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 2021  giugno 11 Venerdì calendario

Sul film "Il ballo dei 41"

C’erano piccoli mondi femminili tutti nostri in cui la vita era fatta di lacrime e baci; era la nostra letteratura rosa (Maria Venturi, geniale), era il nostro cinema per signore ( Il diario di Bridget Jones ), erano le nostre telenovelas ( Disperatamente tua ). Gli uomini, sprezzanti, scuotevano la testa, ma non è che rileggessero Joyce in lingua originale, o rivedessero ininterrottamente i film di Ingmar Bergman o le 11 puntate di un serial mitico, il meravigliosoHeimat di Edgar Reitz; la maggior parte faceva altro, cose da uomini. Anche gli omosessuali maschi, essendo uomini, facevano cose da uomini, anche se probabilmente, molti di loro sì, rileggevano Joyce in lingua originale; fino a quando la potente e sadica industria dell’Amore Romantico riuscì a intrappolarli con la letteratura detta “Male to Male”, Uomo a Uomo, film ultrasentimentali come I segreti di Brokeback Mountain, tra l’altro premio Mtv Movie al miglior cinebacio, serie come Queer Eye con le sue Confessioni Toccanti. Attualmente sulle varie piattaforme ci sono almeno una sessantina di serie e film e documentari recenti con personaggi lesbo- gay-trans-eccetera senza problemi: e per esempio nelle tre stagioni dello spagnolo Élite, oltre a triangoli maschio-femmina-maschio e anche maschio-maschio- maschio, c’è pure un padre molto musulmano che caccia di casa il figlio omo ma poi lo perdona e lo riaccoglie piangendo. Un comma della legge Zan dovrebbe obbligare gli omofobi a studiare questi piacevoli spettacoli.
Eppure nessuno si aspettava una vera, classica telenovela sudamericana con tutte le sue meraviglie e i tradizionali baci e lacrime, in costume come unBridgerton fine Ottocento e in più supergay. Essendo praticamente scomparsi dagli schermi i baci cisgender del tutto fuorimoda, noi signore un tempo vivaci ci siamo appassionate ai baci di Timothée Chalamet e Armie Hammer ( Chiamami col tuo nome di Guadagnino), così belli, così giovani, e a quelli di Noémie Merlant e Adèle Haenel ( Ritratto della giovane in fiamme della Sciamma), così belle, così giovani. Ma il concetto di telenovela pretende altro, non proprio uno spavento ma almeno una scossa. Che infatti è arrivata su Netflix sotto forma di un film di produzione brasiliana-messicana, Il ballo dei 41, diretto dal giovane David Pablos, 93 minuti appassionanti non tanto per gli ovvi intrecci di cosce pelose, quanto per i baci divoranti tra i due bellissimi giovanotti fin de siècle, e quindi provvisti di enormi mustacchi e barbe e favoriti, che lì per lì, così in primo piano, fanno pensare con un certo sconcerto a Francesco Giuseppe Imperatore d’Austria che afferra con le sue le labbra di Vittorio Emanuele II re d’Italia. Per fortuna i baciatori sempre in primo piano sono giovani e belli, e rivivono una storia vera nel Messico del Porfiriato, al potere Porfirio Diaz, presidente dittatore. Immenso paese dei miserabili peones e della canna da zucchero, (oggi della droga), i latifondisti, i militari, i politici, i corrotti sfruttatori vivono nei loro grandi palazzi che imitano il lusso volgare della Francia di Napoleone III, stuoli di servitori, ricevimenti grandiosi, eleganze parigine. Ignacio de la Torre, realmente esistito, ricchissimo proprietario terriero, entra in politica con ambizioni sfrenate, e per questo sposa Amada, figlia prediletta del presidente Diaz e di una india, personaggio impresentabile nella società bianca. Le cronache del tempo ne esaltano il matrimonio, le feste, l’ascesa, sino alla notte drammatica dell’11 novembre 1901, quando la polizia fa irruzione in un palazzo privato e sorprende 42 uomini, metà in frac, gli altri truccati, ingioiellati, con i loro baffi seducenti, che se la spassano. L’omosessualità nell’ultracattolico Messico non era un reato, solo una grave scostumatezza, eppure quegli uomini di potere furono arrestati, dati in pasto al ludibrio della folla, poi esiliati nello Yucatán. C’era, si disse, anche de la Torre, ma il suocero presidente riuscì a far cancellare il suo nome: così i 42 divennero 41 e ancora oggi in Messico 41 indica un omosessuale.
Il film si rivela sublime per i cultori della telenovela classica che sono ovviamente le signore, soprattutto quelle rancorose che ne apprezzeranno la violenza vendicativa femminile; ma penso sia irresistibile anche per gli storici di ogni gender, soprattutto se di quello che i protagonisti del film chiamano “amore socratico”. Alonso Herrera (Ignacio) di aristocratica bellezza ed eleganza guarda negli occhi Emiliano Zurita (Evaristo detto Eva) che pare un santo di El Greco, e un secondo dopo si saltano addosso. Drammatica prima notte di nozze, Mabel Cadena (la sposa Amada) che implora una carezza, lo sposo che sta soffrendo le pene dell’inferno muovendosi su di lei. Lei cerca di mostrargli il seno e lui fa un balzo come se avesse visto il demonio, lui dorme in un’altra stanza e lei gli piomba lì, salta sul letto, lui la trascina fuori per i capelli. Insomma una vera guerra. La sposa, fuori di sé, trova il modo di ricattarlo, “lo dico a papà”. Poi c’è la fatidica festa e si vorrebbe sapere di più sui riti del ramo, sul perché, nell’immenso salone arredato solo da due file di vasche da bagno e candelabri accesi. I 42, soprattutto certi autorevoli vecchi pieni di decorazioni, ne fanno di ogni colore. A tavola con la moglie vipera e trionfante, lui sorride, una lacrima sul viso.