Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  giugno 26 Sabato calendario

Un partito di Conte può superare il 15%

Se verrà ufficializzata da qui ai prossimi giorni, la separazione tra i 5 Stelle e Giuseppe Conte rappresenterà «una bomba atomica su un campo già in sofferenza», ragiona Carlo Buttaroni, presidente dell’istituto di ricerca Tecné. Secondo il quale siamo di fronte «al classico gioco a somma zero, dove tutti i protagonisti alla fine perdono qualcosa e nessuno ha da guadagnarci». Non sarà la solita spaccatura come se ne sono viste tante sin dagli albori del Movimento, insomma. Il “campo in sofferenza” è quel che rimane del primo partito italiano come rappresentanza parlamentare; ancora tale nelle due Camere, ma che nel giro di tre anni nei sondaggi ha perso per strada metà dei consensi a livello percentuale, oltre a 108 parlamentari (65 deputati, 37 senatori, altri sei eletti a Bruxelles, tutti scappati verso altri lidi) e al braccio tecnocratico rappresentato dall’associazione Rousseau di Casaleggio jr. Nel possibile o forse probabile addio tra l’“avvocato del popolo” e il M5S in fase calante, ha più da perderci, ovviamente, il secondo: «L’arrivo di Conte non ha portato a rivoluzioni dal punto di vista del consenso, ma sicuramente ne aveva fermato l’emorragia», fa notare Giovanni Diamanti di YouTrend. Un lento ma inarrestabile calo cominciato dopo le elezioni del 2018, quelle del boom, del mirabolante 33 per cento. La perdita si era assestata tra il 15 e il 17 per cento proprio con la – mai completata, come si è visto – ufficializzazione dell’arrivo dell’ex presidente del Consiglio alla guida. Una volta diventata operativa, poteva portare in dote altri 4-5 punti, chissà. Però ora anche lo stesso Conte rischia parecchio. Per adesso «rimane il leader di partito più apprezzato nel Paese», continua Diamanti. Ma si vedrebbe azzoppato senza l’appoggio del fondatore, perché «Grillo è un collettore non indifferente per dirigenti, parlamentari, elettori. Un partito personale di un leader apprezzato come lui può raccogliere sicuramente percentuali di rilievo, togliendo voti soprattutto a Pd e 5 Stelle, non però oltre il 10 per cento». Siccome raramente l’aritmetica ha a che fare con la politica, «non è assolutamente detto che il consenso personale di Conte possa tramutarsi in quello di un suo eventuale partito o lista, specie dopo una rottura del genere», è la riflessione che fa Buttaroni. Qui però le opinioni divergono. Secondo Antonio Noto di Noto sondaggi «Conte senza i 5 Stelle potrebbe avere addirittura più consensi, i dati ci dicono che potenzialmente una sua lista può arrivare al 18-20 per cento. Drenando voti dal Movimento e dal Pd, che scenderebbero attorno al 12-13 per cento, e poi attingendo da un target di elettori non fidelizzati». L’ex capo del governo gode di grande fiducia «perché gli viene riconosciuto di averci messo la faccia durante l’emergenza Covid, dopo Sergio Mattarella e Mario Draghi è il politico più stimato e vediamo anche come la fiducia in Draghi è in parte sovrapponibile a quella attorno proprio a Conte». Certo è che, se pure l’avvocato decidesse di fare per conto proprio, partirebbe con l’handicap di «non aver colto l’attimo fuggente, di non averci provato subito dopo la caduta del suo governo». Per Noto comunque il ciclo di vita del M5S è in fase terminale. Tra Grillo e Conte, i voti oggi non li ha il comico e su questo tutti sembrano concordi. Il M5S paga la mancanza di chiarezza degli ultimi anni: «Conte – qui è di nuovo Buttaroni – aiutava a semplificare il quadro, portando i 5 Stelle in un classico posizionamento di centrosinistra dopo il disorientamento post-elezioni: una storia di valori rigidi che alla prova del governo si è sciolta prima con la Lega e poi col Pd» .