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 2021  giugno 17 Giovedì calendario

Italiani, povera gente

Quasi un italiano su 10 è in condizioni di povertà assoluta. La fotografia dell’Istat conferma l’effetto devastante prodotto dalla crisi innescata dalla pandemia sulle condizioni delle famiglie italiane: nel giro di un anno il totale dei nuclei in difficoltà ha infatti superato quota 2 milioni, passando dal 6,4% al 7,7% del totale, con una impennata molto forte al Nord. In tutto parliamo di 5,6 milioni di persone (9,4% del totale ed un milione in più del 2019) che si trovano in condizioni di fortissimo disagio economico, e ben 1,3 milioni sono minori.
Record, nonostante i sostegni
Rispetto al 2005, anno di inizio delle serie storiche, si tratta del livello più alto di povertà assoluta mai registrato in Italia. Ma va anche detto che per effetto dei sostegni messi in campo dal governo rispetto al 2019 si è ridotta sia l’intensità della povertà assoluta, l’indice che in pratica misura «quanto poveri sono i poveri», sia la povertà relativa che passa dall’11,4 al 10,1%. Fra i nuovi poveri c’è chi ha perso il lavoro, ma ci sono anche tanti piccoli commercianti o artigiani che hanno dovuto chiudere, le persone impiegate nel sommerso che non godono di particolari sussidi o aiuti pubblici e non hanno risparmi accantonati, come pure molti lavoratori a tempo determinato o con attività saltuarie che sono state fermate dalle limitazioni rese necessarie dalla diffusione dei contagi.
Dati «vergognosi», dati «drammatici», «non degni di un paese civile», commentano sindacati e associazioni. Mentre Confesercenti segnala che a causa dell’assenza di ammortizzatori sociali la quota di autonomi finiti in povertà ha toccato quota 280 mila, ben 95 mila in più nel giro di 12 mesi.
In dettaglio, nel 2020, l’incidenza delle famiglie in povertà assoluta si conferma più alta nel Mezzogiorno (9,4%, dal precedente 8,6%), ma la crescita più ampia si registra nel Nord dove la povertà familiare sale dal 5,8 al 7,6%, soprattutto nei comuni sotto i 50 mila abitanti ed in quelli attigui alle aree metropolitane: in tutto sono oltre 2,5 milioni di persone (45,6% del totale, 63% nel Nord ovest e 37% nel Nord est), contro 2 milioni 259 mila nel Mezzogiorno (40,3%).
Famiglie numerose
L’incidenza in assoluto più elevata riguarda le famiglie numerose: è infatti al 20,5% tra quelle con 5 e più componenti e all’11,2% tra quelle con 4. La situazione si fa più critica se i figli conviventi, soprattutto se minori, sono più di uno (con l’incidenza che schizza al 22,7% in quelle che hanno da tre in su) e tra le famiglie monogenitore. In generale, la povertà familiare presenta un andamento decrescente all’aumentare dell’età della persona di riferimento: generalmente – specifica l’Istat – le famiglie di giovani hanno minori capacità di spesa poiché dispongono di redditi mediamente più bassi e hanno minori risparmi.
Particolarmente colpite nel confronto col 2019 le famiglie con persona di riferimento occupata (l’incidenza passa dal 5,5% al 7,3%), sia dipendente sia indipendente. Le situazioni più drammatiche riguardano però gli stranieri, col 29,3% di nuclei e 1,5 milioni di individui in povertà assoluta, ed i minori. In questo caso si contano 1 milione 337 mila di bimbi e ragazzi in condizioni di povertà assoluta (13,5% e 767 mila famiglie), con una incidenza che varia dal 9,5% del Centro al 14,5% del Sud. Rispetto al 2019 la situazione è peggiorata soprattutto al Nord (con una incidenza che sale dal 10,7 a 14,4%) e nel Centro (da 7,2% a 9,5%) ed arriva a toccare il 29,1% se il capofamiglia è in cerca di un lavoro.
Per i sindacati i dati dell’Istat confermano che la crisi innescata dal Covid ha aumentato le disuguaglianze e per questo ora, secondo il segretario generale della Uil Pierpaolo Bombardieri, «occorre mettere in campo scelte mirate per sostenere chi rischia di rimanere indietro». «Occorre agire» dice Luigi Sbarra della Cisl, mentre per Maurizio Landini (Cgil) «bisogna combattere il precariato e investire per creare lavoro». «Interventi urgenti» chiedono anche Save the Children e l’Alleanza contro la povertà. Per il sottosegretario all’Economia Cecilia Guerra i dati confermano l’importanza di strumenti come il Reddito di cittadinanza ed il Reddito di emergenza, ma impongono anche correttivi urgenti: «per aumentare il peso attribuito alla presenza di minori nelle famiglie» e ampliare la copertura a favore degli stranieri. «Il vincolo dei 10 anni di permanenza in Italia per accedere all’Rdc -spiega – è assurdo e va eliminato»