il Fatto Quotidiano, 19 giugno 2021
Intervista a Irene Grandi
“Vasco stappò lo champagne in studio”. Per festeggiare cosa? “Il pezzo scritto per me, La tua ragazza sempre. Era ancora solo voce e chitarra, con la melodia di Gaetano Curreri. E Vasco: ‘successo assicurato! Tu sei così, tutti ti vedranno come ti vedo io’. L’aveva colpito il mio spirito indipendente, insofferente a dogmi e regole. Fu lungimirante. La canzone arrivò seconda a Sanremo 2000”.
Cinque anni prima, un altro incontro decisivo. Pino Daniele.
Mi aveva raccomandato Jovanotti. Pino era intrigato dalle mie coloriture soul. Mi chiamò per il duetto di Se mi vuoi. Ero agitata, sudavo. Lui, per mettermi a mio agio, si mise accanto a me. ‘Dai, proviamo a cantarlo insieme’. Era sensibile. Amava organizzare cene, raccontare storie. Si portava dietro una piccola chitarra e la suonava tutto il giorno.
Lei, Irene Grandi, fu coinvolta nel tour di ‘Non calpestare i fiori nel deserto’.
Cantavo due pezzi, era quasi il mio esordio live. Scendevo dal palco, nascondevo la testa nel cappuccio, e rintanata dietro la consolle restavo a bocca aperta ad ascoltare le magie di Pino. Fuori scena, mi cantava spesso quel verso, ‘che c’è di male, se la tua vita mi appartiene ed è normale’. Era un’intesa di anime. Pino sosteneva fossi un’amica ritrovata, non conosciuta lungo il percorso.
Lo omaggerà nel tour ‘Io in blues’…
Ci saranno le perle di Pino e altre italiane. Accanto ai classici di Otis Redding, Buffalo Springfield, Tracy Chapman. O Little Red Rooster. Anche i Rolling Stones erano allievi di Howlin’ Wolf e Willie Dixon.
Territori avventurosi.
Il mio Power Trio, più l’organo Hammond di Pippo Guarnera, mi garantiscono libertà nella ricerca delle mie radici. Voglio uscire dalla comfort zone. Il lockdown mi ha tolto ispirazione per scrivere, ma lo smarrimento mi ha convinta ad abbattere i paletti che ci ingabbiano. Basta con la prevedibilità del mercato. La rabbia, l’energia, la frustrazione devono diventare nuova linfa. Il rock dei Maneskin vince spaccando i muri delle convenzioni. Il blues è spiritualità fatta di sudore, cantine, improvvisazioni, strumenti veri. Non di computer ed elettro-pop copia e incolla.
Prima del blues avrà due appuntamenti. Uno stasera a Macerata, per Musicultura, l’altro domani a Roma, in Piazza del Popolo, dopo Italia-Galles.
Nella capitale faremo un set del mio repertorio. A Macerata, tra colleghi come Subsonica, La Rappresentante di Lista o Ermal Meta eseguirò due pezzi, più un duetto a sorpresa.
Con Enrico Ruggeri, pare. Cosa è rimasto della ‘ragazza sempre’?
La certezza che il miglior modo di vivere sia sperimentare in continuazione, lanciarsi nell’ignoto. Ho ritrovato il contatto con me stessa. Negli anni del successo mi ero persa nel lavoro. Non sapevo più chi ero. Mi aiutò Stefano Bollani. Profittò di quell’impasse e realizzammo un disco, via dalle pastoie che complicavano la mia carriera.
Ha imparato ad accettarsi?
Mi hanno salvato i miei viaggi solitari. Dieci anni fa cambiai destinazione in extremis: senza un motivo mi spinsi fino a Bali. Quella realtà ha aperto molte finestre dentro di me. Ci torno ogni anno. Lì mi sono avvicinata allo yoga, e ho messo a fuoco la mia parte più profonda. Sto anche per diventare un’insegnante di yoga in una scuola di Ponsacco, nel pisano.