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 2021  giugno 16 Mercoledì calendario

I 13 ospedali italiani nella classifica dei più smart al mondo


Hanno contato la capacità di avvalersi delle tecnologie più avanzate, l’uso dell’intelligenza artificiale, la chirurgia robotica, la telemedicina e la presenza di servizi digitali. Supporti chiave non solo per riuscire a essere competitivi nella diagnostica e nella cura dei pazienti, ma per poter entrare nella prestigiosa classifica mondiale dei migliori ospedali stilata dal magazine statunitense Newsweek in collaborazione con Statista: il «World’s Best Hospitals» che, quest’anno, ha messo l’accento sui processi di digitalizzazione in campo sanitario.
Perché se da un lato in alcuni ospedali il processo dura da tempo, dall’altro è un valore sempre più importante. Soprattutto in epoca di pandemia. Il risultato? Sul podio del «World’s Best Smart Hospitals 2021» realizzato analizzando 250 ospedali di 26 Paesi nel mondo, la classifica ha messo l’Irccs, Istituto Clinico Humanitas, al primo posto in Italia e al trentaquattresimo a livello mondiale. Confrontata con gli altri Paesi presi in esame, l’Italia si piazza bene anche a livello generale, guadagnando il quarto posto con 13 ospedali premiati (tra cui Bambino Gesù, San Camillo, San Raffaele e Gemelli), dopo gli Stati Uniti (89), la Germania (21) e la Francia (15).
Un risultato che riempie di orgoglio Luciano Ravera, ad dell’Istituto Clinico Humanitas: «Il percorso di digitalizzazione è stato accelerato dalla pandemia ma noi siamo da sempre convinti che sia fondamentale per migliorare qualità e sicurezza. E per rendere più agile l’ospedale».

L’Istituto alle porte di Milano ha istituito un AI Center, un centro di intelligenza artificiale che integra l’analisi dei dati e il machine learning con l’attività clinica e di ricerca dell’ospedale, allo scopo di garantire cure sempre più personalizzate, incrementare la precisione degli interventi, facilitare la diagnosi e aiutare la struttura a gestire il flusso dei pazienti. «Grazie all’intelligenza artificiale siamo in grado di prevedere diagnosi e di renderle più precise, e quindi di individuare poi il percorso di cura più adatto al paziente – spiega Matteo Della Porta, responsabile dell’unità leucemie di Humanitas e professore di ematologia presso Humanitas University –. I chirurghi si avvalgono di robot e la diagnostica per immagini può contare su macchinari “gold standard” che garantiscono esami dettagliati con il minimo delle radiazioni. Nel Cancer Center abbiamo sdoganato le televisite grazie a una piattaforma web che ci ha permesso di tenere i contatti con i pazienti simulando le visite in presenza. Ma con la tecnologia è possibile anche condividere e analizzare enormi quantità di dati genomici e clinici. Non è un sostitutivo del medico ma un’innovazione culturale in grado di aiutarci concretamente».