la Repubblica, 15 giugno 2021
Intervista a Guido Rasi (dice che l’immunità può essere più completa cmischiando i vaccini)
Il farmacologo Guido Rasi, già direttore di Ema, è consulente del commissario straordinario, generale Francesco Figliuolo.
Sono passati ormai tre giorni dalla circolare del ministero ma si sentono ancora voci di esperti che dicono che cambiare vaccino per il richiamo potrebbe essere pericoloso. È vero?
«No, anzi probabilmente è vantaggioso. Perché è verosimile che il sistema immunitario risponda meglio a stimoli più ampi, diversificati. Ricordiamoci che i vaccini a Rna messaggero usano una proteina un po’ diversa da quello di AstraZeneca. L’immunità può essere più completa».
Poco più di un mese fa il commissario Figliuolo aveva chiesto al Cts di abbassare l’età sopra la quale suggerire il farmaco. Sarebbe stato un errore a vedere quello che è successo ora.
«Figliuolo aveva fatto una richiesta, basata su motivazioni logistiche, non su aspetti tecnici legati ai vaccini.
Loro hanno detto di no a quel tempo e adesso hanno fatto un adeguamento consono, la logistica ha dimostrato di adeguarsi facilmente».
Quanti sono gli studi che giustificano il mix vaccinale?
«Gli studi sono pochi ma robusti, e abbiamo un’ampia esperienza di vaccinazione eterologa per altre malattie, come ad esempio le epatiti virali. E poi il mix viene fatto da tempo in altri Paesi, non certo marginali: la Francia, la Germania, la Spagna, l’Inghilterra, il Canada».
Quale terza dose si farà a chi cambia il vaccino alla seconda?
«Prima dobbiamo capire quanto dura l’immunità, che per ora si trova dopo un anno in chi ha fatto il vaccino. Insomma, si può anche decidere più avanti che vaccino fare, tra l’altro bisognerà capire se ne servirà uno un po’ diverso per affrontare le varianti».
La seconda dose di AstraZeneca per gli under 60 è pericolosa?
«Indubbiamente ci sono poche o nessuna segnalazione di effetti collaterali rari simili a quelli legati alla prima. Ma attenzione: i numeri delle seconde dosi sono molto più bassi, visti i tempi dei richiami, e sostanzialmente riguardano persone anziane, meno soggette a trombosi da vaccino. Quindi, visto che è possibile cambiare, adottando un’opzione che mostra un profilo di sicurezza ancora più ampio, è giusto l’approccio delle autorità sanitarie».
E se un cittadino vuole fare comunque AstraZeneca?
«La libertà individuale di scegliere può anche esserci, anche se non sono esperto di temi legali, ma dal Cts è arrivata un’indicazione più che autorevole. Stanno seguendo in maniera giusta l’evoluzione dei tre parametri indicati dall’Ema: circolazione del virus, numero di vaccinati e disponibilità di alternative. Ema ha detto di adattare la campagna alla situazione epidemiologica per avere un rapporto beneficio-rischio ancora migliore, questo non è in contrasto con la dichiarazione che complessivamente il beneficio rimanga superiore al rischio».
È meglio fare anche Johnson&Johnson solo agli over 60?
«Sembra che sia il vettore virale a scatenare le trombosi, quindi sì.
Qualche segnalazione di problemi con quel vaccino c’è stata ma sono state fatte meno dosi. La frequenza dei casi è più bassa, andrebbe vista quando i dati saranno comparabili.
Anche per Johnson si seguono i tre parametri Ema e la minimizzazione del rischio. Se quelli a vettore virale fossero stati gli unici vaccini disponibili, avrei detto di usarli a tappeto perché comunque il rapporto beneficio-rischio sarebbe stato favorevole. Ma ci sono alternative migliori in questa fase epidemica».
Ci sono stati problemi nel comunicare le decisioni del nostro Paese?
«La cosa da raccomandare è che le decisioni siano precedute dalle informazioni chiare ai cittadini. Va prima annunciato il come e il perché si fanno certi cambiamenti, far capire che nuove evidenze fanno riaggiustare le posizioni. Se l’informazione arriva dopo sembra più una giustificazione. L’errore non è cambiare la decisione, lo sarebbe non cambiarla quando si modifica lo scenario».