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 2021  giugno 17 Giovedì calendario

Intervista ad Augusto Minzolini (dice che Berlusconi è come De Gaulle)

niccolò carratelli
roma
Sono passati più di dieci anni da quando Silvio Berlusconi volle Augusto Minzolini alla guida del Tg1. Ora, dopo una parentesi da senatore del Popolo della Libertà e una carriera da opinionista, Minzolini torna a fare il direttore, sempre su chiamata di Berlusconi, de Il Giornale. «Continuerà a essere contro il coro, come c’è scritto sotto la testata, e poi c’è ampio spazio di manovra, mai come ora la cultura liberale anima l’opinione pubblica italiana». Nessuna rivincita personale, però, dopo la condanna per peculato (per l’uso improprio della carta di credito della Rai) e le dimissioni da palazzo Madama: «La mia rivincita me la sono già presa quando i senatori hanno votato a mio favore, giudicando persecutoria quella sentenza. Ora sono solo felice di tornare a fare il mestiere a cui ho dedicato la vita».
Una bella sfida, direttore de Il Giornale al tramonto del berlusconismo…
«Nessun tramonto, il ruolo di Berlusconi non finisce certo qui, ha grande intuito politico, marca la sua posizione nel centrodestra, vedi la proposta del partito unico. Personaggi come lui hanno segnato un’epoca, anche De Gaulle è rimasto De Gaulle per sempre».
Paragone un po’azzardato?
«No, è un paragone che si è fatto spesso. Basti pensare alla seconda Repubblica: Berlusconi è la seconda Repubblica, ha rivoluzionato la politica italiana e punta a farlo ancora. L’orma che ha lasciato nella storia del nostro Paese è indubbia, poi ognuno può vederla come vuole».
La sua proposta del partito unico del centrodestra è una strategia di sopravvivenza?
«Non credo, non è una questione tattica, non si fa condizionare dagli addii e dalla nascita di altri soggetti politici, come quello di Toti. Lui cerca di intercettare il vento che c’è, vede il centrodestra favorito e vuole massimizzare il risultato. Di certo, se ci fosse il partito unico, non avremmo un centrodestra ancora senza candidati a Milano e in altre città».
La selezione sta andando per le lunghe, c’è troppa competizione interna?
«Sì, i tentativi di egemonia pesano, ma non bisogna perdere questa occasione. Il vento favorevole va interpretato e organizzato: è naturale che sia il centrodestra a intercettare la voglia di ripartire dopo chiusure e lockdown. Guardi quello che è successo a Madrid o in Sassonia, il vento è quello. Ma se non ti metti d’accordo non lo sfrutti e, tra l’altro, se presenti candidati nuovi e semisconosciuti, serve tempo per farli crescere. E il tempo è sempre meno».
Il duello tra Salvini e Meloni rischia di essere deleterio?
«Non farei politica sui sondaggi, la crescita di Fratelli d’Italia è da verificare. Meloni ha deciso legittimamente di restare all’opposizione, la scelta più facile, mentre Salvini ha avuto molto coraggio a entrare nel governo Draghi, una svolta decisiva senza la quale sarebbe stato tutto più complicato. Credo che, alla fine, si avvantaggerà di questa posizione più centrale nel quadro politico, della inevitabile legittimazione ricevuta da parte degli avversari con cui ora è in maggioranza.
Quindi Salvini leader del partito unico di centrodestra, se mai si farà?
«Lo vedo più attrezzato. Comunque, il partito unico è un obiettivo di prospettiva, ben diverso dall’idea della federazione che può servire solo ora a Lega e Forza Italia per pesare di più all’interno del governo Draghi. È normale che ognuno si faccia i suoi conti, mi conviene o no per restare in Parlamento? La riduzione del numero dei parlamentari non aiuta, in un soggetto unitario la distribuzione dei posti è complicata. E poi bisogna vedere se la legge elettorale resterà questa, come io penso, o verrà cambiata».
Il centrodestra con il vento in poppa potrebbe eleggere Berlusconi al Quirinale?
«Non lo so, ma tutto è possibile, specie se Draghi alla fine resta a palazzo Chigi e Mattarella non accetta la riconferma. Faccio notare che nella seconda Repubblica l’elezione del capo dello Stato è sempre stata una questione gestita nel campo della sinistra, quasi sempre con una netta maggioranza in Parlamento, almeno sulla carta. Questa volta può accadere il contrario: se il centrodestra è unito, sarà decisivo nella scelta del nuovo presidente della Repubblica».
La notizia è che il neo direttore de Il Giornale non sponsorizza la candidatura di Berlusconi per il Colle…
«Non ho detto questo, solo non faccio scommesse. Sicuramente Berlusconi è e sarà ancora protagonista, anche perché l’elettorato di Forza Italia è il suo e di nessun altro».