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 2021  giugno 20 Domenica calendario

Dizionario del bacio

Qual è la cosa che ci è mancata di più in questi mesi di pandemia? Naturalmente i baci e il baciarsi. E adesso che il contagio è in recessione, una coppia di antropologi di Napoli ci aiuta a ritrovare il senso di quello che temevamo perduto. Del bacio e del baciarsi Elisabetta Moro e il marito Marino Niola offrono un repertorio ragionato e una completa tassonomia comprensiva delle varie tipologie filematologiche (dal greco filema): bacio con risucchio, a ventosa, con morso, a labbra socchiuse, con sfregamento di naso, su genitali e altri luoghi considerati satanici, e delle loro variazioni nel tempo, spaziando dell’era primitiva a quella nostra futuribile, dove il bacio è diventato digitale, tant’è che è possibile monitorarne l’effetto con un elettroencefalografo, collegarlo a un software per trasmetterlo in videochiamata, e persino leccare una lingua di silicone per restituirne l’effetto in remoto.
LE CAVERNE
E pensare che tutto è iniziato nelle caverne, quando i nostri antenati dell’età della pietra si servivano del bocca a bocca come i primati per passare il cibo premasticato al pargoletto, assicurando così una funzione biologica essenziale per la riproduzione e la sopravvivenza della specie. Darwinismo a parte, l’etologia del bacio non indulge al materialismo. I due antropologi puntano alla metafisica; parlano di ritualizzazione simbolica del gesto e dalla biologia passano alle neuroscienze che rivelano le aree celebrali che si attivano con un bacio, e lo tsunami di ormoni (ossitocina, dopamina, serotonina, e persino la kisspectina, sorella sexy delle altre) che il nostro sistema neuroendocrino produce non appena iniziamo a giocare di labbra, bocca, lingua e slinguazzamenti, con conseguente scambio di bacilli che arricchiscono il nostro microbiota. «Per godere del vantaggio di tanta biodiversità è stato calcolato dovremmo mantenere un buon andamento osculatorio, attestandoci su una media di nove baci al dì», avvertono i due commentando con Totò «di questo passo dove andremo a finire?». Poi però, per proiettarsi sul futuro, volgono lo sguardo al passato, e a partire dalla definizione di Edmond Rostand nel Cyrano de Bergerac («Cos’è un bacio? Un semplice apostrofo rosa tra le parole t’amo») danno corso a un meraviglioso viaggio a ritroso che inizia dall’antico lessico romano, che distingueva tra il basium, l’osculum e il savium. Da lì fanno tappa nell’Eneide di Virgilio, con Didone abbandonata da Enea dopo esserne stata sedotta in una grotta; poi si fermano su Plauto e Terenzio, prima di deviare sulle Nuvole di Aristofane, dove è questione di mandalotos (bacio a lucchetto, con bocca chiusa) e dove il kataglottisma (bacio con lingua in bocca) segna il cultural divide tra un sempliciotto come il contadino Strepsiade, e una persona sofisticata come la moglie, donna di città e dedita al lusso.
LA CONDANNA
Dopodiché entra in scena Dante, col bacio tra Paolo e Francesca, condannati al vento gelido che soffia nel V canto dell’Inferno sui lussuriosi; dal ciclo brettone si torna a Catullo, innamorato di Lesbia, e alle Metamorfosi di Ovidio. La dotta scorribanda continua attraverso le prescrizioni borghesi contenute nell’Anatomia della malinconia e i dialoghi di Luciano di Samosata, fino a D’Artagnan, che bacia al buio dietro una tenda il braccio diafano di Anna d’Austria.
Arriva Shakespeare col bacio assassino di Otello e il qui pro quo continua con la novella lombrosiana di Luigi Capuana dove un moglie, malata di tisi, epigona delle antiche lamie ed empuse adepte di Ecate, che succhiavano le forze degli uomini portandoli alla tomba, tempesta di baci ossessivi il marito per inoculargli il male e impedire che si risposi. Segue il bacio saffico di Virginia Woolf, quello liberatorio di Robert Doisneau, quello cubista di Picasso, quello sciamanico di Chagall fino al bacio antiomofobico di Banksy, mentre l’allegria della festa mozartiana scandisce i tempi del baciarsi in Occidente.