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 2021  giugno 12 Sabato calendario

I piloti della musica

Volare oh oh… Suonare oh oh oh oh… Musica e volo, matrimonio di fatto. Domenico Modugno lo sancì per sempre con una canzone immortale, altri e molto illustri esempi lo confermano. Sul fronte della classica, la passione per gli aerei ha contagiato direttori quali Herbert von Karajan, che si metteva alla cloche del suo jet privato per arrivare puntuale sul podio di Berlino, mentre Georges Prêtre volava per davvero, lanciandosi con il paracadute. E al paracadute, ma quello ascensionale, si aggrappava pure Riccardo Chailly: trainato dal motoscafo si ritrovava a volteggiare in aria. 
Senza paura di volare una signora della lirica come Cecilia Gasdia. Sognava di pilotare aerei militari ma aveva dovuto rinunciare perché all’epoca alle donne non era permesso. Comunque ha preso il brevetto e quando può va a farsi qualche giro tra le nuvole. 
Se il record di voli di Simon Rattle ha fatto sì che un Boeing 757 sia stato battezzato con il suo nome, la bacchetta con le ali più famosa è senza dubbio quella del suo pupillo, Daniel Harding. Così appassionato di aerei da decidere nel 2019 di sospendere l’attività sul podio e diventare pilota di linea. Progetto rimandato per pandemia, ma non accantonato. 
Chi invece da anni fa il pilota civile di professione è il pianista Roberto Cominati. Interprete di ottima fama, vincitore del prestigioso premio Busoni, solista diretto da Gatti e Mariotti, Rattle e Harding, da quasi vent’anni Cominati alterna il suo impegno alla tastiera con quello in cabina dei jet della principale compagnia italiana. «Una passione nata quand’ero ragazzo – racconta il 51enne artista napoletano —. Ero affascinato dai grandi mezzi di trasporto, piroscafi, treni, aerei… Mondi “sospesi” tra terra acqua e cielo, come nei libri di Jules Verne. Avevo fatto mio il motto del capitano Nemo nel Nautilus, “Mobilis in mobile”. Mi tenta la vita dentro qualcosa in movimento». 
Poi però ha scelto di fare il pianista. «Non è stata una mia scelta. I miei genitori amavano la musica, mi regalavano strumenti giocattolo, tra cui una pianolina. Avevo orecchio, ripetevo facilmente i motivi sui tasti. Così a 4 anni ero già a lezione da un maestro. Non mi divertivo, lo facevo per loro. Mi iscrissero al Conservatorio, studiavo poco, rendevo molto, vincevo concorsi. Ma quel fuoco sacro di cui tutti parlavano, non lo sentivo. Sentivo invece l’angoscia di dover essere il più bravo. A 16 anni mi venne una tendinite. Invece di fermarmi, continuai a suonare sperando che mi saltasse la spalla e poter così cambiar mestiere. Niente, il male passò, a 21 anni vinsi il Casella, a 23 il Busoni. Il destino aveva deciso: sarei stato un pianista». 
Pianista controvoglia, per di più bravissimo. «Nel frattempo però avevo cercato di crearmi uno spazio “mio”. Volevo volare. A 17 anni ho preso il primo brevetto, a 32 sono diventato pilota di linea. Senza sperarci ho fatto il concorso, mi hanno preso! Prima tratta, Roma-Catania. Un’euforia fantastica. Adesso ho alle spalle oltre 5.000 ore di volo, pilotare è diventato routine. Ma ogni volta che mi stacco da terra è bellissimo. Mi piace far parte di una squadra, indossare una divisa mi dà quel senso di appartenenza che il mestiere di pianista, solitario per definizione, non mi ha mai dato». 
Viste dall’alto le cose appaiono diverse. «Fare il pilota ha riequilibrato anche il mio rapporto con la musica. Suonare è diventata una scelta felice. In questi anni il pianoforte mi ha regalato sensazioni bellissime, amo il repertorio francese, Ravel e Debussy, mi emoziona Rachmaninov, mi piace la musica per il cinema, Morricone in testa». 
Conciliare due attività così impegnative non è stato facile. «La sola affinità tra musica e volo è la concentrazione che richiedono. In aereo hai la responsabilità della vita degli altri, al piano quella della vita di una partitura. Se dopo un volo i miei colleghi vanno in palestra, io mi metto al piano, le vacanze le uso per dare concerti, talora riesco a incastrarne qualcuno tra un volo e l’altro». 
Una volta è andato a trovare Harding a Parigi. «A casa Daniel si è fatto costruire un simulatore di volo a grandezza naturale. Abbiamo pilotato insieme, abbiamo parlato di aerei tutto il tempo». 
Cominati, pianista volante, è stato protagonista al Festival Toscanini di Parma dove ha eseguito Canti della stagione alta di Ildebrando Pizzetti. «Un pezzo poco frequentato ma molto godibile, ricco di temi ariosi». Un aggettivo ideale per lui.