Corriere della Sera, 18 giugno 2021
Cambio di stagione per l’economia Usa
Cambio di stagione per l’economia americana e, forse, anche per la politica monetaria assai accomodante adottata negli ultimi anni dalla Federal Reserve. Benchè prevista e considerata temporanea, la fiammata dell’inflazione Usa registrata negli ultimi mesi (dal +1,4% di gennaio al +5% di maggio) ha indotto la Banca centrale a mandare tre segnali – la revisione al rialzo delle previsioni sull’aumento dei prezzi, la decisione di ricominciare ad aumentare il costo del denaro (oggi a zero) nel 2023 anzichè nel ‘24 e l’orientamento a discutere in un futuro ancora non ben definito la riduzione dell’acquisto di titoli sul mercato – che, pur senza impatti materiali immediati, indicano l’inizio di un ripensamento. I mercati hanno preso atto: il dollaro si è rafforzato e sono saliti anche i rendimenti delle obbligazioni mentre i titoli azionari, inizialmente indeboliti, si sono ripresi: pur temendo l’aumento del costo del denaro, gli investitori per ora guardano con ottimismo soprattutto a ciò che spinge i prezzi in sù: la forte ripresa dell’economia con la crescita del Pil 2021 rivista al rialzo e portata al 7%. Per adesso i tassi non salgono e il ministro del Tesoro Janet Yellen, seguito dalla Fed, continua a ritenere la fiammata dei prezzi momentanea: l’effetto del forte aumento della domanda dopo il lungo inverno della pandemia, sostenuta dal risparmio accumulato in tempi di lockdown e dagli stimoli temporanei erogati dal governo per aiutare famiglie e imprese. È un’interpretazione realista ma anche ottimista: dà per scontato che i colli di bottiglia che hanno contribuito a far salire i prezzi – difficoltà a trovare lavoratori, scarsità di alcune materie prime e di componenti come microchip e sensori, interruzioni delle catene logistiche, aumenti dei costi e strozzature nei sistemi di trasporto (troppo pochi autisti e piloti d’aereo coi giusti livelli di addestramento dopo una lunga sosta) – saranno presto superati. Ora, però, anche a sinistra non è più solo Larry Summers a sostenere che in giro c’è un ottimismo eccessivo. Per Jason Furman, ex consigliere economico di Obama, l’inflazione resterà alta per almeno un anno, non solo qualche mese. E il capo della Fed, Jerome Powell, pur non cambiando rotta, riconosce che bisogna stare molto attenti, tenersi pronti e promette di farlo con umiltà.