Giacomo Agostini, lei ad Assen ha vinto molto di più: 14 volte.
«La pista ai miei tempi era una vera libidine: eravamo reduci dal Tourist Trophy inglese, con le prove alle 5 del mattino nella nebbia, il freddo, spesso la neve. Nella piovosa e piatta Olanda ci pareva di essere arrivati in California, o quasi. Hanno cambiato il tracciato, prima era come un teatro: si correva sabato, davanti a duecentomila spettatori. Ricordo un piazzale enorme che si riempiva di moto come un mosaico. Il pubblico scortato dai poliziotti a cavallo. Ambiente fantastico».
Il suo record assoluto di successi (123) è salvo. Valentino rischia di fermarsi a 115. Per non parlare dei 15 titoli, contro 9.
«Prima o poi miei primati se li prende Marc Marquez. Domenica scorsa dopo il capolavoro in Germania gli ho scritto un messaggio: mi aveva emozionato, pensando a tutto quello che ha passato e alla paura di non poter più fare il pilota. “Non ti preoccupare, arriverai a battermi.
Anche se con un po’ di ritardo rispetto al previsto. Te lo meriti”. Ci ha messo un’aggressività e un talento straordinari. Ma l’avete visto quel braccio, come è concitato? Fa paura, poverino. Per fortuna dopo l’Olanda si fermano più di mese e potrà riposare. Marc è un ragazzo straordinario, destinato a diventare il più grande di sempre: anche se certi paragoni non sono mai giusti, ogni epoca ha le sue storie».
Rossi ha attraversato tante generazioni: è al suo 26° mondiale. E vorrebbe essere lì davanti.
«Io credo poco ai miracoli. Ho imparato sulla mia pelle che contro l’orologio della vita non c’è niente da fare: puoi accelerare quanto vuoi, ma va sempre più veloce di te. È lo sport: ad una certa età continuano solo alcuni pugili, che però fanno a botte tra vecchietti. Si chiama show, nei motori non funziona. Solo il vino, invecchiando, migliora. Qualche volta diventa pure aceto».
Ma Valentino è stato coerente: “Questa stagione ci provo, e se va male smetto”. Che male c’è? Un grande campione ha diritto di vedere rispettate le proprie scelte.
«Ognuno decide con la propria testa, ci mancherebbe. Però io incontro i suoi tifosi, ci parlo: non sono felici. Li ha abituati troppo bene, con tanti successi. Ora sono malinconici».
Alla fine degli anni Settanta lo dicevano pure a lei, di ritirarsi: “Ago, sono finiti i tempi che eri un mago”.
«Infatti. Quando mi sono reso conto che al massimo avrei potuto lottare per un 3° o un 4° posto, ho deciso di smettere. Lo ha detto anche Marquez, l’altro giorno: “Non so come faccia Rossi a continuare a correre per arrivare 15°”. Me lo chiedo anche io».
Ieri la Ducati ha firmato un triennale con la Vr46. E il principe saudita, sponsor della squadra di Rossi, ha detto: “Sarebbe fantastico se nel 2022 Valentino corresse con suo fratello Luca Marini”.
«Se ne dicono tante, l’unico che conosce la verità è Rossi: ha ragione a chiedere rispetto, ha promesso che a luglio ci dirà cosa ha deciso ed è inutile continuare a fargli domande. Sarà di parola».