il Fatto Quotidiano, 24 giugno 2021
Giornalisti, i nuovi tagli sulle pensioni Inpgi non bastano a mettere in sicurezza i conti
I vertici dell’Istituto di previdenza dei giornalisti (Inpgi) si giocano l’ultima carta per evitare il commissariamento con una manovra lacrime e sangue, che comunque difficilmente riuscirà a mettere in sicurezza i conti. Ieri il consiglio di amministrazione dell’Inpgi ha approvato a maggioranza (10 favorevoli, 3 contrari) una ristrutturazione in cinque mosse che valgono però meno di 20 milioni l’anno. Una goccia nel mare, poiché nel 2020 l’istituto presieduto da Marina Macelloni ha inanellato il quarto anno consecutivo di rosso con 242 milioni di perdite.
Nel dettaglio, il piano prevede un contributo straordinario dell’1% per cinque anni sui redditi dei giornalisti attivi o pensionati. Penalizza poi fino al 7,25% le pensioni anticipate di anzianità che non saranno più legate all’età di pensionamento, ma agli anni di contribuzione mancanti rispetto ai requisiti per l’assegno anticipato dell’Inps. Prevede inoltre una stretta sul cumulo di pensione e redditi con una soglia massima che scende da 22 mila a 5 mila euro a partire dal 2022, con il taglio della pensione in caso di sforamento che non può superare la metà dell’assegno. Il piano mantiene il tetto dei 22 mila euro per i pensionati con reddito fino a 38 mila euro, la retribuzione minima del redattore ordinario Fieg. Sospende da subito tre prestazioni falcoltative: assegno di superinvalidità, ricovero in case di riposo e sussidi. Dopo un lungo braccio di ferro, il consiglio ha anche varato un’operazione funzionale alla vendita di alcuni immobili del fondo Amendola al fondo ex Hines con la creazione in una società di investimento a capitale fisso (Sicaf) controllata al 51% dalla gestione separata (Inpgi2) e al 49% da quella principale e (Inpgi1).
Secondo un’interpellanza dello scorso 17 giugno dei senatori Lannutti, Pirro, Pisani e Angrisani ai ministri vigilanti, Lavoro e Tesoro, così “i soldi dei giornalisti collaboratori andrebbero a finanziare le esigenze di cassa della gestione dei giornalisti dipendenti”. A eccezione dello stop alle prestazioni facoltative e della stretta sul cumulo pensione-reddito, le nuove misure entreranno nella fase operativa dopo l’approvazione ministeriale. Intanto il tempo stringe: a fine mese terminerà il periodo concesso all’Inpgi per schivare il commissariamento. Così, per evitare il peggio, nel decreto Sostegni Bis è spuntato un emendamento per uno scudo di altri sei mesi. È a firma del deputato Pd Filippo Sensi, giornalista già braccio destro di Matteo Renzi.