La Stampa, 18 giugno 2021
M5s, la nuova guerra tra Conte e Grillo
Giuseppe Conte si è disfatto del fantasma di Davide Casaleggio, ma quei mesi di patimenti hanno lasciato nella mente dell’ex premier un pensiero che forse lo perseguita ancora. Nel nuovo Movimento 5 stelle – va ripetendo da settimane – i ruoli di potere dovranno essere «ben definiti, con una gerarchia chiara, senza spazio per le ambiguità». Insomma, vuole evitare a tutti i costi un altro cortocircuito: se c’è un capo, decide il capo. E l’ultimo spazio grigio rimasto è quello in cui vive Beppe Grillo, l’eremo del Garante, dal quale più volte è sceso negli ultimi anni per imporre una direzione al Movimento. Ecco perché Conte, riscrivendo lo Statuto che è ormai pronto per essere presentato la prossima settimana, avrebbe cercato di limitare, nei limiti del possibile, l’agibilità politica del fondatore. Il nuovo ruolo di Garante resterebbe simile al precedente, nelle funzioni e nelle prerogative – viene spiegato da chi ha parlato con Grillo -, ma gli sarebbero impedite ingerenze nella definizione della linea di partito, che verrebbe invece decisa dal capo politico e dalla segreteria, sentiti i gruppi parlamentari e, solo in alcuni casi, gli iscritti. Tutti, dunque, tranne lui.
Grillo, da sempre allergico a qualunque tipo di briglia, viene descritto come «nervoso e irritato» dal tentativo di ridimensionamento. Lo avrebbe fatto sapere anche ai parlamentari a lui più vicini, che lo hanno cercato negli ultimi giorni e che ora si trovano spiazzati senza sapere per chi parteggiare. Dieci giorni fa, dopo lo sblocco dell’impasse con Casaleggio, l’ex premier ha deciso di inviare a Genova la bozza definitiva dello Statuto per avere così il via libera del Garante. Ma Grillo – occupato dalle questioni familiari e dalla preparazione della visita all’ambasciatore cinese Li Junhua a Roma di venerdì scorso – avrebbe dato solo una lettura rapida al testo (che raccontano essere di «dimensioni ciclopiche»). Ha quindi inviato lo Statuto a suo nipote, Enrico Grillo, avvocato che già in passato aveva seguito alcune vicende legali del M5S, chiedendogli un parere, e al ritorno dalla visita all’ambasciatore ha trovato più di qualcosa da limare.
L’incontro con Li Junhua, organizzato per presentare Conte agli amici di Pechino, poteva oliare gli ingranaggi laddove si erano arrugginiti e invece non ha fatto altro che aggiungere tensione. Non tanto per l’appuntamento saltato da Conte all’ultimo minuto, quanto per la fuga di notizie. Conte doveva mantenere la più totale riservatezza e non c’è nulla, ultimamente, che faccia imbufalire di più Grillo di un segreto rivelato. Per altro, facendo così notare al fronte filoatlantico interno al Movimento, che il capo in pectore del Movimento aveva scelto di incontrare l’ambasciatore di Pechino prima di quello statunitense.
Il filo diretto tra Grillo e Conte non si è comunque interrotto. Nessun litigio, fanno sapere gli uomini vicini all’ex premier: «I due stanno lavorando in un clima di estrema collaborazione, anche personale, per limare gli ultimi dettagli dello Statuto». Anzi, già nella giornata di oggi «dovrebbero concordare la versione definitiva». Si vuole quindi trovare rapidamente una strada per sciogliere il nodo, ma le telefonate non sono bastate e allora forse «è meglio che scenda a Roma», ha fatto sapere Grillo. Lo attendono nella Capitale, al quartier generale dell’Hotel Forum, per dare la sua benedizione alla nuova era del Movimento. E magari anche per far capire a Conte che lui un fantasma non lo sarà mai.