ItaliaOggi, 25 giugno 2021
Periscopio
Giangiacomo Feltrinelli fu una vittima del suo dilettantismo: un totale sprovveduto che per tre giorni ha fatto il partigiano e il quarto ha combinato un macello. Nessun complotto. Danilo Coppe, esperto di esplosivi. (Massimo M. Veronese). il Giornale.
Isabella Conti che nelle primarie Pd di Bologna è stata sconfitta ma ha preso comunque il 40 per cento dei consensi è vittima di qualche pregiudizio. Il peccato più grave che le si rimprovera è quello di essere renziana: cioè espressione di un uomo che non gode di grandi simpatie. Ma Isabella Conti non è la candidata di Renzi. Cresciuta anch’essa nel partitone come Lepore, il vincitore (di cui era compagna di scuola), è sì passata con Italia Viva, ma a queste primarie arriva con un sostegno diverso e molto più ampio. Michele Brambilla. QN.
Giancarlo Perna, nel suo ultimo libro, “Ring” descrive l’«inaudita trasformazione del Pci», che, dopo il tracollo dell’Urss e delle democrazie popolari. diventa in un lampo il «suo opposto ideologico, come un frate che diventa gigolò». È tempo di metamorfosi: «Attorno al Pds, s’era riformato il piccolo mondo antico della Prima Repubblica in versione annacquata e sotto nomi di comodo: Margherita, Ulivo, Quercia e flora varia. Cattolici, marxisti, laici, radicali, tutti sfocati per tollerarsi reciprocamente, ma uniti nella gestione degl’interessi e del potere. Per concludere, il guscio vuoto del Pds si era riempito di questa macedonia, lontano mille miglia dal socialismo delle origini e pronto, per mancanza di anima, a ogni uso». Diego Gabutti, scrittore, ItaliaOggi.
Nonostante il nodo degli iscritti al movimento sia sciolto, i sondaggi non premiano affatto Conte. Allora la nostalgia dei tempi andati lo assale, il pensiero degli Stati Generali di un anno fa, organizzati in pompa magna attorno al premier-Sole, dal gran maestro di cerimonie Casalino, lo intristisce. Sembra gli si addica perfettamente la sindrome di Propp, uno studioso russo dei riti di iniziazione e delle origini delle fiabe nelle società tribali, in cui i personaggi sono coltivatori di buoni propositi, quasi mai realizzati. Luigi Bisignani. Il Tempo.
Come al solito (era successo anche con Roberto Formigoni, stesso copione, stessa firma) il “la” all’assalto alla diligenza lombarda viene dalla prima pagina di Repubblica. Con il presunto scandalo Baggina denunciato da Gad Lerner (mentre faceva le valigie per transitare da Repubblica al Fatto Quotidiano) e punta l’indice contro «la sanità della regione leghista». Si scoprirà poi che la Baggina è in realtà controllata a maggioranza dal Comune di Milano (quindi giunta del Pd Sala), ma l’attacco alla Regione, complici i soliti grandi giornali e ovviamente l’organo delle Procure, andrà a testa bassa. Luigi Amicone. Tempi.
Il primo insegnamento ricevuto dai vecchi compagni è stato questo: la politica vive tutti i giorni e se tu non te ne occupi qualcun altro lo fa al posto tuo. In un mondo globale e interconnesso, l’assenza di soggetti forti è rimpiazzata da interferenze di carattere internazionale. Perciò, sono sorpreso quando qualcuno si scandalizza perché cinesi e russi s’interessano all’Italia. È sempre avvenuto, ma una volta esisteva un Paese impermeabile alle contaminazioni esterne. Rino Formica, ex minjstro delle Finanze, socialista ai tempi di Craxi, 94 anni. (Maurizio Caversan). La Verità.
Le idee di Giordano Bruno continuarono a circolare in modo sommerso e clandestino. Anche l’Europa si è nutrita del suo pensiero come di Campanella e Galileo. Senza di loro, le libertà dei moderni non sarebbero nate o non sarebbero state quelle che conosciamo. Michele Ciliberto, biografo di Giordano Bruno (Antonio Gnoli). La Repubblica.
La dolce vita, non seguendo gli schemi di una pura dottrina neorealista e marxista, volando invece nella totale libertà dell’autore (mai schierato), pagò duramente l’attacco che gli venne scatenato dai più oltranzisti. Lo storico del cinema Guido Aristarco in prima fila (al quale Fellini mandò per Natale un biglietto: «Auguri stronzetto!»). Ma, alla fine, vinse lui. Il tempo lo risarcì di ogni offesa. Il pubblico affollò le sale. Fellini si apprestava a diventare tra i più grandi registi che il cinema abbia mai avuto. Quel film aveva aperto la pagina su una nuova era. Carlo Verdone. la Lettura.
Hugo Pratt si descrisse facendo parlare il suo marinaio (ma avrete capito che a questo punto non c’è differenza): “Non sono nessuno per giudicare, so soltanto che ho un’antipatia innata verso i censori, i probiviri... ma soprattutto sono i redentori coloro che mi disturbano di più”.Il tempo si incaricherà di dissipare le nebbie ideologiche e con gli anni Ottanta gli verrà riconosciuto quel titolo di più grande tra i disegnatori italiani, e di uno dei più grandi al mondo, che ancora oggi nessuno può contestare. Maurizio Pilotti. Libertà.
Gli anni di piombo quando i ragazzini come me si ammazzavano per strada, li ho vissuti molto intensamente e porto ancora le ferite dentro. Salvai la vita a un mio compagno di scuola ideologicamente molto lontano da me, ma in quegli anni ho ricevuto pesanti minacce di morte. Ho visto tanti ragazzi cadere, c`era grande violenza, grande scontro ideologico, tanta droga che girava. Quegli anni hanno forgiato chi ne è uscito. Paola Ferrari, telecronista sportiva (Massimo M. Veronese). Il Giornale.
Coi figli piccoli ragazzi mi hanno aiutato il fratello di mia moglie Loredana e sua moglie, che si sono trasferiti al piano di sotto. I miei figli mi dicono ti amo. Quanti figli ti dicono: ti amo? Sono bravi. Il grande, una volta, mi disse: io l’adolescenza non l’ho avuta, mamma è morta che avevo 12 anni e non ho avuto nessuno da punire. Marco Giallini, attore (Candida Morvillo). Corsera.
Alla fine è venuto un quarto cognome, quello che poi hai tenuto: Lamarque. Ho infatti sposato Paolo Lamarque, ottimo pittore. Siamo separati ormai da molti anni ma abbiamo una figlia e siamo in buoni rapporti. Ho mantenuto quel cognome, mi piace. Ma sai che cosa mi ha detto una volta un poeta sarcastico? Che il mio nome, Vivian Lamarque, «ricorda quello di una entraîneuse». Vivian Lamarque, poetessa. (Roberta Scorranese). Corsera.
La mia gatta Désirée, è morta da poco, dopo 11 anni insieme. Perdere un gatto significa accettare l’invisibile. Ogni sera, andando a letto, saluto Desy sulla poltrona dove passava la notte e so che lei c’è, mi sente. Elena Gaiardoni, giornalista (Stefano Lorenzetto). L’Arena.
Le grandi carriere si fanno tendendo fino all’ultimo palmo la volontà. Roberto Gervaso.