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 2021  giugno 09 Mercoledì calendario

La geopolitica della grafite

Le usiamo di giorno. E di notte. Ci scriviamo, ci comunichiamo, ci misuriamo i fatti, ci fotografiamo i momenti più importanti della nostra vita, ci facciamo luce. Fanno così parte della nostra vita che forse meriterebbero una biografia anche se non sono un «personaggio storico». Sono le batterie. Facile per tutti (almeno lo speriamo) pensare ad Alessandro Volta e alla sua pila. Ma sebbene anche su di lui servirebbe più conoscenza (lo sapevate che dovette attendere la curiosità di Napoleone per avere una rendita a vita?), è proprio la batteria che richiederebbe maggiore studio scientifico e politico. Come funziona? Con il litio, questo ce lo ha insegnato la pubblicità. Ma gli atomi di litio (con il cobalto) hanno bisogno di un co-protagonista. Normalmente è la grafite. Sì quella delle matite. E qui si entra nella geopolitica. Le miniere di grafite sono controllate per circa il settanta per cento dalla Cina. Il mondo (noi) abbiamo sete e fame di batterie. Non solo per smartphone, monopattini e biciclette, ma per tutta la tecnologia, compresa quella delle auto (il presidente Usa, Biden, ha annunciato una mastodontica operazione keynesiana con la costruzione di mezzo milione di stazioni di ricarica elettrica, la qual cosa spingerà l’intera industria dell’auto Usa verso il full electric). Alcune delle materie prime in questione, come cobalto, litio e grafite naturale, sono considerate critiche per l’Ue e il loro approvvigionamento sostenibile è̀ necessario affinché́ l’Europa non rischi di restare a secco di batterie. Secondo alcune stime il bisogno di stoccaggio mondiale passerà dai 2 GWh per anno della fine del Novecento ai 2.000 GWh per anno del 2030 ai 30.000 GWh per anno del 2050. 
La produzione attuale di grafite per batterie è di circa mezzo milione di tonnellate anno. Nel 2050 ne saranno necessarie 23 milioni di tonnellate. In sostanza tutta la grafite del mondo, con uno strapotere della Cina. Eccola la geopolitica della grafite. Già oggi in realtà si usa il silicio (sabbia di silicio, non quello super tecnologico dei microchip) al posto della grafite ma solo per l’uno per cento dei casi. L’efficienza è ben maggiore, l’impatto sull’ambiente minore. In altre parole, come nella società di Socrate, il mondo si dividerà tra chi le batterie le saprà solo cambiare, chi le saprà almeno raccontare e comprendere e chi le saprà anche produrre.