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 2021  giugno 14 Lunedì calendario

La cucina italiana raccontata da un americano. Intervista a Stanley Tucci


Stanley Tucci nella serie sulla Cnn dedicata al nostro cibo
«Basta stereotipi, siete gente affascinante e complessa»

R accontare l’Italia e gli italiani attraverso il cibo e il vino è un’idea semplice. E le idee semplici sono, quasi sempre, le più efficaci. La serie Searching for Italy approda su Cnn International e sarà, quindi, visibile anche in Italia. Sei puntate, in altrettante regioni, condotte da Stanley Tucci. Pizze e risotti, ravioli e ripieni, fiorentine ciclopiche e dettagli romani, anziane cuoche combattive e giovani chef intimiditi. Non avevo mai visto un attore così informato, così preciso e così divertito, durante un viaggio televisivo.
Ci parliamo via Zoom: da un soggiorno in Sardegna a una casa di Londra, dove Stanley Tucci – tra poco sarà nelle sale con Supernova, dove interpreta la parte del compagno malato di Colin Firth – si dice affranto dai doveri della promozione televisiva e cinematografica. Ma parlare dell’Italia, degli italiani e della nostra maestria alimentare e culinaria lo riaccende.
Tucci: «Una volta si viaggiava per la promozione, si andava di qui e di là, si stava negli alberghi. Oggi, tutto il giorno a casa su Zoom. Da un lato è magnifico, dall’altro claustrofobico».
BSev: Cercheremo di rendere il momento indolore, caro Stanley. Sa la prima cosa che mi ha colpito guardando «Searching for Italy», girato appena prima della pandemia? Mi è sembrato un programma Covid-free: la gente si incontra, si abbraccia, si stringe la mano, si siede vicina. L’Italia è una nazione socievole e sensuale. Abbiamo sofferto tutti l’astinenza da contatto, ma noi italiani un po’ di più.
«L’Italia è un luogo hands-on, è vero. Un posto pratico, e partecipativo. Anche se talvolta, quando hai la sensazione di entrare davvero in contatto con qualcuno, questa persona si allontana. Ma in generale è vero: l’Italia è una società tattile, fisica. Questo spiega il vostro senso di comunità e il vostro modo di mangiare e bere, secondo me».
Accade anche altrove?
«Non così, non a questo punto. Sedersi allo stesso tavolo. Pranzare e cenare insieme. E tutti, in Italia, danno importanza a ciò che mangiano. Non ho mai incontrato un italiano che non tenga a quello che cucina e mette nel piatto. Mai. Ah no! Gay Talese (scrittore italo-americano, ndr). A lui non importava niente di quel che mangiava!».
Lei sta a Londra, adesso. Anni fa, quando abitavo lì, per spiegare la differenza tra working class inglese e classe operaia italiana avevo raccontato il modo diverso in cui due famiglie – una a Torino, l’altra a Liverpool – curassero la propria alimentazione. Attenzione e passione da una parte, incuria e disinteresse dall’altra.
«La differenza è enorme. L’importanza dell’alimentazione è totalmente diversa in Italia e in Inghilterra o in America. Anche se nel Regno Unito le cose ora vanno meglio. A proposito: nella prossima serie di Searching for Italy un episodio sarà girato qui in UK, faremo parlare gli italiani immigrati, gli chef italiani, quelli che portano avanti la vostra tradizione».
La competenza gastronomica degli italiani – di tutti gli italiani, dovunque – lascia gli stranieri allibiti.
«Durante le riprese in Italia entravo in un taxi e il tassista diceva: per pranzo farò questo e quello, e stasera, per cena, mia moglie prepara quest’altro. Ero abituato a tassisti che dicono “ora vado da McDonald’s”, oppure “mi faccio un hamburger”, “mi mangio una salsiccia”...».
L’Italia è un luogo pratico, una società tattile, molto
fisica. Questo secondo il mio parere spiega il vostro senso di comunità e il vostro modo di mangiare e bere
La cucina viene usata per promuovere il Paese. Ci hanno provato governi, Regioni, città, associazioni. Non sempre con risultati strabilianti. Secondo lei l’Italia dovrebbe fare meglio? E cosa dovrebbe fare?
«Ci sta che il governo si impegni. E posti come “Eataly” hanno aiutato la reputazione italiana nel mondo, il movimento Slow Food ha portato consapevolezza. Ma ancora c’è incomprensione. Ho voluto fare Searching for Italy anche per spiegare che l’Italia non è solo bella e soleggiata, la gente non mangia pasta ventiquattro ore al giorno e tutti siete sempre felici... L’Italia è un Paese affascinante e complesso, incredibilmente diverso da un punto di vista culturale e gastronomico. Ecco: questo dovrebbe essere spiegato, insegnato e promosso nel mondo».
Lei porta un cognome italiano, ha avuto un’educazione italiana, viene da un retroterra italo-americano. Conosceva l’Italia anche prima di questa serie televisiva. C’è qualcosa che l’ha veramente sorpreso?
«Una cosa totalmente inattesa? Le Vele di Scampia, a Napoli. Avevo visto Gomorra, sapevo di cosa si trattava, ma sono rimasto comunque senza parole. Una sorpresa più spensierata? Quello che mangiano in Sicilia come prima colazione! Brioche e granita: incredibile».
Be’, è più incredibile quello che mangiate lì in Inghilterra al breakfast, direi! Piatto e vino più sorprendenti durante il lungo viaggio italiano?
«Forse la carbonara a Roma, da “Pommidoro”. Straordinaria. Mai assaggiato niente del genere. Vino? Quello di Arianna Occhipinti, in Sicilia».
Ora arriva la seconda serie. Mi raccomando non dimenticate la Sardegna, da dove le parlo. Un posto che merita di essere conosciuto meglio, pieno di cuore e di idee: anche nel cibo e nel vino.
«Certo. Cominciamo in autunno e proseguiamo l’anno prossimo, con nuove regioni».
Searching for Italy, in cerca dell’Italia. Alla fine l’ha trovata?
«(in italiano) Ancora no».
Meglio, così le tocca tornare.