la Repubblica, 19 giugno 2021
Tutti contro Gattuso
#NoToGattuso, il popolo ha deciso. Di questi tempi, dopo la rivolta e le proteste scatenate dalla vicenda SuperLega, le società inglesi i tifosi vogliono tenerseli buoni. Quindi no, Rino Gattuso non potrà allenare il Tottenham: così ha deliberato la dirigenza degli Spurs guidata da Daniel Levy e sprofondata in uno psicodramma sulla scelta del nuovo allenatore, dopo la voragine lasciata dall’esonero di Mourinho e i buchi nell’acqua Ten Hag, Pochettino, Conte e ultimo Fonseca, abituato troppo bene agli sgravi fiscali italiani. Gattuso sembrava l’uomo giusto, anche per quel suo passato arcigno e roccioso ai Glasgow di Rangers. Ma i social non gli hanno perdonato alcune gravi, pesanti e controverse frasi passate, come «le nozze gay mi scandalizzano», o «le donne devono stare fuori dal calcio» riferito a Barbara Berlusconi. Dunque no, Mr Gattuso, lei è “unfit”: grazie comunque della disponibilità e buona fortuna.
Certo, per uno come Maurizio Sarri, al Chelsea fecero finta di non ricordare qualche sua vecchia frase sessista e omofoba che sferrò anche all’attuale allenatore della nazionale Roberto Mancini, nella circostanza chiamato “fr.…”. Ma anche altri protagonisti dello sport oltremanica hanno ricevuto un trattamento diverso da quello di Gattuso. Di Ollie Robinson, nazionale inglese di cricket, di recente sono stati ritrovati vecchi commenti razzisti e sessisti sui social. Ma, quando li aveva postati non era ancora maggiorenne, quindi persino il primo ministro Boris Johnson lo ha assolto. Se l’è cavata anche Phil Neville, ex allenatore della nazionale femminile inglese, ex terzino del Manchester United e fratello del più famoso Gary, oggi commentatore tv: in passato, Phil Neville aveva detto che le donne avrebbero fatto meglio «a fare la spesa e badare ai figli». Ma anche lui si è successivamente scusato ed è stato perdonato. Come del resto José Mourinho, che nel corso della sua seconda esperienza al Chelsea venne accusato di sessismo per come trattò la dottoressa Eva Carneiro che aveva imposto la sostituzione di un giocatore per un infortunio secondo l’allenatore portoghese non così grave.
C’è chi dice che nel Regno Unito e nel calcio inglese il politicamente corretto ? o il “movimento woke” come lo chiamano i suoi detrattori ? a volte scavalli i suoi ammirevoli e legittimi obiettivi: a inizio stagione, l’attaccante del Manchester United (ed ex Napoli) Edinson Cavani è stato squalificato per tre giornate per aver scritto su Instagram “negrito” a un suo follower. L’uruguaiano ha provato a spiegare che era un termine affettuoso, che quello era un suo amico, che nero in spagnolo si dice “negro”, ma niente: punito senza appello.
Di sicuro, meglio l’eccesso di zelo odierno che il lassismo del passato in un’Inghilterra dove l’omosessualità è stata reato fino al 1967 e dove la violenza contro le donne è ancora oggi a livelli alti, se non scandalosi. Per molti restano leggende inscalfibili, ma oggi non sono più tollerati personaggi come Robbie Fowler che, oltre a sniffare la linea di fondo, prendeva in giro «l’omosessuale» (secondo lui) Graeme Le Saux sculettandogli davanti in campo, oppure lo sboccato allenatore Brian Clough: due Coppe Campioni col Nottingham Forest, incensato nel libro e nel film Il Maledetto United, ma anche lui autore di offese omofobe («Perché vai a prenderlo sempre in quei bar di checche?») per esempio contro Justin Fashanu, primo giocatore dichiaratamente omosessuale in Inghilterra, che poi, travolto da continue offese e insulti, si pentì del “coming out” suicidandosi nel 1998.
Ma forse la storia della cacciata preventiva di Gattuso è diversa. Anni fa, in un Milan-Tottenham di Champions League, “Ringhio” si permise una testata a Joe Jordan, assistente ma soprattutto totem sportivo dei londinesi (e tra l’altro pure ex Milan). Questo i tifosi degli Spurs a Rino non glielo hanno mai perdonato. E così oggi, in una vendetta consumata fredda, gliel’hanno fatta pagare.