la Repubblica, 16 giugno 2021
Bacchette luminose, video di Banfi e tormentoni. Il ritiro degli azzurri
Tra i corridoi di Coverciano, addetti e staff della Nazionale ascoltano, spesso, un rumore inquietante. Ma non è nulla di grave: sono Ciro Immobile e Lorenzo Insigne che giocano con una bacchetta luminosa che produce un suono buffo quando viene agitata. Il comico Frank Matano ne ha portata in scena una in LOL- Chi ride è fuori. Dopo il programma, si è ritrovato sul telefonino un video mandato da un numero sconosciuto e con sorpresa ha visto Insigne ripetere il suo sketch. Un gioco scioccamente irresistibile.
La magia che serve per cementare il gruppo e affrontare l’Europeo si può creare inventando nuove ritualità e piccoli tormentoni. Perché il rito è anima di un gruppo, ordito che corre dietro la trama principale di un torneo unificante, esposto, mediatico. Soprattutto in una clausura dettata dalle norme anti-Covid in cui anche i familiari sono “nemici”, interdetti dalla “bolla” obbligatoria (nonostante i vaccini).
Oggi Matano, ieri Battiato, perché mode e musiche si rincorrono, come la tradizione. Uno dei tormentoni degli azzurri del 1982 era Cuccurucucú di Franco Battiato, mentre in camera Rossi e Cabrini ascoltarono per quaranta giorni di seguito Sotto la pioggia di Antonello Venditti. La musica che riempiva insieme al fumo di qualche sigaretta gli spogliatoi degli azzurri era la dinamo delle loro energie e il mastice di un gruppo che quando si riunisce sembra ancora tornare ai giorni spagnoli.
L’inno che questa squadra ha scelto per sé ha invece il ritmo sincopato di un rap napoletano: sul pullman che li accompagna allo stadio, Insigne, Immobile e Donnarumma si vestono da dj, collegano lo smartphone alla cassa portatile di Florenzi e riproducono in serie Cos cos cos, canzone di Clementino cantata anche in diretta tv sulla Rai. Dopo la vittoria sulla Turchia, il coro collettivo è stato Notti Magiche (il ritornello di Un’estate italiana, l’inno ufficiale del ’90), come documentato da Florenzi. Tra i corridoi dell’hotel Parco dei Principi a Roma invece è più facile ascoltare il richiamo dei Maneskin: questi azzurri non vogliono stare Zitti e buoni. La colonna sonora dell’Italia piaciuta a quasi 14 milioni di italiani in tv, oltre ai diecimila che hanno avuto la fortuna di trovare posto all’Olimpico, gonfio ben oltre i 15.948 posti autorizzati dal governo, tra invitati dell’Uefa, dirigenti delle federazioni, giornalisti, steward. Nessuno però poteva sapere che nello spogliatoio Spinazzola, incoronato dalla Uefa come uomo della partita, finiva oggetto delle prese in giro dei compagni: altra ritualità, lo sfottò al premiato. Come gli schiaffetti di Acerbi o Cristante a chi “perde” al torello.
Se la squadra farà strada, certo ricorderemo il porca putténa di Lino Banfi. Deve essere piaciuta anche al compostissimo ct azzurro, se dopo aver visto le risate che il video inviato da Banfi a Chiellini aveva prodotto nella squadra, Mancini ha deciso di riprodurlo a poche ore dalla partita sullo schermo durante il pranzo. È bello pensare che tutto ciò non sia solo un effetto dei buoni risultati. Ma che questi ne siano una conseguenza: come per il trascinante “popopò”, sulle note di Seven Nation Army dei White Stripes, nato nel settore ospiti di un Bruges-Roma del 2006 e diventato una specie di inno laico per festeggiare i gol di Grosso ai Mondiali di Germania, poi per anni ogni vittoria italiana, anche nelle moto o in Formula 1. Potenza dei riti del calcio: sino a quel giorno, in Italia, i White Stripes non li conosceva praticamente nessuno.