Corriere della Sera, 26 giugno 2021
La lite in famiglia tra gli eredi Campari
Una storia di antichi rancori in cui il denaro è solo una componente, forse neanche la principale. Una saga familiare con protagonisti i Garavoglia, ricchi eredi della Campari, uno dei marchi italiani più conosciuti al mondo: da una parte un fratello e una sorella; dall’altra la sorella esclusa dall’inventario dell’eredità della madre con una dichiarazione che ora potrebbe costare ai primi due un processo.
A chiedere il processo è il sostituto procuratore di Milano Stefano Civardi che accusa di concorso in falso ideologico Luca Garavoglia, 52 anni, presidente del gruppo Campari, accreditato di un patrimonio personale di 5 miliardi di dollari che lo colloca al 689° posto nella classifica Forbes dei più ricchi al mondo, la sorella Alessandra, 61 anni, 859/a nella classifica con 4,1 miliardi di dollari, il loro zio Michele Magno e il loro procuratore Giovanni Berto, mentre il notaio di Saronno (Varese) Carlo Munafò è accusato di omissione di atti d’ufficio. Parte lesa è Maddalena Garavoglia, 64 anni, la maggiore dei tre fratelli.
Dalla metà degli anni Novanta la famiglia Garavoglia è profondamente divisa. Nel 1982 la Davide Campari fu lasciata in eredità dalla proprietaria Angiola Maria Barbizzoli Migliavacca ai due manager Domenico Garavoglia ed Erinno Rossi. Due anni dopo, Garavoglia raggiunse il controllo della società che aveva portato al successo coinvolgendo poi anche la moglie Rosa Anna Magno. Nel 1989 i coniugi cedettero ai figli la nuda proprietà. Dopo la morte di Domenico Garavoglia nel ’92, i rapporti tra i fratelli si deteriorano e nel 2000 Maddalena, accusando di essere stata estromessa dalla Campari con un aumento di capitale, fece causa a Luca, Alessandra e alla madre. Sei anni dopo vinse il processo ottenendo 100 milioni di euro di risarcimento. Una frattura talmente insanabile che nel 2010 Rosa Anna Magno nominò suoi eredi universali solo Luca e Alessandra imponendo che alla sua morte non fosse permesso a Maddalena e ai figli di questa di accedere alla camera mortuaria. In un documento scrisse di «conflitti familiari» che «hanno profondamente amareggiato una lunga parte della mia vita». Morì nel 2016 lasciando un patrimonio di 3,3 miliardi di dollari.
Maddalena, venuta a sapere che l’inventario dei beni della madre era stato fatto nel 2017 in sua assenza dal notaio, dallo zio (esecutore testamentario della sorella Rosa Anna) e dal procuratore che agiva per conto dei fratelli (che erano assenti) presentò una querela assistita dall’avvocato Giacomo Lunghini. Chiuse le indagini, il pm Civardi ora accusa il notaio di non aver avvisato Maddalena e Magno e Berto di aver dichiarato nel verbale che non esistevano «altre persone aventi diritto ad assistere» all’inventario. Luca Garavoglia è ritenuto responsabile anche di non aver indicato nella dichiarazione di successione la presenza della sorella Maddalena nell’albero genealogico della famiglia e i «rilevanti cespiti oggetto di donazione e liberalità» della madre a tutti gli eredi. Nella querela, Maddalena Garavoglia dichiara che le operazioni dell’inventario dei beni della defunta sono durate appena «20/25 minuti» e che i soli lasciti evidenziati sono tre conti correnti con poco più di 2,4 milioni di euro, due polizze titoli per 2,3 milioni, arredi per 340 mila euro e gioielli per 580 mila. Quale sia la reale consistenza dei beni lasciati dalla madre non è in grado di dirlo perché «privata da oltre 20 anni di qualsiasi informazione, allontanata dall’abitazione di famiglia, impossibilitata ad accedere a quella della madre perfino dopo la sua morte». Nell’inventario non verrebbe menzionata la cassaforte, che «non poteva passare inosservata perché è praticamente una stanza intera» della casa di 700 metri quadrati nel centro di Milano. Mancherebbero opere d’arte, pezzi di antiquariato e i «molti gioielli d’epoca di considerevole valore» che il padre era solito regalare alla madre. Sa, inoltre, che esisteva un conto svizzero sul quale la madre aveva ricevuto dal marito «liquidità molto ingenti», e sa di 26 miliardi di lire ricevuti dalla madre su un suo conto italiano da finanziarie del gruppo Campari e di vari usufrutti.
Luca e Alessandra Garavoglia sono certi di aver operato correttamente. Il loro legale, l’avvocato Nerio Diodà, dichiara che «ci sono state altre cause civili promosse da Maddalena Garavoglia negli ultimi due o tre anni sulla successione dei beni della madre tutte vinte da Luca e Alessandra Garavoglia. Dunque, non posso che definire questo procedimento altro che una questione bagatellare».