Il Sole 24 Ore, 24 giugno 2021
Francia e Germania vogliono rilanciare i rapporti con Putin
Sarà un vertice europeo principalmente dedicato alle relazioni esterne quello che si terrà tra oggi e domani qui a Bruxelles. La crisi sanitaria sarà certo trattata, ma i grandi temi saranno soprattutto internazionali: in particolare la Russia e la Turchia. Su quest’ultimo fronte, la Commissione europea dovrebbe presentare un progetto di rinnovo dell’accordo con Ankara per l’accoglienza dei migranti provenienti dal Vicino Oriente.
Sul versante russo, i Ventisette discuteranno della recente relazione della Commissione europea in cui si propone una strategia articolata nella quale l’Unione europea risponde alle provocazioni russe, ma al tempo stesso dialoghi (si veda Il Sole/24 Ore del 17 giugno). Secondo le informazioni raccolte a Bruxelles, Parigi e Berlino stanno facendo pressione sui loro partner perché il testo delle conclusioni del vertice offra linee d’azione le più concrete possibili.
In questo contesto, la proposta di un vertice UE-Russia – rimbalzata ieri sera anche qui a Bruxelles – è vista dalla Francia e dalla Germania come un mezzo, non come un fine. La Russia è sempre però fonte di tensioni tra i Ventisette. Mentre Parigi e Berlino, insieme a Roma e Madrid, spingono da sempre per un rapporto più costruttivo con Mosca, i paesi dell’Est frenano. Parlando la settimana scorsa dopo un incontro con il presidente Emmanuel Macron, la cancelliera Angela Merkel aveva esortato a un maggiore dialogo con il vicino russo.
«La Russia è il più grande vicino continentale dell’Unione europea», aveva detto la cancelliera. «Abbiamo un grande interesse – se vogliamo sicurezza e stabilità nell’Unione europea – a tenere il dialogo aperto con la Russia, per quanto difficile sia». Il presidente Macron aveva aggiunto che «l’Unione europea deve trovare regole comuni per trattare con la Russia». In questo contesto, si capisce come una prima versione delle conclusioni del vertice, circolata lunedì, sia stata deludente ai loro occhi: si limitava a prendere atto della relazione della Commissione.
La scelta franco-tedesca giunge in un momento particolare. La nuova amministrazione americana sta tentando di trovare un nuovo modus vivendi con il governo russo, forse anche per evitare una alleanza tra Mosca e Pechino. Lo stesso desiderio hanno molti governi europei. Al tempo stesso, numerosi paesi dell’Est Europa guardano con sospetto alla Russia. L’idea di accogliere il presidente Vladimir Putin a Bruxelles per un vertice UE-Russia non li attrae, a tutta prima.
Altro tema del summit di oggi e domani sarà il rapporto con la Turchia. Nel 2016, l’Unione europea firmò con Ankara una intesa secondo la quale il governo turco avrebbe ospitato i migranti in arrivo da Est in cambio di aiuti per 6,0 miliardi di euro. Il denaro è tutto impegnato e si tratta ora di rinnovare l’accordo. Secondo una relazione circolata ieri qui a Bruxelles tra le rappresentanze diplomatiche, la Commissione propone ai Ventisette di versare nuovi aiuti per 3,5 miliardi da usare da qui al 2024.
Altri 2,2 miliardi di euro andrebbero ad aiutare il Libano e la Giordania, due paesi che ospitano anch’essi rifugiati. Il denaro deve servire per gestire scuole, ospedali, rifugi. In Turchia vivono circa 4,0 milioni di rifugiati, di cui 3,6 milioni siriani.
L’intesa del 2016 fu siglata nel disperato tentativo di arginare l’arrivo di migranti verso l’Europa. È da prevedere tra oggi e domani non tanto una decisione definitiva dei Ventisette, quanto un possibile via libera a una proposta formale da parte di Bruxelles.
La discussione sul rapporto con la Turchia si inserisce in un dibattito più ampio sulla questione migratoria. In evidente difficoltà nel trovare una intesa sul nuovo diritto d’asilo e sul ricollocamento dei rifugiati nei paesi dell’Unione europea i Ventisette si stanno riconcentrando sui paesi di partenza e di transito, con l’obiettivo nei fatti di frenare l’emigrazione alla radice.
La diplomazia italiana ne ha fatto un suo cavallo di battaglia nel tentativo tra le altre cose di sfruttare anche politicamente il fatto che l’Unione europea è il primo donatore a livello internazionale.