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 2021  giugno 12 Sabato calendario

Il Garante dell’allucinazione sta tornando

Dopo qualche tempo di malmostoso autoesilio, occupato a scrivere sul blog di turbine eoliche portatili o a produrre sguaiate difese del figlio accusato di stupro, Beppe Grillo è tornato a occuparsi di politica. Nel giro di una settimana ha confermato l’irriformabilità della regola dei due mandati, e ha cercato di condurre il semileader del Nuovo Movimento cinque stelle, Giuseppe Conte, in visita all’ambasciata di Cina.
L’irriformabilità della regola dei due mandati – secondo la quale tutti i caporali grillini fra meno di due anni se ne andranno a casa e adieu, e si dice di Luigi Di Maio, di Alfonso Bonafede, di Vito Crimi, di Paola Taverna eccetera – è stata giustificata con l’esigenza di non perdere la purezza rivoluzionaria dell’anima, il disinteressato spirito di servizio popolare indisposto alle lusinghe della carriera. Un tentativo struggente per un partito che non voleva allearsi con nessuno e si è alleato con tutti, che doveva scardinare l’Europa della finanza e sta al governo dell’ex presidente della Bce, che non doveva avere gerarchia e ha solo gerarchia, e mi fermerei qui per non replicare la filastrocca del Tap e del Tav. Né vorrei fare il torto a Grillo di attribuirgli un ultimo slancio ideale, quello lo lasciamo all’onestà dei suoi elettori. Mi sembra più onorevole riconoscergli il tentativo di far fuori una nomenclatura di spaventapasseri da lui stesso voluta, che quando nulla sapeva lo guardava con rapito smarrimento e ora, imparate due cose, giuste due, comincia a intuire l’imprevedibile e iroso mattacchione. Diciamo così: il professorone non può digerire i professorini, e cercherà di mettere in piedi un Nuovo Movimento di scolaretti, come ai tempi d’esordio nei palazzi, quando i neoparlamentari salivano in torpedone per raggiungere il mistico capo e abbeverarsene nella casa di campagna.
Ancora più bizzarra è l’ospitata all’ambasciata di Cina, a cui il povero inconsapevole Conte s’è sottratto all’ultimo per ragioni di opportunità illustrategli dai social (insinuo qualche fugace perplessità su un leader che abbia Twitter per consigliere). Poi Conte ha riparato nel ginnasiale: avevo altri impegni, e comunque di personalità internazionali ne sto incontrando parecchie (Davvero? Non ce ne eravamo accorti). Nelle stesse ore, il presidente Mario Draghi si industriava in Cornovaglia nel G7 in cui Joe Biden cerca di compattare Usa e Ue in una sfida senza ambiguità alla dittatura cinese. Fermatevi un attimo: Beppe Grillo ha benedetto e favorito l’ingresso del Vecchio Movimento nel governo di Draghi, ma accompagna il Nuovo Movimento all’opposizione di Draghi.
Se pare un’analisi troppo brusca, ogni tanto buttate un’occhiata al blog di Grillo, dove si nega la persecuzione cinese degli Uiguri, dove si allerta sulla minaccia all’ordine internazionale costituita non da Xi Jinping, ma da Biden, e dove qua e là si ricorda la mefitica intesa fra finanza e politica.
Non mi stupirei se, fra qualche mese, il nostro vecchio e caro saltimbanco accusasse il Movimento di essersi venduto al nemico: in fondo alle sue piroette è sempre bastato un funambolismo lessicale. E nella prossima legislatura avremo un Nuovo Movimento, ridotto ma agguerrito, abitato da nuovi incantati e sprovveduti, convinti di battere la malvagità con la forza della loro incontaminatezza. E Beppe Grillo sarà ancora il garante dell’allucinazione. Stavolta, però, sembra più un suo sogno che un nostro incubo.