la Repubblica, 23 giugno 2021
Un techno-thriller, scritto da due militari, è bestseller negli Usa
Il 12 marzo 2034, Sarah Hunt, commodoro della marina statunitense è sul ponte della sua nave ammiraglia, alla guida di una flottiglia di tre cacciatorpediniere con missili nucleari. È il suo ennesimo pattugliamento di routine, vicino Mischief Reef, base militare della Cina, ai limiti di acque internazionali da decenni contestate. In quello stesso giorno di fine inverno, l’asso dell’aviazione Chris “Wedge” Mitchell vola con un F35E sopra lo stretto di Hormuz, testando una nuova tecnologia sul filo dello spazio aereo iraniano. Sono le prime pagine di un romanzo ( 2034: A Novel of the Next World War, Penguin) che in poche settimane ha scalato le classifiche Usa e che sta appassionando e facendo discutere l’establishment di Washington (e non solo): politici, militari, ambasciate, giganti digitali, analisti e reporter.
Un romanzo distopico, il cui titolo è già un programma. Siamo in un’America dove un presidente che si chiama Pence (come l’ex vice di Trump) ha da poco concluso il suo unico mandato, scalzato alla Casa Bianca da una donna: nuovo e innovativo leader sia per il genere, sia perché ha trionfato come candidata indipendente dai due grandi partiti tradizionali. Il mondo sta cambiando velocemente, il cambiamento climatico ha modificato la struttura del potere globale e un ottuagenario Putin mantiene la sua presa sulla Russia. La potenza americana intravede il declino ma i nemici sono gli stessi di oggi: Iran, Russia e soprattutto Cina, che vuole costringere gli Stati Uniti a ritirarsi dal Mar Cinese Meridionale che rivendica come proprio.
Un libro ben scritto, con ritmo, avvincente come da tradizione dei gialli politici (e militari) made in Usa, ma che va al di là della semplice lettura di svago, quella che gli americani chiamano “airport books”, libri da leggere in aereo, in treno o sulla spiaggia. Nelle pagine di 2034 si annidano degli avvertimenti sulla situazione di oggi e del prossimo futuro, un mondo condizionato dalle “macchine”, dai dispositivi che “indossiamo” ogni giorno, che portiamo in tasca, che posiamo sulle nostre ginocchia, con tutte le informazioni e i dati che possono essere condivisi e sfruttati.
Due gli autori. Elliot Ackerman è un veterano dei Marines, superdecorato per i suoi “atti eroici” durante cinque missioni in Iraq ed in Afghanistan. “White House Fellow” nella Casa Bianca di Barack Obama, giornalista (ha collaborato al New Yorker, Atlantic, New Republic, Time, Esquire e al magazine delNew York Times ) è da anni scrittore di best-seller ( Dark at The Crossing è stato finalista nel 2017 al National Book Award). James Stavridis è un ammiraglio (in pensione), è stato il comandante supremo della Nato, nel 2016 era nella lista dei possibili vice di Hillary Clinton, da anni è autore di saggi e memorie.
Stavridis ha raccontato di essersi ispirato ai libri pubblicati durante la Guerra Fredda, convinto che uno dei motivi per cui quel conflitto non è sfociato nella Terza guerra mondiale era dovuto ai tanti autori che hanno immaginato scenari così catastrofici da scuotere le coscienze. Ha citato The Day After (il film televisivo più visto di tutti i tempi), che rappresentava con minuziosi dettagli le conseguenze della guerra nucleare in una città del Kansas. Film molto apprezzato da presidenti e capi di Stato Maggiore. Sarah Hunt, che i suoi uomini chiamano “Lion Queen”, Jane Morris, capitano di una nave da guerra (le donne hanno una parte rilevante tra i protagonisti del romanzo) e Chris “Wedge” Mitchell, il pilota di caccia il cui soprannome ricorda uno dei più semplici strumenti del mondo (un cuneo), comandano macchine da guerra molto sofisticate, con sistemi d’arma ultra-computerizzati. Nei momenti decisivi, quando inizia “la prossima guerra mondiale” si affidano però al proprio istinto. E uno dei personaggi più intriganti è Sandeep Chowdhury, vice Consigliere per la Sicurezza Nazionale i cui monologhi interiori riflettono l’ansia nei confronti di un governo che non riesce a vedere la realtà, il fatto che l’America è stata tecnologicamente superata dal suo principale nemico, che è una superpotenza indebolita: «L’America che crediamo di essere non è più l’America che siamo». Un techno-thriller militare che ha caratteristiche alla Tom Clancy (trama vivace, prosa pulita, armi incredibili, scene realistiche dello Studio Ovale) ma che è privo di facili patriottismi. Spiega Ackerman: «Nel XX secolo abbiamo combattuto in due guerre mondiali che non abbiamo iniziato ma che di sicuro abbiamo finito, con un costo relativamente basso per noi. Sappiamo chi inizia la prossima guerra: America e Cina. Ma non chi la finisce». Il 2034 è un futuro non troppo lontano, chi viene oggi reclutato per le scuole militari avrà appena compiuto trent’anni. Thomas Friedman, columnist del New York Times (tre volte Pulitzer) e grande esperto di politica estera, lo consiglia come libro dell’estate perché con le notizie (vere) su Cina e Stati Uniti la vita reale “sta imitando l’arte”. E nelle stanze dell’Intelligence Usa qualcuno ne è certo: anche i militari cinesi lo stanno leggendo con attenzione.