la Repubblica, 22 giugno 2021
Prezzi record per il legno
La fame di tronchi rischia di far deragliare la corsa della filiera italiana del legno, stretta nella morsa di aumento dei prezzi e carenza della materia prima che sta creando non pochi grattacapi a molti comparti. «I fornitori prevedono almeno sei mesi per le consegne, normalmente bastavano sessanta giorni», racconta Ezio Daniele, presidente di Assoimballaggi e attivo nella produzione di pallet e scatole di legno industriali. L’Area Studi Mediobanca, nel suo report sulla filiera del legno- arredo e illuminazione, ha fotografato questa spada di Damocle che pesa su un comparto che prevede di rimbalzare dell’8,7% quest’anno, dopo il contraccolpo del Covid costato l’8,2% del fatturato nel 2020. L’anello debole è la dipendenza dall’estero per le forniture, che genera «costi di approvvigionamento più elevati rispetto alla gran parte dei competitor».
Le quotazioni del legno sono passate dai 264 euro per metro cubo dell’aprile 2020, ai 989 euro di settembre, per arrivare a 1.686 euro nel mese del maggio scorso. «E temiamo che a settembre la situazione peggiori ancora», aggiunge Daniele. «Non è una bolla – spiega Paolo Fantoni, vicepresidente di Federlegno – ma un trend strutturale: il Covid ha accelerato la domanda di mobili per le abitazioni. E in Europa ci sono 170 milioni di case da ristrutturare, quindi l’edilizia continuerà per anni a richiedere pannelli».
A rompere gli equilibri è stato il boom di domanda da Usa e Cina: «Negli Stati Uniti il prezzo dei pannelli da costruzione è schizzato da 300 a 1.400 dollari. In Europa siamo a 6-700 euro: molti produttori dirottano la merce sui mercati più redditizi». Le grandi segherie tedesche e austriache stanno facendo incetta di legno in Ucraina, Repubblica Ceca e Slovacchia, per fare affari oltreoceano. E i piccoli soffrono. Ecco perché Daniele invoca un blocco Ue all’export dei tronchi fuori dal continente. E soluzioni strutturali.
A differenza di altri settori, chiosa Fantoni, «il reshoring (il rimpatrio, ndr ) delle foreste non si può fare in pochi mesi. Ma l’Italia deve sfruttare meglio il suo patrimonio: oggi l’industria preleva solo il 30% della crescita annua dei boschi, dobbiamo arrivare al 60-65%».