la Repubblica, 14 giugno 2021
Il nuovo patto Usa-Ue sulla sicurezza
BRUXELLES – Una vera e propria Cooperazione rafforzata. Un’alleanza capace di calarsi nelle realtà molto concrete della sfida globale. Una nuova pagina del patto tra Usa e Unione europea.
In un certo senso il vertice di domani a Bruxelles tra Ue e Stati Uniti potrebbe rischiare di diventare di fatto la seconda puntata del G7 che si è appena concluso in Cornovaglia. Eppure la bozza di documento finale sembra compiere un ulteriore salto in avanti nella configurazione del “problema Cina” e nelle relazioni tra Washington e l’Unione. Che può prendere le forme, appunto, di una nuova e più robusta cooperazione. Una organizzazione delle forze che venga attualizzata e calibrata sulle esigenze di questo secolo. A partire dai temi più sensibili nella relazioni globali del XXI secolo: dalla sicurezza alle nuove tecnologie, dai big data alle armi, fino all’emergenza climatica. Sapendo che nel mondo globalizzato e avvolto sempre più nelle reti, la sicurezza non è più solo una questione di difesa. Ma si forma in un complesso di fattori.
Il tutto, però, viene affrontato nella consapevolezza che per la Casa Bianca ogni concetto riconduce a un solo target: la Cina. E a una sorta di annesso: la Russia. Nella bozza di documento finale del summit, ancora provvisorio e ancora da limare, l’interpretazione delle parole sarà dunque fondamentale. Una bozza in cui si fa poco per nascondere quali siano gli obiettivi: il colosso asiatico e Putin.
Sopratutto gli States stanno allora insistendo su una visione estensiva di alcune formule. In particolare quella che riguarda l’istituzione di «gruppi di lavoro» che sembra richiamare in maniera piuttosto diretta il concetto di task force. «Gruppi di lavoro», quindi, che possono diventare qualcosa di più di una collaborazione accademica o diplomatica. Una vera e propria struttura di una cooperazione mirata. Non è un caso che il titolo della Dichiarazione finale sia «Verso una rinnovata partnership transatlantica».
E poiché l’obiettivo di fondo resta la sfida competitiva con Pechino, i settori su cui Biden, e i vertici Ue Michel e Von der Leyen si confronteranno, saranno in primo luogo i rapporti commerciali e la corsa alle nuove tecnologie. Del resto la sicurezza “occidentale” si gioca sul non lasciare il predominio commerciale, industriale e finanziario alla Cina nel Vecchio Continente e anche nel resto del continente asiatico. E nel prevedere un argine ampliando il concetto di sicurezza che sta diventando via via una questione trasversale. Quindi controllo delle reti infrastrutturali di comunicazione, gestione dei dati, capacità di difesa dalle intrusioni tecnologiche nei processi democratici. Di conseguenza controllo sulle attività imprenditoriali e sulla invadenza di gruppi sovrani nelle aziende più sensibili. Materia, quest’ultima, peraltro di recente disciplinata dalla Commissione europea per evitare che lo shopping di soggetti pubblici cinesi stravolga le regole di mercato e la sicurezza dell’Unione.
Un’altra parte del summit poi strettamente connessa alla prima riguarderà l’inchiesta internazionale sulle origini del Covid e la richiesta di tutelare diritti umani in diverse aree: da Taiwan a Hong Kong. L’Europa, certo, farà in modo che tutto questo possa essere compatibile con l’idea che si tratti non di una operazione “contro” la Cina ma di una «migliore cooperazione» Ue-Usa, più «concreta e sistemica». Resta il fatto che si sta formando inevitabilmente un nuovo blocco. Che si baserà sulla condivisione di informazioni e di strategie. Perché l’alleanza militare non basta più. Serve qualcosa di più e di diverso. E questo potrebbe essere il primo mattone di un nuovo edificio.
A marzo scorso, ad esempio, l’Alto rappresentante Ue, Josep Borrel, e il Segretario di Stato americano Antony Blinken, avevano affrontato il “problema Cina” sottolineando la necessità di lavorare insieme per una «postura sfidante» nei confronti di Pechino e Mosca. Mentre qualche mese prima, ad ottobre, fu creato un gruppo di dialogo che aveva da una parte una delegazione euro- americana e dall’altra una cinese.
Ma l’ottobre 2020 è ormai politicamente e diplomaticamente molto lontano. Biden era ancora solo un candidato alla Casa Bianca e Trump sedeva nello Studio Ovale. La Cina per Washington è ormai molto più vicina.