il Giornale, 17 giugno 2021
La casa di Giacomo Balla
La Ball-storia comincia qui, a Roma, dove Giacomo Balla, prima torinese, poi in qualche modo divisionista, poi romano per tutto il resto della vita, principe dei futuristi, fascistissimo per tutto il Ventennio, e poi addirittura, con l’età, figurativista, arrivò nel 1895, figlio di un chimico industriale e padre di un movimento che per lui coincise con l’arte, mentre l’arte già coincideva con la vita. Firmato: FuturBalla.Dalla damnatio memoriae del dopoguerra alla tarda riscoperta. E ora la consacrazione. A 150 anni dalla nascita, Giacomo Balla (1871-1958), artista poliedrico, parolibero, imparagonabile, è ripulito, restaurato e restituito al grande pubblico. Giacomo Balla torna a casa.S’intitola «Casa Balla. Dalla casa all’Universo e ritorno», ed è il grande progetto del museo Maxxi di Roma (a cura di Bartolomeo Pietromarchi e Domitilla Dardi, e presentato ieri ufficialmente dal presidente Giovanna Melandri, con giacca futurista coloratissima) grazie al quale apre per la prima volta ai visitatori l’incredibile casa futurista, in via Oslavia, al 39/b, nel cuore del quartiere Della Vittoria - a duecento passi da piazza Mazzini e a sei euro di taxi dal museo - in cui Balla, dopo aver abitato alcuni anni in un ex convento affacciato sul parco di Villa Borghese, visse e lavorò dal 1929 alla morte, con la moglie Elisa e le figlie: Luce e Elica. Che il padre educò fin da piccole a pasticciare con i colori e poi divennero, anche loro, artiste. Qui Balla dipinse quadri, pannelli e pareti, costruì mobili e lampade, disegnò piastrelle e suppellettili, inventò lampadari, creò abiti e tappeti. Dopo, consegnò il futuro del suo lavoro alle figlie, che lo completarono. E così un piccolo, borghese appartamento romano, un trilocale a forma di «U» al quarto piano di una anonima palazzina di metà ’800, divenne un’opera d’arte, totale. Futurismo di famiglia.Prima restaurato, poi soggetto ad altri lavori di messa in sicurezza, a lungo chiuso dopo la morte delle signorine Balla, le quali lo hanno abitato e custodito fino agli anni Novanta (Elica è morta nel ’93, Luce nel ’94), ora, dopo un ulteriore e definitivo intervento curato dal Maxxi e dalla Soprintendenza speciale di Roma per renderla visitabile al pubblico, la meravigliosa casa futurista torna a rivivere e (su prenotazione obbligatoria, www.maxxi.art, ogni weekend da venerdì prossimo) riapre il portoncino su cui il pittore, scenografo, scrittore, arredatore, fece mettere una piccola placca dorata. Suonare: «FuturBalla».Benvenuti nella casa-museo dei Balla, 150 metri quadri di forme geometriche, colori scintillanti, mobili paroliberi, luce, smalti, movimento, velocità, ironia, dinamicità, audacia, sorprese, asimmetricità, architetture diaboliche e lacche multicolori Una straordinaria scatola magica, Wunderkammer avanguardista più servizi.Se c’è una cosa da fare, per chi ama l’arte, in questi giorni in cui ci lasciamo il lockdown alle spalle, è chiudersi qui dentro per un’ora, anche scarsa. Basta e avanza per un’esperienza - direbbero i futuristi - vitalistica.Qui tutto è vita. Di fronte all’ingresso, il grande soggiorno, affollato di manifesti, cavalletti, quadri, i due divani geometrici, il tavolino da fumo, strutture metalliche decorative, l’enorme pannello dell’opera Le mani del popolo italiano, e dove all’epoca (lo testimoniano vecchie fotografie) si potevano vedere quadri come Pessimismo ottimismo, La Bionbruna, Merli futuristi, Linee forza di mare E volendo ci si può accomodare a vedere il documentario Balla et le Futurisme di Jack Clemente, Leone d’oro nel 1972 a Venezia Poi, a sinistra, il corridoio porta allo Studiolo rosso, la cui celebre porta basculante completamente dipinta e decorata oggi fa parte della collezione della famiglia Biagiotti ed è esposta - insieme con diversi altri pezzi dell’arredamento originario - nella collaterale mostra al Maxxi (dove otto artisti, architetti e designer contemporanei, fra cui Carlo Benvenuto, Alex Cecchetti, Emiliano Maggi e Jim Lambie, riprendono la lezione del maestro con opere e installazioni ispirate al suo universo); quindi una grande stanza da lavoro, in cui sono state collocate delle grandi cassettiere che custodiscono un gruppo di oltre 60 fra studi preparatori, disegni e bozzetti restaurati e mai visti prima; e le due stanze di Elica e di Luce (che alle geometrie futuriste, per le loro finestre, letti e pareti, preferirono il floreale). E a destra del corridoio, il piccolo bagno giallo, bianco e verde acqua, con le piastrelle disegnate da Balla, e la cucina, inondata di luce e di giallo, il colore dominante delle sedie, il tavolo, le ceramiche e i piatti. Con il cielo di Roma dietro la porta finestra, è quasi un museo a cielo aperto.Credenze, cornici, cassapanche, sgabelli, paralumi, libreria, paraventi, portaombrelli, mille utensili, persino i fiori ritagliati nel legno da mettere sui tavoli, addirittura giacche, scarpe e cappelli Tutto fu dipinto, decorato, costruito (i mobili sono a incastro, senza chiodi e senza colla), cucito (la madre di Balla, Lucia Giannotti, era una sarta) e voluto da Giacomo Balla: fu la sua personalissima Ricostruzione futurista dell’Universo, come da manifesto programmatico firmato da Balla e da Depero, anno interventista 1915. Ora la maggior parte degli arredi sono in collezioni private, ma sopravvivono i grandi armadi (perché sono avvitati ai muri), tutte le decorazioni, i lampadari con l’uso dei primi plexiglass, qualche quadro, i manifesti delle sue mostre... Dinamismo atmosferico, tele tessute ad arazzo, scimmie e pappagalli, linee andamentali e vibrazioni rumoristicheCasa Balla è l’arte che sconfina nella vita quotidiana, e la vita quotidiana che confina con l’arte. È la casa di un artista e l’artista che si fa casa: è il capolavoro di Giacomo Balla, il suo studio, il suo autoritratto in tre stanze, cucina e terrazzo, è un bozzolo coloratissimo che protegge la famiglia, è il giocattolo pirotecnico di un rivoluzionario, una macchina ludica, una casa-universo, un’officina, il laboratorio che tutti gli artisti sognano, una bottega futur-rinascimentale Un’opera d’arte totale. Si chiama(va) «Arte-azione futurista».Per il resto, come ci consiglia una delle ultime eredi, Claudia Balla, figlia del nipote Alessandro - e che si ricorda che usava il portauovo costruito dal pro-prozio, e le bottiglie dipinte dalle zie Luce e Elica - «Godetevi la casa come io l’ho goduta nella mia giovinezza. Non state a guardare troppo in giro, vivetela».