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 2021  giugno 20 Domenica calendario

Ora serve la difesa comune dell’Europa

Durante una buona parte del loro incontro in Cornovaglia i leader del G7 (l’istituzione internazionale che riunisce le maggiori economie del mondo) hanno usato il gergo dell’economia mondiale per elencare gli stessi generici concetti: equo commercio, un sistema commerciale riformato, una economia globale, un sistema fiscale globale, una rivoluzione verde, un nuovo progetto per l’Africa, una maggiore generosità del Fondo monetario internazionale per i Paesi bisognosi fino a 100 miliardi di dollari. 
Ogni intervento era un ottimistico inno alla prosperità e alla pace. Ma gli americani hanno preferito cogliere l’occasione per esortare gli europei a fare un fronte comune contro la Repubblica popolare cinese. Gli Stati Uniti hanno la più grande flotta del pianeta, ma la presenza di alcuni navi cinesi nell’Atlantico è considerata a Washington una pericolosa minaccia. Tutti gli Stati europei sono stati invitati ad allinearsi sulle posizioni americane.
Credevamo che la Guerra fredda, dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, appartenesse alla diplomazia del passato, ma queste ultime vicende dimostrano che per qualche potenza può ancora essere utile.
Quando denuncia l’esistenza di un pericolo, il governo di uno Stato conquista implicitamente il diritto di invocare l’unità nazionale, pretendere uno sforzo finanziario per modernizzare i propri arsenali ed esortare amici e alleati a dare prova di fedeltà. Non è un caso che l’organizzazione internazionale più frequentemente menzionata in questa vicenda sia stata la Nato. L’organizzazione militare del Patto Atlantico era stata creata a Washington nell’aprile del 1949 in una fase storica in cui gli straordinari successi militari dell’Unione Sovietica avevano stravolto la carta geografica dell’Europa. 
L’Armata Rossa era arrivata a Varsavia, Budapest, Praga, Vienna e Berlino. Le milizie locali spalleggiate dall’Urss avevano conquistalo i Balcani e i partiti comunisti avevano posizioni eminenti in quasi tutti i Paesi dell’Europa Orientale. Nel clima ancora infuocato della guerra contro Hitler, il timore che l’Unione Sovietica, spalleggiata da molte fazioni partigiane e dalla popolarità di una ideologia, estendesse il suo potere a una larga parte del continente europeo, giustificava la creazione di una organizzazione in cui una grande potenza al di là dell’Oceano Atlantico avrebbe avuto una posizione di grande rilievo. Vent’anni dopo la situazione era già cambiata. 
Stalin era morto, i partiti comunisti erano alquanto cambiati, i regimi autoritari erano diventati più o meno democratici. Molti Paesi, tuttavia, credettero che la Nato, pur conservando le sue strutture militari, potesse diventare una sorta di «Onu occidentale» in cui gli Stati Uniti sarebbero stati il paterno garante della democrazia. Non credo che i Paesi membri dell’Unione Europea abbiano bisogno di un garante e penso che dovrebbero essere ormai pienamente responsabili della loro sicurezza.