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 2021  giugno 20 Domenica calendario

Francia, con l’uscita dal Covid mini-boom di nuovi nati

La Francia, campione di natalità in Europa, si preoccupa comunque per il progressivo calo delle nascite negli ultimi anni, accentuato dalla pandemia. Nel 2020 sono state 736 mila, il minimo dal 1975. Visto con gli occhi dell’Italia (404 mila lo stesso anno, record minimo dall’Unità), appare un ottimo risultato. Ma a Parigi scrutano quelle cifre mese per mese, con una certa apprensione. Ebbene, dopo un peggioramento dovuto al Covid, la situazione sembra migliorare.
Già nel mese di marzo il numero dei nati era cresciuto dell’1%, ma è l’ultimo dato, quello di aprile, a segnalare un aumento ancora più sostenuto (+4%). Questi numeri fanno seguito a un’evoluzione negativa nei mesi precedenti: -7% in dicembre, -13% in gennaio e -5% in febbraio. Cos’è successo? Facendo qualche calcolo, si capisce che le coppie hanno rinunciato a procreare allo scoppio del virus e durante il primo confinamento, quando i dubbi erano tanti, anche sugli effetti del Covid sulle donne incinte.
È all’inizio dell’estate 2020 che, assieme all’allentamento delle restrizioni e a un nuovo ottimismo, era ritornata la voglia di fare figli. Isabelle Robert-Bobée, responsabile degli studi demografici dell’Insee (equivalente francese dell’Istat), parla proprio oggi di «una risalita delle nascite, che corrisponde ai piccoli concepiti all’uscita del primo confinamento l’anno scorso».
Un nuovo boom? Non è sicuro. Secondo i demografi si tratta di coppie che avevano rinviato la decisione di avere un figlio e che «recuperano» (tanto più che in quel periodo anche i centri di procreazione medicalmente assistita erano rimasti chiusi).
Cosa sarà successo dopo, a partire dall’autunno 2020, quando arrivarono una nuova ondata, nuovi limiti e nuovo scetticismo? Secondo Gilles Pison, ricercatore dell’Ined, l’Istituto nazionale di studi demografici, «è possibile che, per i bambini concepiti a partire dall’ottobre 2020, si registrerà un calo delle nascite fino alla fine dell’anno». Gli ultimi dati, comunque, sono incoraggianti, perché fanno pensare che sarà un fenomeno temporaneo.