ItaliaOggi, 26 giugno 2021
Periscopio 9999
La classe dirigente di FI non è brillante. Per questo ha fallito le riforme liberali. Io stesso mi sento orfano delle promesse non realizzate. Ma lui, il Cav, è forte: si sta gestendo meravigliosamente, nonostante tutto, anche il tramonto. Fabrizio Rondolino, scrittore (Giancarlo Perna). Libero.
Il regime cubano non è più guidato dal partito ma da una cricca di militari che guidano Gaesa, una grande corporation che controlla le importazioni a Cuba e gli investimenti in dollari dell’economia cubana. Loris Zanatta, docente di Storia dell’America latina all’università di Bologna. (Alessandra Ricciardi). ItaliaOggi.
Di questi cambiamenti io disapprovo il fatto che essi avvengano solo nella mente del capo carismatico. Posso anche approvare la conversione europeista della Lega, ma vorrei sapere com’è avvenuta e come si è radicata. Rino Formica, ex ministro delle Finanze, socialista ai tempi di Craxi, 94 anni (Maurizio Caversan). La Verità.
Noi non siamo il partito di Mario Draghi, siamo invece il partito dell’agenda di Draghi. Molti partiti al governo la subiscono, l’agenda Draghi. Noi no: la volgiamo far nostra, la vogliamo rivendicare, la vogliamo far arrivare a terra. Vogliamo far parlare gli elettori con questa agenda. Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia, fondatore del partito Coraggio Italia. Il Foglio.
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Inseguendo il grillismo, il Pd sta perdendo il legame con la realtà. «Letta (osserva uno dei protagonisti della politica italiana) è uno che si è fatto l’operazione agli occhi e poi si tiene una diottria per mettere gli occhiali. Questo dice tutto: o è del tutto miope, o ci vede troppo e questa politica di apertura verso il grillismo gli serve solo per arrivare lui stesso al Quirinale». E già, certe uscite del segretario del Pd sono talmente intempestive o singolari (ius soli, voto ai sedicenni, aumento della tassa di successione) che per vederne la ratio devi far galoppare la fantasia. «L`idea di inseguire l`elettorato grillino - riflette Carlo Calenda - è un errore, perché quello residuale è militarizzato, non lo smuovi. Con queste uscite, ti comporti come i bambini che fanno la cantilena "il castello di sabbia è mio" o "la palla è mia". Insomma fanno le bizze, tanto quello che decide, che porta il pane a casa, è il padre, cioè Draghi». Augusto Minzolini, il Giornale.
La chiave dello straordinario successo di Internet sta nella sua apertura (“Open Internet”), nella sua libertà (che, peraltro, è molto più presunta che reale) combinata con la possibilità che ognuno si senta una parte di un tutto e che in questo modo si illuda di contare qualcosa (i famosi 15 minuti di notorietà globale, cari a Andy Warhol). Se uno scrive un tweet al Presidente degli Stati Uniti, al Papa o al suo idolo sportivo crede davvero che risponderà Joe Biden, Francesco o Leo Messi e risponderà proprio a lui. Non è così ma non lo si può completamente escludere. Mauro Masi. Milano Finanza.
Nel 2010 l’Italia con 70 milioni avrebbe potuto partecipare al progetto di ricerca per il vaccino Astrazeneca e poi cointestarsi il brevetto del vaccino. Lo Stato, allora c’era il governo Conte, non fu in grado di staccare l’ assegno e noi abbiamo perso completamente voce in capitolo. Davide de Nitrosi. QN.
Per capire lo strapotere delle società della comunicazione digitale (le famose Ott) basta prendere il caso Donald Trump. Come gli hanno tolto Twitter, non esiste più. Gli han tolto la sua arte, il suo mondo. Magari parla ancora, ma non arriva a nessuno, perché Twitter l’ha bannato, come si dice oggi. Il potere di questi mezzi è enorme. E l’online è imprescindibile: come si fa a immaginare un’impresa di successo che non abbia una vendita online e non sia online? È un futuro che, per chi ha 55 anni come me, bisogna sforzarsi di capire. Oppure lasciarlo correre ma non so quanto si possa lasciarlo correre senza preoccuparsene. Edoardo Nesi, scrittore. (Goffredo Pistelli). ItaliaOggi.
Le Br uccidono, negli anni Ottanta, Ezio Tarantelli l’ allievo prediletto di Federico Caffè, che viene ucciso dalle Brigate Rosse. Le giornate si svuotano: Caffè ha dovuto lasciare l’insegnamento per raggiunti limiti d’età. Forse i ragazzi gli mancano troppo: sono stati la sua famiglia. Ma i ragazzi crescono e lasciano casa, ora la famiglia non esiste più. Nel mondo, poi, tira un’aria di neoliberismo spietato: addio Keynes, in America ora regna la deregulation reaganiana, sono gli anni del vinca il più forte, o il più furbo. Anche a Londra, Atlee e il welfare sono solo un ricordo. Ora comanda Margaret Thatcher: è solita affermare che «la società non esiste, esistono gli individui». L’esatta negazione di quello che Caffè ha sempre pensato. La solitudine incancrenisce: diventa angoscia, poi depressione. Maurizio Pilotti su Federico Caffè. (Libertà).
Il 18 novembre 1940, quando inaugura il primo quaderno, Eugenio Corti è un ragazzo di diciannove anni che ha concluso il liceo nel prestigioso Collegio San Carlo di Milano e si è iscritto alla facoltà di Giurisprudenza nell’Università Cattolica. Entusiasmo per il discorso di padre Gemelli e per le prime lezioni. La classe 1921 è chiamata alle armi. Il 3 luglio 1941, Eugenio matura la decisione di richiedere di essere inviato in Russia. Spera che la mamma «non debba soffrire troppo per la mia partenza». Frequenta il corso Allievi ufficiali a Moncalieri. Ne esce come sottotenente in attesa di destinazione. Dopo le visite mediche e altri rituali burocratici a Piacenza e Cremona, partirà per la Russia. Eugenio Corti: “Diari” pubblicato da edizioni Ares. (Cesare Cavalleri), Studi Cattolici.
L’avanzare stentato in piena notte della signora novantenne, nel giardino che tanto aveva curato, e che ora invece era nel gelo, come morto. Ma forse, Iride vedeva un altro giardino: quello bordato di gerani sgargianti, d’estate, che ogni sera annaffiava dal lavatoio di pietra. Il lavatoio dal getto generoso e continuo - acqua limpida che correva giù dalla montagna, cantando. Nella notte d’inverno, il getto paralizzato nel ghiaccio. Nell’estate sognata, invece, ecco le altalene dei bambini, e lo stenditoio: con le lenzuola candide e già asciutte, profumate di sole. Forse Iride, l’altra notte, voleva solo ritirare le sue lenzuola: in una mattina d’estate, sotto a un cielo blu zaffiro. L’hanno trovata al mattino. Sembrava più piccola. Ma Iride, semplicemente cercava i suoi gerani rossi. E il getto del lavatoio, con il suo inesauribile canto. Marina Corradi, scrittrice. Avvenire.
Amiamo la vita perché non conosciamo la morte. Roberto Gervaso, scrittore.