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 2021  giugno 27 Domenica calendario

La coscienza a targhe alterne

Tutte le candidate Miss Universo vogliono la pace nel mondo. E tutti gli aspiranti campioni d’Europa sono pronti a battersi contro il nazismo o il razzismo, o qualsiasi altro male, appena se ne presenti l’occasione. Non ieri, non lì. Verrà magari il D-Day. Intanto, giorni di polemiche sono fuggiti via nell’assenza dell’attimo: come niente fosse stato, nessuno che s’inginocchi, manco un accenno in telecronaca, palla al centro e via. Parlino i piedi, tacciano le rotule.
Si era perso il senso della misura. Troppi talk costringono i politici italiani a fornire un titolo ogni mezza giornata, intervenire su tutto, dare la linea quando basterebbe tenere il punto. E gli altri di rimando, per impuro spirito di contraddizione. Un teatrino a bordo campo, maggioranze e minoranze rumorose. Il politicamente corretto, che a volte si definirebbe meglio “educazione” indicato come dittatura, salvo poi cercar di imporre la condotta contraria. In una squadra i singoli possono avere libertà di espressione? Se dobbiamo chiedercelo abbiamo un problema, ma non in campo.
Il modulo della vita non è uno schema di Antonio Conte. Pensare con la testa. Decidere una volta per tutte se la Nazionale ha un ruolo di rappresentanza del Paese o è una banda di ragazzi avulsi dalla storia, destinati a rallegrarci un numero limitato di notti.
Possiamo farci una ragione dell’una o dell’altra, ma non a targhe alterne. Solo dieci anni fa, il ct era Prandelli, si andava a visitare i lager, si giocava in spazi confiscati alla mafia e si varava il codice etico. Anche allora qualcuno sbuffava, ma per riflesso condizionato. È molto più che un’impressione che l’antirazzismo colga un nervo scoperto, che lo slogan “non esistono italiani neri” non sia sparito con Balotelli, che si applauda Lukaku al Meazza (se segna) ma si fischino ragazzi di seconda generazione negli impianti di periferia.
È stato sorprendente il balbettio nella manovra contro l’Austria, ma di più quello nell’esposizione sui grandi temi. E pensare che questa Nazionale, sia tra i giocatori che i membri dello staff ha avuto esperienze di vita decisive, conosce la lama del dentro o fuori in situazioni ben più esiziali. Di che cosa e di chi mai dovrebbe aver timore? Come tutti, soltanto della propria coscienza. Per metterla in pace meglio la sincerità di un sì o quella di un no. Chissà perché una squadra gioiosa, guidata da un uomo che insegnava le buone maniere, è andata a impantanarsi nella melina del “ni”. Magari domani sarà un altro giorno.