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 2021  giugno 13 Domenica calendario

Alluvioni e trombe d’aria, come ogni anno

In Italia. Correnti da Nord-Est hanno mantenuto instabilità e temporali quotidiani. Alluvioni urbane martedì 8 giugno a Roma e nel Varesotto, innescate dalla solita combinazione tra rapido ruscellamento dell’acqua sui suoli cementificati e reti di drenaggio inadeguate: sui quartieri Nord-Ovest della capitale sono caduti fino a un’ottantina di millimetri di pioggia in un’ora e mezza, strade come fiumi e traffico nel caos, scenario che tuttavia si vede quasi ogni anno, forse anche con il contributo di un’atmosfera più calda e ricca di energia e vapore acqueo. Nelle stesse ore una tromba d’aria danneggiava il cimitero di Tarquinia e a Busto Arsizio i Vigili del Fuoco salvavano i passeggeri di un autobus intrappolato in un sottopasso allagato. Inoltre, forte grandinata venerdì a Peschiera del Garda, ma ora l’alta pressione nord-africana determina tempo stabile e molto caldo. Il Cnr-Isac conferma che la primavera 2021 è stata fresca specie al Nord, pressoché normale invece al Meridione, e con anomalia nazionale di 0,4 °C sotto media. Finito l’inverno, in alta quota l’innevamento è molto abbondante sulle Alpi orientali (oltre 6 metri di spessore a 2200 m sulle Alpi Giulie), mediocre invece su quelle occidentali: al Ghiacciaio Ciardoney, a 3000 m sul Gran Paradiso, il manto nevoso varia tra 2,2 e 3,7 metri ed equivale a 1180 mm d’acqua, il valore più modesto degli ultimi nove anni (www.nimbus.it).
Nel mondo. Con mezzo grado sotto media, la primavera 2021 in Europa è risultata la più fredda dal 2013 secondo il programma EU-Copernicus, situazione tuttavia di ricorrenza quasi annuale prima del Duemila. A scala planetaria invece, maggio ha visto prevalere il caldo (anomalia +0,26 °C) con il contributo dei precoci calori in Russia. Nell’emisfero Sud è inverno e un marcato episodio freddo ha interessato l’Australia: temperatura massima di soli 10,3 °C a Sydney il 10 giugno, la più bassa dal caso del 3 luglio 1984 (9,6 °C), e neve nell’entroterra. Come ogni anno in questa stagione, la fotosintesi delle foreste boreali torna a catturare CO2 dall’aria e ne fa calare temporaneamente le concentrazioni dopo il massimo che si raggiunge in maggio, quest’anno pari a un nuovo record di 419,1 parti per milione (ppm) all’osservatorio del Mauna Loa, Hawaii; l’incremento annuo di +1,8 ppm rispetto al maggio 2020 è stato leggermente inferiore al consueto, non tanto per effetto dei lockdown Covid, quanto per “La Niña” che grazie a piogge abbondanti favorisce le foreste tropicali e la loro cattura di carbonio. Si sono concluse a 4500 metri sul Monte Rosa le perforazioni glaciali nel quadro del progetto “Ice Memory”, che hanno permesso di estrarre ghiaccio vecchio forse di diecimila anni: obiettivo è salvare le informazioni sul clima antico contenute nei ghiacciai di varie regioni del mondo prima che la deglaciazione le comprometta per sempre, realizzando nel gelo dell’Antartide un archivio climatico fatto di campioni di ghiaccio a disposizione degli scienziati del futuro. Cambiamenti climatici e perdita di biodiversità sono causati dalle attività umane, si amplificano a vicenda e vanno affrontati insieme, proteggendo ambienti terrestri e marini ricchi di specie e che immagazzinano grandi quantità di carbonio, puntando a pratiche agricole e forestali sostenibili e limitando soluzioni di mitigazione e adattamento in conflitto con l’ambiente come coltivazioni per biocarburanti o troppe dighe fluviali e costiere. Lo dice “Biodiversity and Climate Change”, primo report congiunto dell’Ipcc e dell’Ipbes, massime autorità mondiali nei settori clima e biodiversità. Occorrono sforzi lungimiranti e senza precedenti come l’abbandono della crescita del Pil a favore di indicatori che considerino anche i valori e i limiti della natura.