Specchio, 20 giugno 2021
Che fine ha fatto Suor Paola
Rivela suor Paola: «L’ho chiesto al Signore, se potevo continuare ad andare in televisione. Gli ho chiesto un segno e lui me l’ha dato». Dopo tanti anni, qualche apparizione sul piccolo schermo di tanto in tanto non se la nega. Suor Paola D’Auria, appartenente alle Suore scolastiche francescane di Cristo Re, è sempre stata super tifosa della Lazio. Difficile dimenticarsi di lei, ospite per 12 anni a "Quelli che il calcio" con quella sua immancabile sciarpa biancoceleste.
Che cosa fa oggi suor Paola? Sorride: «La madre generale mi fa fare tante cose. La prima, il mio incarico ufficiale, è quello di dirigere una scuola». Naturalmente non è finita qui. «Seguo una casa famiglia, una casa per l’accoglienza delle donne vittima di violenza, i carcerati. E con i volontari porto da mangiare nelle periferie di Roma, quelle più povere, ogni fine settimana a 200 famiglie». Ma nemmeno qui si conclude l’elenco delle attività: «Poi c’è un’altra casa famiglia questa dedicata agli anziani, facciamo servizi quotidiani, li andiamo a prendere a casa, li portiamo lì perché possano vivere giornate tranquille con attività organizzate e nel tardo pomeriggio li riportiamo nei loro appartamenti».
Ancora, non è finita qui: «Alla sera arrivano i poveri a cena, poi una volta la settimana vengono a ritirare gli indumenti e un’altra i pacchi alimentari». C’è spazio anche per un’iniziativa dedicata ai ragazzi down, «laboratori in cui imparano a cucinare dei dolci oppure a dipingere e ne sono molto soddisfatti».
Sveglia alle 4 del mattino, alle 6 e mezza c’è la messa. Il 2 giugno ha ricevuto il diploma di Ufficiale al Merito della Repubblica concesso dal Capo dello Stato. «Io vedevo – racconta con la sua consueta ironia – tutte queste persone importanti e pluridecorate e mi dicevo: io non ho fatto niente di particolare, perché sono qui? Invece quando sono stata chiamata tutti applaudivano, hanno letto l’elenco delle cose che ho realizzato e io mi sono detta: le ho fatte davvero». Alla fine non trattiene una battuta: «Mi fate cavaliere, ma un cavallo me lo date?».
Dietro alle apparizioni mediatiche c’è una vicenda toccante. Suor Paola ammette: «La tv è servita per entrare nel mondo e attirare l’attenzione verso le persone più bisognose, io ne ho approfittato tanto". Non tutti hanno gradito questa esposizione mediatica. «Chiamavano la Madre generale e protestavano: ma come si può permettere che una suora sia sempre lì, davanti alle telecamere, a parlare di calcio?». Interviene anche il responsabile del vicariato: «Una sera è venuto a cena da me, abbiamo mangiato, non mi ha mosso nessun rilievo e alla fine mi ha detto: mi fai due o tre autografi che me li hanno chiesti?"».
Questa ostilità le fa però serpeggiare qualche dubbio. «Questo passaggio della mia vita non l’ho quasi mai raccontato. Mi sono chiesta; siamo sicuri che il Signore voglia questo da me? Ho chiesto al Signore: dammi un segno, se no smetto». Passano pochi giorni. «Mi ha chiamato un parroco e mi ha raccontato la storia di un ragazzo al quale, per una grave malattia, dovevano amputare le gambe. Lui non lo accettava e voleva uccidersi. Tutti, amici, conoscenti, religiosi, volontari, non lo lasciavano mai solo un attimo per evitare che mettesse in pratica un gesto estremo». La domanda di suor PaolRa è però spontanea: «Ho chiesto al parroco perché chiamasse proprio me. Mi ha risposto: l’unico momento in cui si sente sereno è quando vede te in tv». Per suo Paola è il segno che aspettava: «Ho capito che anche andare in tv è un messaggio di conforto. Un messaggio che arriva anche attraverso i mass media, e fosse stato anche per una sola persona era servito. Sono andato da lui e ho detto: non fare sciocchezze». L’epilogo: «L’anno passato è venuto ad Assisi e ha lanciato in aria la protesi in segno di gioia. Un uomo felice. Ha una moglie e un bambino. Bellissimo».