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 2021  giugno 20 Domenica calendario

I tre poteri (o forse quattro)

eri su La Stampa un articolista, nascosto dietro l’ingombrante pseudonimo di Montesquieu, ha parlato degli articoli 49 e 67 della Costituzione, che recitano testualmente: “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”, e “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”. Si tratta di due articoli contraddittori, visto che il primo assegna un ruolo ai partiti collettivi, che dovrebbero fungere da filtro tra i cittadini e le istituzioni, e il secondo ai parlamentari individuali, che dovrebbero mantenere la propria autonomia pur essendo eletti come membri di un partito. L’articolo 67 avrebbe senso se a essere eletti fossero i parlamentari, in quanto individui. E l’articolo 47 avrebbe senso se a essere eletti fossero i partiti, in quanto collettivi. Ma, in maniera tipicamente italiana, la Costituzione cerca di mettere insieme il diavolo della partitocrazia con l’acqua santa della democrazia.I risultati sono ben noti, e in parte ricordati dal redivivo Montesquieu. Il quale dimentica, però, che il pensatore dietro al nome del quale ha deciso di celarsi è oggi noto soprattutto per un interessante principio, chiamato “separazione dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario”. Di questo principio la teoria costituzionale e la prassi politica italiana si sono entrambe scordate, e il nostro sistema si fonda dunque su una concezione politica antecedente al 1748, anno di pubblicazione dello Spirito delle leggi. Noi ci stracciamo infatti le vesti ogni volta che vediamo il potere giudiziario interferire con i sistemi legislativo ed esecutivo, e proibiamo che un magistrato in attività sieda in parlamento o al governo, ma accettiamo invece come norma il fatto che un parlamentare faccia parte del governo: addirittura, consideriamo anomali i governi costituiti dai cosiddetti “tecnici”, quando proprio questa dovrebbe essere la norma stabilita dal principio di separazione dei poteri di Montesquieu! A scanso di equivoci, così accade in altri paesi. Negli Stati Uniti, ad esempio, nessun ministro è parlamentare, e il capo del governo (chiamato Presidente) viene indipendentemente eletto dai cittadini. Può dunque succedere, e a volte succede, che il Presidente appartenga a un partito che non ha la maggioranza dei seggi in Parlamento. È chiaro che un sistema politico che non capisce nemmeno che la funzione del legislativo è di legiferare, e quella dell’esecutivo di eseguire, è incamminato su una brutta china. E viene governato da un governo che crede che la propria funzione sia quella di legiferare, e da un Parlamento che non sa quale sia invece la propria, a parte fornire ministri al governo. Naturalmente, Montesquieu oggi separerebbe dagli altri tre poteri anche i media, chiamati appunto “quarto potere” da Edmond Burke nel 1787. All’epoca il “Cicerone britannico” pensava solo alla stampa, ma oggi l’uno e l’altro vi includerebbero tutti i media, che come è noto tendono spesso a sostituirsi agli altri tre. Basti pensare al nome di “terza camera del Parlamento” coniata da Andreotti per il programma Porta a porta di Bruno Vespa, anche se oggi l’espressione andrebbe estesa agli innumerevoli programmi che mirano a delegare e far svolgere ai giornalisti e ai conduttori televisivi i ruoli non solo dei legislatori e dei giudici, ma anche dei parlamentari, dal presidente del Parlamento Europeo in giù.Con queste premesse, è chiaro che il nostro sistema fa acqua da tutte le parti, e dovrebbe essere radicalmente ripensato e riformato. A partire dal ruolo dei politici, che più che a Montesquieu dovrebbero ispirarsi a Cincinnato: cioè, evitare di vendere l’anima al diavolo per farsi eleggere, ma scendere in politica solo se tirati per i capelli, e rimanerci non un giorno di più del necessario per portare a termine il compito al quale sono stati chiamati. Nel 458 a.C. Cincinnato fu portato via a forza dai campi che stava coltivando, venne proclamato dittatore per sei mesi, sconfisse il nemico in due settimane e si dimise immediatamente. Chissà cosa penserebbe di due mandati quinquennali, per non parlare di un’intera vita passata in Parlamento! —