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 2021  giugno 23 Mercoledì calendario

Periscopio

Cala la notte su un campo di basilico. Buio pesto. Marco Pozza.
C’è il cialtrone che, dopo aver scritto un libro inqualificabile, sfila sculettando sulle passerelle mediatiche, accolto dagli evviva di cialtroni suoi pari. Diego Gabutti. ItaliaOggi.

La prudenza di Ciampi era tale che, nel parlare, infilava ogni due per tre degli “evvero”, “evvero”, fingendo titubanza per meglio riflettere su ciò che diceva. Giancarlo Perna: “Il Ring – Cinquant’anni di risse tra i Poteri”. Guerini e associati.

La sinistra dovrebbe essere una delle gambe del tavolo e sarebbe nell’interesse del Paese che il Pd non fosse solo la porta girevole di un B&B a Cinque Stelle e smettesse di girovagare come un robot nell’ufficio “oggetti smarriti”. Per fare una democrazia ci vuole una destra, sì, ma ci vorrebbe anche una sinistra con uno straccio di idea e non effetti cretini come le paghette generazionali, il diritto di voto alle formiche e un matrimonio con i grillini in punto di morte. Se ne rendono conto? Paolo Guzzanti. Il Giornale.

Proprio sulla giustizia fra pochi mesi s’infrangerà l’ultima fiaba di “Giuseppi”, quando sarà costretto a prendere una posizione netta sulla prescrizione e a decidere se fare del M5S un partito di centro, seguendo i consigli del guru Goffredo Bettini, oppure di sinistra, seguendo quelli dell’enfant terrible Andrea Orlando. In entrambi i casi, dovrà comunque abbozzare perché non ha la stoffa e la personalità per far cadere il Governo su un tema così dirompente e con una magistratura in frantumi che sta per far avverare la profezia di Cossiga, il quale affermava che “si arriverà ad una sacrosanta riforma della giustizia solo quando i Pm inizieranno ad arrestarsi tra loro”. Luigi Bisignani. Il Tempo.

La nascita del governo Draghi ha mietuto la seconda vittima, dopo Conte. Il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, si è dimesso puntando il dito contro le correnti interne. Zingaretti non è un personaggio con una cifra comunicativa forte. E forse questo con un partito così plurale e dilaniato poteva anche essere un vantaggio. Non essendo un leader carismatico poteva essere un segretario di unità. Evidentemente non c’è riuscito. Edoardo Novelli, sociologo università di Roma.(Alessandra Ricciardi). ItaliaOggi.

I miei prodotti sono fotoromanzi, come quelli di Grand Hôtel. Sintetici: una sola scena. Federico Palmaroli, Osho, umorista politico de il Tempo (Stefano Lorenzetto). Corsera.

Dicono che Carmelo Bene fosse sgradevole, matto, aggressivo. Non è vero. È che nessuno lo capiva. Lui vedeva cose che gli altri non percepiscono. L’artista è destinato a portare questo fardello. Elena Gaiardoni, giornalista (Stefano Lorenzetto). L’Arena.

Taccuino. Enrico Letta si definisce «rompighiaccio». Appropriato, per sopravvivere alle correnti dem. Per le patate bollenti, però, serve altro. «Nuovo Ulivo»? Irripetibile il modello d’antan; oggi è più realistico puntare dritto dritto sull’olivastro. Consumato lo scambio Zingaretti-Letta, il Pd ha ripreso le abituali polemiche interne. Sostenere che le ideologie sono scomparse è la prima dell’ultima serie. Dino Basili. Studi Cattolici.

Del Covid non ho avuto troppa paura, e sono già stato vaccinato a casa mia da una dottoressa mandata dal Vaticano. Della morte ho certamente paura, e ancor più del giudizio di Dio. Mi affido alla sua misericordia. Prego. E cerco di essere un po’ più buono. Camillo Ruini, cardinale. (Aldo Cazzullo). Corsera.

La Rete è diventata oggi: al tempo stesso il major driver della crescita mondiale non solo economica ma anche un Far West dove comanda chi ha la pistola più potente o chi spara per primo. Nessuno è in grado di decidere delle regole condivise eppure la Rete vive di standard e gli standard sono fissati da poche grandi aziende, tutte americane, che non casualmente vengono ormai unanimemente indicate come le “Over the Top” (quelle “sopra a tutto”) che sono le prime al mondo per capitalizzazione di Borsa: Google, Facebook, Twitter, Amazon, Apple, Microsoft. Mauro Masi. ItaliaOggi.

L’avvisaglia del successo di quest’anno c’era già stata, per Orietta Berti nel ’71, al Disco per l’Estate, quando in via dei Ciclamini al 123 narrava soave in incognito di avventure in un bordello. Ora, con Mille, ha imbracciato il bazooka: ha raso al suolo i compagni di terzetto Fedez e Lauro, che già sono stonati per conto loro, figuriamoci se ascoltati con lei. Tutta brillantinata e senza tatuaggi, circondata da drag queen e ineccepibile in una canzone scema, è lei, Orietta Berti, che incarna il più giovane e iconoclasta spirito dei tempi. Chiara Di Clemente. QN.

Per quanto riguarda il giornalismo, i miei due maestri sono, Antonio Ghirelli, per me simile a un padre, e Piero Ottone, intransigente nell’imporre i suoi valori (in primis, separare le notizie dai commenti). Aggiungo Indro Montanelli, che mi diede la storica intervista con cui annunciava l’intenzione di lasciare il “suo” Corriere (criticandone la linea politica) e di fondare Il Giornale. Nell’elenco dei miei personaggi preferiti, per la politica, ci sono due ex presidenti della Repubblica Sandro Pertini e Francesco Cossiga, ma anche Giacomo Mancini, Giulio Andreotti, Marco Pannella e Bettino Craxi. E Letizia Moratti, la mia Thather personale. Cesare Lanza, Alle cinque della sera.

Chi vuole bene a Federico Caffè lo trova incupito, disorientato, stanco. A un ex studente tra i più vicini spiega: «Al mio funerale vorrei che faceste suonare l’Adagietto della Quinta sinfonia di Mahler». E quello, scherzando per sdrammatizzare: «Federico, ma ci vogliono 110 orchestrali! Dove li trovo? Non ti puoi accontentare della Marcia funebre di Chopin? Almeno così ci servirà solo un pianista…». E l’ex docente, con un sorriso amaro, gli occhi che guardano già lontano: «Sei il solito pigrone». Forse sta già pensando a come andarsene. Federico Caffè ha una mente analitica: sa come risolvere un problema. Viene da credere che abbia un piano per la sua sparizione. Come deve averlo avuto Ettore Majorana, il fisico svanito nel nulla nel 1938 a Palermo. Maurizio Pilotti su Federico Caffè, famoso economista scomparso nel nulla. (Libertà).

In politica, le idee confuse possono anche essere spacciate per fantasia. Roberto Gervaso.