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 2021  giugno 26 Sabato calendario

I numeri del riso in Italia

Aumentano anche nel 2021 gli investimenti dei risicoltori, favoriti dal buon andamento dei consumi che dovrebbe proseguire anche dopo la corsa agli acquisti spinta dal lockdown nel 2020. 
A semine avvenute, secondo le primissime indicazioni dell’Ente risi che saranno confermate a luglio, le superfici nazionali cresceranno quest’anno di 2mila ettari, corrispondenti a un aumento dell’1% circa sulla scorsa campagna (con punte di oltre il 20% per le varietà da risotto), con la “Risaia Italia” che potrebbe espandersi in termini assoluti fino a 230mila ettari dopo la crescita già sperimentata lo scorso anno. A sostenere gli investimenti anche il buon andamento dei prezzi con il mercato che ha beneficiato negli ultimi dodici mesi del rallentamento dell’import a causa delle restrizioni, a vantaggio delle quotazioni interne. Le preoccupazioni della filiera, allo stato attuale, riguardano invece la possibile scarsità d’acqua.
L’Italia è il primo produttore europeo di riso con oltre la metà del totale, ma con numeri di nicchia rispetto alla produzione mondiale del terzo cereale più coltivato al mondo. Vanta però un unicum, quello delle varietà da risotto, ora esportato anche in Cina dopo lo storico accordo firmato lo scorso anno che ha dato il via alle prime spedizioni. 
A livello globale le ultime stime Usda indicano per la campagna 2021-22 una produzione record di 511 milioni di tonnellate, con una riduzione delle scorte iniziali a 169 milioni dovuta a un maggior utilizzo delle riserve statali in Cina. Anche il consumo globale di riso dovrebbe segnare un nuovo record con 509 milioni di tonnellate, 2 in più della scorsa annata. A livello Ue le aree coltivate continueranno a crescere guidate proprio dagli aumenti in Italia e Portogallo, mentre la Spagna, secondo produttore europeo con una quota del 28%, dovrebbe stabilizzarsi sui livelli dello scorso anno.
In Italia, l’aumento complessivo delle superfici coltivate incorpora un riassetto varietale a favore dei cosiddetti “Lunghi B”, per i quali si prevedono 6mila ettari in più rispetto al dato del 2020, e dei Medi-Lunghi A, che ne dovrebbero guadagnare poco meno di 5mila. In controtendenza solo la tipologia dei “Tondi”, segmento che farebbe invece segnare una contrazione del 13% su base annua, cedendo in termini assoluti 8.700 ettari circa. 
Un andamento, questo, in netta controtendenza rispetto agli sviluppi più recenti che avevano invece premiato soprattutto il Selenio, largamente impiegato per la preparazione del sushi, ora penalizzato dallo stop dell’horeca (consumo fuori casa, ndr). La ricognizione dell’Ente Risi conferma infine il forte interesse dei produttori e del mercato sulle varietà classiche da risotto, con incrementi a doppia cifra, di oltre il 20%, pronosticati per le superfici destinate ad Arborio, Roma e Carnaroli. 
Le indicazioni dei produttori appaiono in linea con le necessità espresse dall’Airi, l’associazione che rappresenta l’industria risiera, che ha suggerito, nelle indicazioni di semina per il 2021, un ridimensionamento dei tondi generici e un incremento delle varietà tradizionali. Stessa considerazione per i Lunghi B, in uno scenario di positiva evoluzione delle vendite nel mercato Ue, in cui l’Italia esporta dalle 500 alle 600mila tonnellate annue.
L’unica differenza sta nei numeri, dal momento che i 2mila ettari in più di investimenti pronosticati dall’Ente Risi appaiono molto distanti dagli oltre 10mila richiesti dall’Airi, che punta invece a un target di 240mila ettari complessivi nell’ottica di una maggiore autosufficienza e di una riduzione strutturale delle importazioni a fronte di consumi in costante aumento. Le vendite, conferma l’Ente risi, stanno proseguendo a un buon ritmo con i trasferimenti complessivi di risone che hanno raggiunto il 90 per cento. 
Confermata anche la significativa riduzione delle importazioni di riso lavorato della varietà Indica da Cambogia e Myanmar, per effetto dell’applicazione della clausola di salvaguardia che ha reintrodotto i dazi azzerati dagli accordi Eba (tutto tranne le armi). 
A inizio anno si è riscontato un aumento esponenziale dell’import di Japonica dal Myanmar, solo recentemente (e dopo un lungo pressing del mondo produttivo nazionale) colpito dalle sanzioni europee con il sequestro dei beni dei militari golpisti che controllano le riserie. La riduzione complessiva da Cambogia e Myanmar, secondo le ultime stime, ha raggiunto complessivamente il 40 per cento. A gennaio scadrà però la clausola di salvaguardia Ue e la Commissione dovrà rivedere l’intero sistema delle preferenze generalizzate che regola l’import agevolato.