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 2021  giugno 22 Martedì calendario

Casa Bianca e presidenti Usa


In premessa, la dimora presidenziale – inaugurata nell’anno 1800, è stata per lungo tempo denominata Executive Mansion. Bruciata dagli Inglesi il 24 agosto del 1814 (Guerra del 1812 ancora in svolgimento), fu riedificata.
Ovviamente, White House dal colore esterno.
Il Presidente degli Stati Uniti d’America viene eletto dai delegati (i cosiddetti Grandi Elettori) dei singoli Stati componenti l’Unione e non direttamente dai cittadini.
Si tratta pertanto di una Elezione di secondo grado.
Mauro della Porta Raffo I citati Grandi Elettori (che formano il Collegio Elettorale) sono attualmente cinquecentotrentotto, ragione per la quale la maggioranza assoluta degli stessi, che garantisce la conquista dello scranno presidenziale, è pari a duecentosettanta.
Mauro della Porta RaffoOgni Stato ha diritto alla nomina di tanti Grandi Elettori quanti sono i suoi parlamentari federali: Senatori più Rappresentanti.
L’effettiva nomina del Presidente – lo ripetiamo – è opera del citato Collegio Elettorale e, ovviamente, avviene in data successiva alla scelta attraverso il voto popolare dei signori che lo compongono.
Le prime Elezioni – denominate Presidenziali, ma che, va ripetuto alla noia, in verità promuovono i Grandi Elettori – hanno avuto luogo dal 15 dicembre 1788 al 10 gennaio 1789 (le uniche che si svolsero anche in un anno dispari).
Dal 1792 – quando ebbero svolgimento le seconde – essendo il mandato quadriennale, si effettuano (tale era il 1792) in coincidenza con l’anno bisestile.
Dal 1804, al candidato di ogni partito alla carica di Capo dello Stato si aggiunge, a formare un ticket, quello alla Vice Presidenza.
Il primo Presidente eletto, George Washington, si è insediato il 30 aprile 1789.
Il Vice John Adams, il precedente 21 aprile, mai più accaduto.
Si è votato per la prima volta in un solo giorno nel 1848.
In precedenza i seggi erano aperti per poco più di un mese comprendendo comunque in ogni circostanza larga parte di, se non tutto, novembre.
È a partire dallo stesso 1848 che si è deciso che l’elezione dei Grandi Elettori deve avere luogo il primo martedì dopo il primo lunedì del mese di novembre dell’anno coincidente con il bisestile.
Non semplicemente il primo martedì (giorno settimanale ritenuto confacente) perché potrebbe coincidere con Ognissanti, ventiquattr’ore nelle quali, come di domenica, non si può votare (erano tempi nei quali la religione aveva assolutamente voce anche in capitolo).
È dipoi stato determinato che i Grandi Elettori provvedano alla effettiva nomina del Presidente il primo lunedì dopo il secondo mercoledì del successivo dicembre.
Il deliberato del Collegio dei Grandi Elettori viene comunicato al Congresso che, insediato a partire dal 3, lo ratifica il 6 gennaio del seguente anno.
Il nuovo o confermato Capo dello Stato giura davanti al Presidente della Corte Suprema e si insedia il successivo 20 gennaio alle ore 12.
Per inciso, dal 1793 – anno seguente le seconde votazioni – al 1933 la cerimonia ora ricordata aveva luogo il 4 di marzo sempre dell’anno dopo quello elettorale.
È possibile – ed è accaduto nel 1824 – solo nell’ipotesi in cui i candidati in grado di conquistare Grandi Elettori siano tre o di più, che nessuno tra loro raggiunga la maggioranza assoluta.
Nel caso, non potendo il Collegio Elettorale adempiere al proprio compito, l’elezione spetta alla rinnovata Camera dei Rappresentanti nel cui ambito, nei ballottaggi, dal successivo gennaio e fino a deliberazione, non votano i singoli membri ma le delegazioni statali ciascuna delle quali conta uno (ragione per la quale, in questa estrema circostanza, il ‘peso’ del Wyoming e quello della California, i due Stati agli estremi guardando al numero degli abitanti, è lo stesso).
Ancora, la medesima situazione – è capitato nel 1836 – può concernere il Vice Presidente.
Nel caso, la nomina spetta, dal seguente gennaio, al Senato, laddove di contro i singoli membri votano personalmente non contando le delegazioni.
Il Partito Democratico (detto, come altresì i suoi esponenti ed elettori, dell’Asino o dell’Asinello perché il suo simbolo è appunto il somaro) e quello Repubblicano (detto come i suoi esponenti ed elettori, per la stessa ragione, dell’Elefante o dell’Elefantino, come pure GOP, acronimo per Grand Old Party) si confrontano direttamente dalla tornata elettorale del 1856.
