Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  giugno 14 Lunedì calendario

La teologia femminile che abbatte le barriere

Eva e il serpente, la mela e il peccato originale. È l’immagine biblica della Genesi che associa alla prima donna dell’umanità il concetto negativo di “caduta”, nonché lo stereotipo della passività femminile legata al desiderio sessuale, a fronte del dominio maschile di Adamo.
Eppure, come scrive Cristina Simonelli, “Eva è una, Eva è nessuna, Eva è centomila”. E ancora: “Non c’è dubbio che Eva (…) richiami il tema della sessualità, in molti modi. L’idea della generazione dei figli vi è infatti certamente legata, ma la questione ‘sesso’ trapela anche nella trasgressione, che è stata spesso interpretata come approccio sessuale, probabilmente anche per la suggestione creata dalla forma sinuosa e insieme erettile del serpente tentatore”. Epperò “si potrebbe e forse dovrebbe obiettare che non c’è alcun motivo per riferire la sessualità soltanto a Eva”. Sbagliato, quindi, descriverla come una sorta di Venere dell’Eden.
S’intitola appunto Eva, la prima donna. Storia e storie (Il Mulino, 172 pagine, 15 euro) il saggio che Cristina Simonelli, già presidente del Coordinamento delle teologhe italiane (Cti), ha dedicato a questa figura “mitica” della Bibbia, spesso contrapposta o affiancata a Maria, madre di Gesù. Addentrarsi nell’universo della teologia femminile (e anche femminista) contribuisce innanzitutto ad avere finalmente uno sguardo matriarcale sulla fede e sulla Chiesa, laddove lo studio e l’elaborazione esplorano con decisione e senza chiusure temi sensibili e divisivi (per i credenti) come l’omosessualità e l’ideologia gender, oltre ovviamente alla vexata quaestio del sacerdozio e del diaconato alle donne. Non a caso la teologia femminile è considerata alla stregua del diavolo da quei clericali di destra che badano solo alla dottrina e al formalismo dei riti religiosi.
Peraltro, proprio in questi giorni, il Cti ha rinnovato i suoi organismi direttivi e al posto di Simonelli è stata eletta presidente Lucia Vantini, che nel suo discorso di presentazione ha ribadito l’esigenza di “sconfinare”: “Occorre allora il coraggio di uno sconfinamento in diverse direzioni, oltre quei timori che costringono a trattenere il respiro e a sentirsi in debito con realtà chiuse a questa ostinata speranza delle donne attive nelle nostre comunità e di coloro che le amano, le ascoltano e le sostengono”. Del resto anche nel libro di Simonelli, suddiviso in capitoli definiti “stanze” dall’autrice, si coglie questo afflato rigeneratore in relazione a Eva e alle sue compagne ritenute solamente peccatrici e tentatrici: si pensi alla tradizione “distorta” su Maria Maddalena, che fu la prima discepola a vedere Cristo risorto.
La loro riabilitazione non è però in funzione di un depotenziamento dell’eros. Anzi. La “concretezza della carne” si abbina “alla spiritualità e alla tenerezza”. Ché il problema è la passività sessuale. Di qui i “punti di vista positivi” nella “trasgressione di Eva”. Positivi, scrive Simonelli, “nel senso del superamento dell’ignoranza e dei confini imposti e soprattutto nel senso dell’inizio vero e proprio della storia umana, che fa i conti con limiti da custodire e barriere da infrangere, continuamente”.