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 2021  giugno 16 Mercoledì calendario

Contro il declino della giustizia

L’eventuale occultamento di prove che avrebbero favorito gli imputati nel processo Eni costituisce il più recente segnale di allarme sulla affidabilità della magistratura. Se l’accusa fosse fondata sarebbe compromessa la reputazione professionale di una parte della Procura di Milano. Se così non fosse, sarebbe compromessa la serietà professionale dei magistrati di Brescia che hanno ordinato alla polizia giudiziaria di acquisire il contenuto dei pc dei colleghi di Milano.
Si aggiungono le vicende del gip di Bari arrestato per corruzione e possesso di armi da guerra, il caso del procuratore di Firenze che avrebbe aggredito sessualmente una collega, le questioni Palamara, lo strano caso dei verbali segreti consegnati al dottor Davigo, il processo contro il procuratore di Taranto e altre vicende meno note ma altrettanto gravi.
È il tempo della responsabilità per tutti. La magistratura è una istituzione decisiva per qualsiasi democrazia e ancora di più per la nostra, che alla magistratura ha affidato, sconsideratamente, una parte del sistema di governo del Paese.
La Commissione sulla riforma dell’ordinamento giudiziario, nominata dalla ministra Cartabia e presieduta dal professor Luciani, ha proposto due interventi costituzionali ricostruttivi che possono determinare un cambio di fase: la nomina del vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura da parte del presidente della Repubblica, che del Csm è presidente, e la costituzione di un’alta Corte che giudichi dei ricorsi contro i provvedimenti disciplinari e amministrativi del Csm e dei Consigli di presidenza delle altre magistrature.
La Commissione Luciani non si è limitata a proporre riforme costituzionali; è intervenuta sui nodi principali con misure che possono essere criticate ma alle quali nessuno può togliere il pregio della serietà. Si tratta della nuova legge elettorale, delle candidature di magistrati alle elezioni politiche e amministrative, dei giudizi sulla professionalità.
La proposta più interessante riguarda il rinnovo parziale periodico del Csm. Chi conosce le dinamiche istituzionali sa che il rinnovo totale degli organi, soprattutto quando c’è disparità di esperienze tra i componenti, nuoce alla istituzione perché impedisce la sedimentazione delle prassi e favorisce i componenti con maggiore esperienza.
Una delle ragioni dei difetti del Csm sta proprio nel rinnovo totale. I magistrati eletti dai loro colleghi sanno tutto del Csm e della magistratura; i laici eletti dal Parlamento, in genere, sanno poco o nulla.
Questo divario di conoscenze favorisce eccessivamente i magistrati e penalizza i membri laici. La Commissione propone di estendere il numero dei componenti elettivi dagli attuali 24 a 36 e di eleggere i dodici in più dopo due anni dalla elezione dei primi. Poiché in base alla Costituzione la durata di ciascun componente del Csm è di quattro anni, avremmo una rotazione che rispetta la Costituzione ed evita il predominio della componente giudiziaria.
Il Parlamento, il governo, i partiti devono sentire la responsabilità che grava su di loro dopo la redazione di questo documento. La legislatura ha ancora due anni davanti; se spesi bene sono sufficienti. Chi non si muove favorisce il declino della giustizia, con il rischio che domani qualcuno, da qualunque parte provenga, possa impadronirsene.