Il Messaggero, 28 giugno 2021
André Aciman parla di Marcel Proust
«Questa cosa che quasi non fu mai ancora ci tenta», scrive André Aciman in una delle pagine più celebrate di Chiamami col tuo nome, il romanzo diventato un fortunato film di Luca Guadagnino. Ed è proprio il desiderio non realizzato, il sogno evocato e mai chiamato veramente col suo nome a produrre alcune delle pagine più belle della Recherche di Marcel Proust, il grande autore francese di cui il prossimo 10 luglio si celebreranno i 150 anni dalla nascita.
Aciman, nato ad Alessandria d’Egitto, insegna letteratura comparata alla City University di New York ed è uno dei massimi esperti dell’opera di Proust. «Lo scoprii per la prima volta – confessa, in collegamento da New York – sui diari di mio padre, che all’inizio degli anni Quaranta leggeva la Recherche e trascriveva tutte le parti che gli piacevano».
Lo scrittore americano tornerà tra qualche mese in libreria per Guanda con un romanzo breve, Mariana, ispirato a Lettere di una monaca portoghese, romanzo epistolare del 1669. «Narra la vicenda di una suora sedotta e abbandonata da un ufficiale francese – dice Aciman in perfetto italiano – ho voluto trasporre la storia ai giorni nostri. In originale era un audiolibro».
Perché bisogna leggere la Recherche, senza farsi intimidire dalla sua mole?
«Una volta che abbiamo letto Proust, non siamo più noi stessi. Lo scrittore francese scrive un romanzo ispirato alla sua vita; ma quando lo si legge non si pensa più al giovane Marcel, ma a noi stessi, giovani o vecchi, a quelli che in francese si chiamano gli aperçu, ovvero quei momenti in cui hai veramente percezione di ciò che sta succedendo».
Proust stesso scrisse: «Ogni lettore, quando legge, legge se stesso». Un libro è un viaggio alla ricerca di sé?
«Esattamente. Bisogna anche avere una certa presunzione nel dire: quando scrivo, sto scrivendo per te. Eppure, abbiamo tutti gli stessi istinti, paure, angosce, rimpianti. Proust è un grandissimo scrittore, forse uno dei più grandi dell’epoca moderna».
Certo, ma cosa possiamo dire a chi ha timore di accostarsi a Proust?
«La Recherche è un page-turner, come diciamo noi americani. Io consiglio sempre di cominciare con Un amour de Swann, un testo facile da leggere, nella tradizione del romanzo psicologico ottocentesco: la storia di una donna che tradisce un uomo e che provoca la gelosia del protagonista, anche se scopre di non essere veramente innamorato di lei. Succede in continuazione: quando siamo gelosi non significa che siamo innamorati, stiamo solo soffrendo. È un romanzo che si legge d’un fiato, in una giornata. Poi si può riprendere la lettura, dall’inizio della Recherche».
La sensualità è spesso accennata da allusioni, come faire cattleya.
«Proust non vuole mai nominare il dato fisico, è un autore molto sofisticato, ma è anche il primo a scrivere apertamente di omosessualità. E poi all’inizio del romanzo c’è una scena di masturbazione: chi ne aveva mai scritto prima? Quanto al faire cattleya, credo che ogni coppia in tutto il mondo dia un nome particolare all’atto amoroso. Nessuno dice mai facciamo sesso».
Proust era uno snob? Un misantropo?
«Ci teneva molto alle buone maniere, alla raffinatezza nel parlare e nello scrivere. L’imperfetto del congiuntivo non si usava più neppure ai suoi tempi, ma lui continuava a utilizzarlo. Andava in cerca della gente ricca, benestante, ed era ammesso in quei salotti esclusivi. Allo stesso tempo, gli piaceva stare da solo. Aveva capito che la solitudine è una condanna e, allo stesso tempo, un privilegio. Lui la definiva le monde de l’obscurité».
Il diario di Céleste Albaret, la sua governante, ci offre un punto di vista privilegiato sulle sue manie.
«Era stata la sua governante per più di dieci anni. Sono finalmente riuscito a sentire la voce di Celeste che raccontava la vita di Proust: siamo andati alla ricerca dei nastri che aveva consegnato a Georges Belmont per completare il libro: un bellissimo lavoro, quasi un romanzo a sé stante».
Quali erano le sue manie più eclatanti?
«Beveva caffè in continuazione e un certo punto non mangiava quasi più, eccettuati i croissant di Monsieur Proust che facevano appositamente per lui. E poi, i fazzoletti: dovevano essere particolari, di un cotone molto soffice. La signora Albaret aggiungeva di suo pugno le correzioni alle bozze, su piccoli pezzetti di carta appiccicati sui fogli. Un lavoro pazzesco, ma lei adorava farlo, per lui».
Il primo libro della Recherche fu rifiutato da Gallimard, dopo un severo giudizio di André Gide.
«Alla fine, ha superato in fama lo stesso Gide, che oggi non legge più nessuno. Sembra peraltro che rifiutò il suo manoscritto senza neanche averlo sfogliato. Dopo, però, quando capì il suo errore e andò a trovarlo, in quella camera puzzolente, tra suffumigi contro l’asma e pareti tappezzate di sugaro».
Proust disse alla Albaret: «Vedete, Céleste, io voglio che, nella letteratura, la mia opera rappresenti una cattedrale. Ecco perché non è mai completa».
«Proust, due giorni prima di morire, continuava ancora a correggere la Recherche. Ma questa idea della cattedrale lui la prese da un libro di John Ruskin, che aveva tradotto facendosi aiutare da sua madre, perché non padroneggiava bene l’inglese».
Viaggiava più con l’immaginazione che nella realtà?
«Nel libro Marcel sogna di andare a Venezia e Firenze, e spingersi fino a Padova per vedere la cappella degli Scrovegni, ammirare gli affreschi di Giotto. È così eccitato all’idea che gli viene una crisi di asma. Sarebbe stato costretto a passare le estati a Combray, e quell’esperienza sostitutiva diventa un motivo fondamentale nel romanzo. I desideri non appagati lasciano un segno. Se li avessimo vissuti fino in fondo, non sarebbero stati altrettanto importanti».
Se Proust fosse un nostro contemporaneo, come scriverebbe?
«Sarebbe molto più franco, non dovrebbe ricorrere a tanti sotterfugi, come quando Marcel ascolta gli atti sessuali tra Charlus e Jupien. Oggi, sarebbe stato molto più diretto, e ovviamente anche meno grande. Il suo genio consisteva nell’andare a cercare la metafora, per spiegare quello che la lingua non può dire».