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 2021  giugno 22 Martedì calendario

Quando Alba de Céspedes liberò le donne

Nel 1949 uscirono due libri che finalmente raccontavano la verità sulle donne perché erano le donne a raccontarla; in Francia Il Secondo Sesso di Simone de Beauvoir, saggio storico-filosofico di più di 500 pagine, in Italia Dalla parte di lei , di Alba de Céspedes, romanzo di nero cuore femminile di perfezione letteraria, anche questo di più di 500 pagine.

Successo immediato ognuno nel proprio paese, però il testo italiano fu subito tradotto in inglese e francese, mentre quello francese, messo all’indice dal Vaticano, arrivò da noi solo nel 1961 per il Saggiatore (riedito nel 2008), e il secondo, ai suoi tempi ugualmente pericoloso, è uscito assieme ad altri romanzi dell’autrice nel 2011 in un meraviglioso Meridiano Mondadori, con meravigliose prefazione e cronologia di Marina Zancan, e di nuovo adesso negli Oscar Cult con la prefazione della sapiente Melania G. Mazzucco.
Si spera che le femministe agguerrite di oggi sappiano a memoria Il Secondo Sesso e approfittino delle vacanze per portare con sé l’ultima edizione diDalla parte di lei ; in cui Alessandra, la protagonista, dice «Tutte le donne sono innocenti! ». Non so se oggi sarebbe così buona, ma il tempo cui si riferisce è quello delle vite avvilenti, rassegnate, relegate nei sogni d’amore, le vite femminili sprofondate negli anni del virilismo fascista, della povertà e della guerra, gli anni Venti, Trenta, Quaranta.
Le mogli: «Tutte, rassegnate, accettavano col nascere di un nuovo giorno, il peso di nuove fatiche…». Le spose: «Libere dai loro ingrati doveri… le donne fuggivano le stanze buie, le cucine grigie, il cortile che inesorabilmente attendeva, col calare dell’ombra, la morte di un’altra giornata di inutile giovinezza…». Gli uomini: «Le univa un muto, annoso disprezzo per la vita degli uomini, pel loro ordine tiranno ed egoista, un rancore che si tramandava, soffocato, di generazione in generazione…». I mariti: «Non avevano mai nulla da dire alle donne, neppure "Come ti senti? Sei stanca? Hai un bel vestito"... Quando si rivolgevano alla moglie dicevano "Voi fate… voi dite…" imbrancandola con i figli, la suocera, la serva: gente pigra, dispendiosa e sconoscente ».
La storia è raccontata in prima persona da Alessandra, nella prigione in cui è reclusa: l’infanzia nello squallido casamento romano, con un padre non amato e una amatissima madre insegnante di piano che si suiciderà, gli anni crudeli in casa della nonna paterna in un paesino di montagna abruzzese segnato dal rosario giornaliero, il futuro come inevitabile destino domestico, lo studio e il lavoro irraggiungibili perché negati al "gentil sesso", poi l’amore che possono dare gli uomini, che non è mai quello che le donne sognano.
Alba de Céspedes inizia a scrivere Dalla parte di lei nel luglio del 1945, quando la guerra sta per finire, e lo consegna quattro anni dopo, quando le donne hanno già ottenuto il diritto di voto e il loro risveglio pare irrefrenabile, senza fine. Lei ha 38 anni, ha già molto vissuto ed è ormai una scrittrice amatissima, il suo Nessuno torna indietro del 1938 è stato uno dei grandi successi del tempo di guerra, ma anche la critica che giudicava ogni scritto femminile indegno (la Peverelli, orrore! Ma a me piaceva) in quanto "per signore", non potè fare a meno di ammirarla e di godere della sua raffinata amicizia.
Nasce nel 1911, suo padre è ministro plenipotenziario di Cuba a Roma e diventerà per poco presidente della Repubblica cubana, come il nonno paterno, che dopo aver liberato il Paese dagli spagnoli, viene da loro trucidato. A quindici anni Alba sposa il conte Giuseppe Antamoro, Guardia Nobile del Papa, ha un figlio, Franco, e subito si separa; si sposerà di nuovo, civilmente, nell’aprile del 1945 con l’ambasciatore Franco Bounous.
Il fascismo pretende il sequestro di Nessuno torna indietro accusato di distruggere la moralità della donna littoria, ma l’appassionato editore Arnoldo Mondadori, che molto la stima (e la vende), riesce a evitarlo. Va in prigione, sostiene la Resistenza, riesce a raggiungere gli alleati, torna a Roma a Italia liberata. Quella Italia le piacerà sempre meno e i suoi ultimi amori politici saranno il Maggio Francese e Fidel Castro, che raggiungerà spesso a Cuba, dove vive anche sua madre malata di mente.
Invece Alessandra nulla sa di politica, in quella Italia miserevole e, come dice il romanzo, «scontenta» e muta. Un giorno l’amato marito Francesco le confessa di essere antifascista: «Una parola che mi terrorizzava sebbene non ne comprendessi il significato… non avevo mai visto un antifascista… Temevo che potesse maltrattarmi, picchiarmi, estrarre una bomba dalla tasca…». Sono gli anni in cui le giovani coppie innamorate attendono la prima notte di nozze, consumate dal desiderio, in attesa ognuno di un diverso splendore.
«Aspettavo di sentirmi felice» ricorda Alessandra, «avevo immaginato che Francesco mi avrebbe baciato le mani, sfiorandomi appena con lo sguardo, e a poco a poco, in virtù delle sue amorose parole, mi avrebbe condotta ad accettare l’arditezza dei suoi gesti. Non aveva parlato affatto invece…».
Non solo nei suoi romanzi, anche nella sua vita, l’amore era essenziale ma non al punto di sacrificargli la scrittura, la sua autentica, insaziabile passione.Adorava il suo secondo marito Franco che la voleva moglie, sempre vicino, madre di figli che non ci furono, indifferente alla sua fama letteraria, dubbioso delle sue idee che definiva «comuniste». Lei lo raggiungeva nelle sedi diplomatiche, a Washington, a Mosca, detestando il ruolo di moglie e subito fuggendo. Dalla sua monumentale corrispondenza, la lettera a Franco Bounous, 19 agosto 1959: «Io non mi sono mai pentita della scelta fatta allora perché non ho sposato né una carriera né una condizione sociale, ma un uomo. E questo uomo oggi, tornerei a sposarlo ancora… Noi due, io e te, siamo da prendere o da lasciare. E non per pietà degli errori commessi, come tu dici, ma per amore di ciò che siamo». La bellezza delle parole che nessuno conosce più: basta un tweet.