perché – come il segretario dem spiega – «bisogna bloccare il trasformismo, ma mantenendo in vita il principio dell’assenza di vincolo di mandato», che la Costituzione contro ogni forma di autoritarismo. Sempre Letta: «Tuttavia non può succedere che il gruppo Misto sia il Paradiso a cui tendere». Per Letta è anche un modo per restituire fiducia ai cittadini sfiduciati: «No a mortificare e umiliare la democrazia». Altre novità. Cambiano i quorum. Le commissioni parlamentari si riducono da 14 a 10. Inoltre, una “corsia” per i progetti di legge del governo da approvare in 45 giorni, evitando così i decreti. Stop ai maxiemendamenti dell’esecutivo ma fiducia veloce. Più spazio alle leggi di iniziativa popolare. E la legge elettorale? «Non è all’odg».