In precedenza, dopo i due mandati del Padre della Patria George Washington, indipendente, altri tre partiti erano arrivati ad occupare la poltrona presidenziale: i Federalisti, i Democratico Repubblicani, i Whig.
Le votazioni ultime del 3 novembre 2020 sono state le cinquantanovesime.
I Presidenti, compresi i Vice subentrati (otto a seguito del decesso del titolare e uno dopo le dimissioni dello stesso) in corso di mandato sono numericamente, Joe Biden conteggiato, quarantasei.
Le persone che hanno ricoperto l’incarico invece quarantaquacinque perché Grover Cleveland, il solo eletto due volte non consecutivamente, è nell’elenco sia come ventiduesimo che quale ventiquattresimo Capo dello Stato.
Va ricordato che il sistema è bicamerale articolandosi il Parlamento (Congresso) in due consessi: il Senato e la Camera dei Rappresentanti.
Ogni Stato, avendo pari dignità e prescindendo dal numero degli abitanti, ha due Senatori.
Cinquanta essendo dal 1959 gli Stati, cento sono i Senatori.
Ogni Stato ha altresì diritto a un numero (in totale sono quattrocentotrentacinque) di Rappresentanti proporzionale invece alla consistenza della propria popolazione quale risulta dai censimenti in programma ogni dieci anni a partire dal 1790 (l’ultimo nel trascorso 2020, quindi).
Il mandato dei Senatori è di sei anni.
Quello dei Rappresentanti di due.
Non sono qui previsti limiti alle rielezioni.
Nel mentre la Camera si rinnova totalmente sia in coincidenza con la votazione per i Grandi Elettori che a metà del mandato presidenziale (Mid Term Elections), i Senatori, divisi in tre classi, sono rinnovati per un terzo ogni due anni.
Gli Stati che nella maggioranza dei casi votano democratico sono chiamati Blue States.
Quelli che si esprimono usualmente per i repubblicani Red States.
Gli Stati che spesso cambiano opinione vengono definiti Swing States e sono di sovente quelli decisivi.
Una necessaria precisazione: si può essere eletti Presidenti (è accaduto nel 1876, nel 1888, nel 2000 e nel 2016) prendendo a livello nazionale meno voti popolari del rivale.
Questo perché in quarantotto Stati su cinquanta (Maine e Nebraska esclusi) i Grandi Elettori vengono assegnati col Winner takes all method che comporta l’attribuzione in ciascun territorio dei delegati ai quali il territorio stesso ha diritto al candidato che abbia colà ricevuto il maggior numero di voti popolari, fosse anche solo uno il suffragio in più decisivo.
Per capirci, guardando alle elezioni del 2016, Hillary Rodham Clinton ha sì preso molti voti popolari in più di Donald Trump ma particolarmente in California, sprecandoli (si deve pur dire), visto che le sarebbe bastato prevalere nel Golden State di infinitamente meno.
Ciò detto riguardo alla votazione per Grandi Elettori e a quella conseguente del Collegio degli stessi, poche parole sul processo interno ai partiti per la scelta (Nomination) dei candidati a White House.
Si articola oggi e da tempo (non da sempre essendosi evoluta ed articolata) la relativa procedura attraverso il meccanismo di Caucus e Primarie, differenti votazioni interne ai partiti, che consentono, secondo regole particolari dettate dai movimenti politici stessi, la nomina dei delegati poi partecipanti alle Convention (i Congressi) estive nel corso delle quali vengono ufficializzate le candidature per la Presidenza e per il ruolo vicario.
Da ricordare sempre che negli Stati Uniti raggiungendo i diciotto anni si ha diritto di votare ma che occorre dimostrare che si intende voler esercitare tale diritto, cosa che si fa iscrivendosi alle Liste Elettorali.
Infine (mille altre sarebbero le cose specifiche da dire, ma tant’è), dal 1951, un Emendamento costituzionale vieta che un qualsiasi candidato possa essere eletto più di due volte.
Attenzione “eletto”, che lo sia due volte di fila o eventualmente con un intervallo.
In quest’ultimo caso potrebbe candidarsi  – perdendo la seconda volta – in tre circostanze.
Il limite in temine di giorni è di 2922, pari a due quadrienni.
Tale limite può essere superato solo da un Vice al quale, essendo subentrato nel corso del secondo biennio di governo del predecessore, sono permesse due elezioni ‘in proprio’.
Lo stesso non è consentito a un Vice che sia succeduto nel corso del primo biennio del titolare.
Infine, infine: per quanto siano (dalla seconda metà dell’Ottocento e con qualche incursione) soltanto due i partiti che propongono uomini davvero in grado di arrivare alla Presidenza, i candidati sono ogni volta molti di più (quasi mille in vista del 3 novembre 2020): indipendenti, in rappresentanza di movimenti politici di poca o scarsissima presa, di istanze locali (è possibile candidarsi anche in un solo o in alcuni Stati), quant’altro.
È il sistema elettorale che seleziona inesorabilmente.
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