la Repubblica, 19 giugno 2021
Intervista a Gianni Iapichino
Gianni Iapichino, dicono che lei sia il grande ispiratore della mossa a sorpresa di sua figlia Larissa, che l’ha scelta come allenatore personale lasciando Gianni Cecconi a pochi giorni dalle Olimpiadi di Tokyo.
«Non è così, Larissa ha ponderato la sua decisione. Da tempo si sentiva demotivata. Dopo il Golden Gala a Firenze abbiamo parlato, e lei mi ha detto che aveva bisogno di un cambio».
Aveva intuito quel che stava succedendo?
«Io ero defilato, ho sempre pensato che per lei fosse meglio un riferimento tecnico diverso dai genitori. Ma ho accettato di fronte a una sua scelta ben precisa».
A febbraio il record italiano e mondiale under 20 indoor: sembra passata una vita, sono solo quattro mesi.
«Nonostante risultati indoor eccezionali, Larissa ha dovuto ricominciare la preparazione».
Cosa è successo?
«Con Cecconi pensavamo fosse lo stress per la maturità, un periodo di apprensione che Larissa ha attraversato perché ci teneva molto a uscire dall’esperienza del liceo con un voto che la potesse gratificare. Fino al Golden Gala è rimasta sui libri a studiare. Ma evidentemente non era solo un problema legato alla maturità: erano questioni interiori, che instillano dubbi negli atleti».
Come siete usciti da questo vicolo cieco?
«Al Golden Gala Larissa ha sentito il peso di un’incertezza interiore da risolvere. Le ho detto che avremmo potuto pensarci dopo le Olimpiadi.
Ma lei ha detto: non ci arrivo a Tokyo. E ha chiesto aiuto a me. Ha dimostrato una maturità doppia: al liceo, e nel prendere a diciotto anni una decisione del genere».
Sui social lei viene criticato.
«Ma questa non è l’interferenza del papà, è una scelta sua».
Con Cecconi siete amici da trent’anni, ex compagni di allenamento, “amici di pub” come dice lei. Non deve essere stato facile.
«Veramente sono trentacinque.
No, non è facile, anche per Larissa.
Spero che Gianni non me ne voglia, anche se ho letto alcune dichiarazioni che mi hanno colpito. Vorrei che capisse che la mia è stata un’esigenza di padre, che non è stata un’imposizione, un’interferenza. Sono solo venuto in soccorso di mia figlia. Non ho nulla da rimproverargli, e lo comprendo, da uomo e allenatore.
Gli sarò sempre vicino».
Ha condiviso questa decisione con Fiona May, madre di Larissa?
«So che non è molto contenta, e si è fatta sentire anche se non le ho parlato direttamente. Ma mia figlia è stata molto determinata, e ha rivendicato quel che sente come giusto. È una ragazza molto matura, l’ha dimostrato in questo percorso di crescita. Per questo mi sento tranquillo».
Oggi è l’allenatore di sua figlia, in passato lo è stato proprio di Fiona May, ai tempi dell’oro mondiale a Edmonton 2001. C’è qualcosa che può recuperare di quella esperienza?
«Al primo allenamento ho convinto Larissa a saltare come faceva la madre».
Suggestivo.
«Un’atleta rapida e veloce come lei non può partire da ferma come una saltatrice esplosiva, che lo fa con naturalezza. È anche un problema di dispendio di energia. Prima della rincorsa, le ho proposto di introdurre un piccolo preavvio, non troppo accentuato per non perdere il senso della distanza, brevissimo per permetterle di essere precisa con l’appoggio del piede. Così saltava Fiona. Così si è trovata a suo agio Larissa, dopo poche prove. Vedrete di che si tratta agli Assoluti di Rovereto».
Lei disse di diventare un “punching ball” per sua figlia, se necessario: cambierà il vostro rapporto, da padre-figlia a allenatore-atleta?
«Larissa dovrà fare uno sforzo per capire che sul campo c’è l’allenatore e c’è l’atleta, legati da un rispetto reciproco per ottenere i risultati. Ormai sono abituato al suo carattere, mi sono sempre adattato alla sua esuberanza: sono già predisposto, quindi non vedo grossi problemi».
Nell’ultimo periodo ha fatto le ripetizioni di matematica e fisica a Larissa, ora è il suo allenatore: era più facile quando faceva il maestro di golf...
«Sicuramente sì. Ma sono contento di tornare al mio amore, l’atletica, il golf è stata una parentesi, chiusa per seguire le mie due figlie. Non potevo essere impegnato su troppi fronti».
Ce la fate a recuperare per le Olimpiadi?
«È un impegno grosso, per adesso abbiamo la scadenza dei campionati italiani. Ma credo di sì, stiamo cercando di migliorare in tempo per Tokyo. E a fine stagione, ci metteremo sotto per una preparazione più completa. Per programmare il futuro».