La Stampa, 29 giugno 2021
La giovane Chiara, 16 anni, è stata uccisa da un suo amico minorenne
Sulla collina dorme una ragazza che non aveva ancora compiuto sedici anni. Si chiamava Chiara Gualzetti. L’hanno trovata senza vita in un campo con l’erba alta, all’ombra dell’abbazia di Monteveglio, in provincia di Bologna, a un chilometro da casa. «Ferite da arma da taglio e segni rossi sul collo», ha detto il medico legale ieri pomeriggio alle 17. La procura ordinaria e quella per i minorenni hanno aperto subito un’inchiesta per omicidio. Gli investigatori sospettavano che Chiara Gualzetti potesse essere stata uccisa da un coetaneo. E ieri sera tardi, dopo aver sentito quattro amici, un coetaneo è stato iscritto nel registro degli indagati, portato in caserma, ha fatto alcune ammissioni, quindi è stato fermato. Il telefono di Chiara Gualzetti era spento da domenica, e lei era uscita per un appuntamento con qualcuno.
La stavano cercando i parenti, la cercavano i volontari della protezione civile. Tutti i residenti del paese e delle borgate della zona. A dare la notizia del ritrovamento è stato il sindaco Daniele Ruscigno: «La ricerca di Chiara termina purtroppo in tragedia. Una tragedia per tutta la famiglia e per l’intera comunità. Le indagini sulle cause del decesso sono in corso». Erano stati proprio il sindaco e i genitori della ragazza, Vincenzo e Giusi Gualzetti, a chiamare a raccolta quanta più gente possibile. Il padre aveva scritto su Facebook per chiedere aiuto: «Mia figlia è uscita questa mattina di casa e non è più tornata. Era vestita con maglietta e pantaloncini neri. Per cortesia se qualcuno l’avesse vista o la vedesse, mi scriva». Gli appelli si erano moltiplicati. I sentieri sulla collina del ritrovamento, sotto un piccolo borgo medievale, la domenica sono molto battuti. È una zona di gite e di camminate. Di preghiere e di picnic sul limitare di un bosco. Ma il corpo senza vita di Chiara Gualzetti è stato trovato solo ieri da un volontario, e ancora non è chiaro da quanto fosse lì.
La titolare del Bar Prince di via Monteveglio è sconvolta: «Il padre veniva ogni tanto a bere il caffè, è un artigiano. Qualche volta, tanto tempo fa, ho visto anche lei, quando era ancora una bambina. Adesso non riesco nemmeno a immaginare una cosa del genere, mi fa troppo male. In queste ore ne ho sentite di tutti i colori. Che era scappata, che era stata rapita, che era un suicidio. E invece… È una cosa tremenda. Non me ne capacito».
Chiara Gualzetti, «Chiaretta», si presentava su Instagram: «In alto con le mie ali. Arciera del Melograno. Amo la musica. Mi affeziono facilmente e sono un gran disastro». Ci sono i video di tante canzoni con lei a mimare le parole, e tante foto abbracciata stretta al suo cane: «Sei la piccola stella che porto nei momenti in cui non ho luce. Sappi che sei la cagnolina migliore che mi sia mai stata accanto in questo periodo di merda. Semplicemente ti amo!».
Avrebbe compiuto 16 anni fra un mese. Frequentava davvero una compagnia di arcieri. I suoi racconti di vita sono molto schietti e anche dolenti. Parla di errori e di ingenuità. Anche di prese in giro che duravano da anni, sofferenze di cui non riusciva a trovare la forza di affrontare. La prima cosa che hanno fatto gli investigatori, ieri per tutto il giorno, è stata la più ovvia: cercare tracce degli ultimi contatti avuti dalla ragazza sul suo telefono e attraverso i social. I carabinieri della compagnia di Borgo Panigale, coordinati dal pm Marco Imperato, sono risalti alla persona dell’appuntamento. A quel ragazzino sospettato di omicidio facevano domande. Da lui cercavano le risposte. Alle dieci di sera, ai piedi della collina, dietro a una porta chiusa nel paese di Monteveglio, il padre di Chiara Gualzetti diceva con un filo di voce: «Non me la sento di parlare, sto troppo male, ho bisogno di stare tranquillo».—