Corriere della Sera, 15 giugno 2021
La seconda vita delle ex cavie da laboratorio
SEMPRONIANO (Grosseto) Uno spicchio di paradiso Lucio e Bob se lo sono già guadagnato. E, passato lo stupore dei primi momenti, dopo un viaggio di ore da Verona fino alle colline della Maremma, sono usciti dalla gabbia di protezione per abbracciare quella natura negata da anni. Charlie invece ha ancora paura. Ti guarda aprendo la bocca, come fa con i nemici. Sulla testa sono ancora visibili delle cicatrici. «È quello che resta di un impianto cranico – spiega Michela Kuan, biologa e responsabile Lav dell’area ricerca senza animali – ha subito sperimentazioni lunghe e invasive. Ha 28 anni, Charlie, è molto vecchio ma anche lui ora ha acquisito il diritto ad una nuova vita».Lucio, Bob e Charlie, sono i tre macachi appena arrivati al Crase, il Centro di recupero per animali selvatici ed esotici di Semproniano, in provincia di Grosseto. Non saranno mai più animali liberi, queste scimmie, ma in questi cinquanta ettari immersi in una vegetazione spettacolare potranno trovare un po’ di serenità.
I tre macachi sono qui grazie a un accordo tra Comune e Università di Verona per interrompere la sperimentazione sui primati. Non sono i soli. Il Centro del Grossetano ospita un’altra cinquantina di scimmie. «Abbiamo in cura anche colonie di macachi recuperati dalle università di Modena e Padova – spiega Gianluca Felicetti, presidente della Lav —. Arrivano qui come individui condannati all’ergastolo senza alcuna colpa, molti dei quali si portano dietro decenni di sofferenze che hanno subito nei laboratori dove hanno vissuto in gabbie anguste. Ma con il tempo, e grazie al lavoro delle nostre primatologhe, riescono poi a riconquistare la loro vera identità».
Nel Centro, che per metà di proprietà della Lega anti vivisezione e per l’altra metà del veterinario Marco Aloisi, l’ideatore, in questo momento sono custoditi più di mille animali. Non soltanto esemplari provenienti dai laboratori ma anche sottratti a privati, circhi e persino a un ristorante che usava come «richiamo» due caimani.
Visitare il Centro, che purtroppo per mancanza di una normativa è vietato al pubblico, è un’esperienza straordinaria. Ci sono lupi e ibridi, lama, dromedari, zebre, istrici, uccelli rapaci, serpenti tropicali, enormi pappagalli brasiliani che ti salutano con il più improbabile dei «ciao». E ancora tassi, fenicotteri rosa. E leoni. Come Elsa e Madiba, sdraiati al sole di un giugno (quasi) africano, un maschio e una femmina, sequestrati a due circhi.
In vent’anni il Crase ha accolto più di 15 mila animali, il 70% degli ospiti è stato riammesso in natura, ma purtroppo molte specie, soprattutto quelle nate in cattività, dovranno essere accudite a vita. Il futuro? «Vorremmo avere norme che ci consentissero di aprire al pubblico e soprattutto ai ragazzi delle scuole – spiegano all’unisono Felicetti e Aloisi – con un progetto di grandissima potenzialità pedagogica sul rispetto degli animali».