Corriere della Sera, 25 giugno 2021
Emanuela, 48 anni, tre bambini, aspirante astronauta
«Mi sento pronta per tentare di realizzare un sogno che ho inseguito a lungo. Ho sempre guardato allo Spazio con passione e diventare astronauta sarebbe una magnifica conquista. Quindi, appena ho visto il bando dell’Agenzia spaziale europea Esa, mi sono candidata».
Emanuela Girardi non ha paura delle concorrenti più giovani. «Ho 48 anni e credo che l’esperienza accumulata nella mia vita svolgendo attività in vari Paesi e la capacità di dominare lo stress come si impara col tempo, siano dei valori importanti per lavorare in orbita». Così, probabilmente, la pensano anche i reclutatori dell’Esa se hanno posto il limite dei 50 anni per le candidature dei nuovi aspiranti astronauti. Emanuela è una delle 353 donne italiane desiderose di salire verso le stelle; una quota consistente (19 per cento) delle 1.507 domande partite dalla Penisola. Seguono le orme di Samantha Cristoforetti e tutte sperano di continuare la sua straordinaria avventura.
La storia di Emanuela, torinese di nascita e giramondo per professione, è un po’ diversa dai tradizionali schemi di chi vuole diventare astronauta. È laureata in economia. Poi si specializzata in intelligenza artificiale e machine learning su piattaforme educative americane. Ora dirige la Pop AI, un’associazione di una trentina di esperti che svolge attività di formazione e disseminazione delle tecniche di intelligenza artificiale nella società. Con la Commissione Europea, inoltre, partecipa alla scrittura delle regole a cui dovrà far riferimento la crescita della nuova conoscenza. «Ma non dimentico mai lo Spazio – racconta sorridendo —. E condivido il programma americano Space for Humanity nato per sensibilizzare i cittadini ai benefici offerti dall’esplorazione cosmica. Credo che proprio le applicazioni dell’intelligenza artificiale, pensando ai piani lunari e marziani, offriranno opportunità straordinarie per affrontare la complessità delle sfide».
Partendo dai risultati che già si ottengono sulla Terra. «Ero nella task force europea che ha studiato il ricorso all’intelligenza artificiale durante la pandemia di Covid-19, elaborando suggerimenti per governi e ospedali». Ma ora tutti i pensieri sono rivolti alla sfida verso l’orbita. «Sono in perfetta forma fisica perché pratico numerosi sport e spero molto di arrivare alla meta, di essere alla fine selezionata e indossare la tuta da astronauta. Della mia aspirazione parlo ai miei tre bambini e sarei pronta a partire per la Luna o il Pianeta Rosso. Ma già la prospettiva della stazione spaziale è straordinaria».
La chiamata allo spazio lanciata dall’Esa ha raccolto una valanga di richieste. Al quartier generale di Parigi sono arrivate addirittura 22.589 domande e 5.419 erano di donne; un numero altissimo, il 24 per cento (nel 2008 erano state il 15 per cento). Come era accaduto nell’ultima selezione americana anche questa volta le grandi prospettive dell’esplorazione cosmica hanno mobilitato gli entusiasmi nei Paesi europei. La Francia con 7.137 candidature (1.662 donne) è al primo posto seguita da Germania, Gran Bretagna e quindi dall’Italia.
Per tutti i candidati ora inizierà la logorante attesa, gli interminabili esami, immaginando di essere tra i 4-6 fortunati che l’agenzia selezionerà l’anno prossimo (più venti riserve). E per la prima volta la possibilità è stata aperta anche a candidati con disabilità (257 domande comprese 60 donne).