Il Sole 24 Ore, 22 giugno 2021
La Lega pro ristruttura gli stadi minori: partiti 400 milioni di investimenti
MILANO. Rigenerazione urbana su piccola scala, ma capace di innescare meccanismi virtuosi per il territorio. Una parte della rigenerazione urbana di zone secondarie delle città minori può passare per gli stadi, quelli di Lega Pro in particolare. Dislocate sul territorio, oggi queste strutture dedicate al calcio della serie C – per il 44% costruite fra il 1910 e il 1939 – non hanno servizi aggiuntivi alla semplice capacità sportiva del fine settimana.
Sportium, società specializzata nella progettazione di impianti sportivi che fa parte del Gruppo Progetto Cmr, ha mappato i potenziali ambiti di sviluppo che consentirebbero di utilizzare le risorse del Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza (Pnrr) predisposto definendo riforme e investimenti per il periodo 2021-2026, al fine di accedere ai fondi di Next Generation EU. La mappatura, che sarà presentata domani in un webinar e che Il Sole24Ore è in grado di anticipare, si basa su un campione di 53 società sportive della Lega Pro (sono 60 in tutto). Gli stadi delle squadre presenti oggi nella Lega sono tutti di proprietà pubblica (tranne lo stadio della Albinoleffe che e? privato).
«L’obiettivo dello studio è rendere le società sportive della Lega Pro più competitive e sostenibili, indicando nuove aree di investimento legate all’infrastrutura» dice Giovanni Giacobone, consigliere delegato di Sportium. Si tratta di vecchi edifici, in larga parte già interessati da riqualificazioni avviate – un business a oggi da 400 milioni di euro – che potrebbero innescare sul territorio un meccanismo virtuoso per generare anche nuovi posti di lavoro. Secondo Sportium nella fase di costruzione di uno stadio per ogni euro speso si attivano sul territorio quasi tre euro di produzione aggiuntiva. Per un investimento iniziale di 38 milioni di euro, calcolato per la costruzione o riqualificazione di uno stadio da 16mila posti, si genera un’economia per oltre 116 milioni e 450 posti di lavoro a tempo pieno (senza contare gli aspetti sociali e di rigenerazione per le aree limitrofe).
Il Pnrr potrebbe quindi essere una occasione quasi unica per mettere in moto lavori di riqualificazione di buona parte delle infrastrutture sportive del Paese.
«Penso che lo sport, in particolare il calcio, possa avere un ruolo importante nel raggiungimento degli obiettivi tracciati nel Recovery Plan» dichiara Francesco Ghirelli, Presidente Lega Pro.
Nell’ambito della Missione 5-Inclusione e Coesione, componente “Infrastrutture sociali” del PNRR, si prevede infatti una specifica linea di intervento destinata alla rigenerazione delle aree periferiche, integrando il recupero urbano con la realizzazione di impianti sportivi, fanno sapere da Sportium.
La meta? circa delle società interpellate nello studio svolgono la loro attività in una infrastruttura sportiva interessata da progetti di riqualificazione, ammodernamento o ricostruzione, che siano in fase esecutiva o di proposta. Sono stadi che vanno da un minimo di 1.500 posti ad un massimo di 58.000, come nel caso dello stadio di Bari. Tra quelli avviati lo stadio dell’Avellino e quello della Virtus Francavilla, chiamato “lo stadio senza barriere” che salirà a 3.360 posti dagli attuali 2mila. Il piano sarà attuabile se lo stadio diventerà luogo di incontro e di idee, con un occhio alla sostenibilità.