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 2021  giugno 09 Mercoledì calendario

La situazione dell’Afghanistan dopo 20 anni di guerra

Da Alessandro Magno in poi, l’Afghanistan ha fama di essere il «cimitero degli imperi» e a lungo si è scritto di come il ritiro delle forze Usa e Nato rappresenti solo una tessera di questo puzzle fatto di montagne, valli incantante e lande inospitali. Tuttavia, come sempre succede, a pagare il prezzo più alto delle guerre sono i civili, donne e bambini in particolare. E saranno loro, ancora una volta, a saldare il conto della pace se i talebani, che oggi già controllano un terzo del Paese, una volta al potere, non sapranno affrontare le sfide del progresso. Così, mentre i contingenti militari iniziano il loro ritiro, sul terreno restano tutti i segni di una delle guerre più lunghe della nostra epoca. 
Secondo i dati più recenti di «Costs of War» della Brown University, si stima che circa 241 mila persone siano state uccise come conseguenza diretta della guerra. Altre centinaia di migliaia, per lo più civili, sono morte a causa della fame, delle malattie e delle ferite causate dalla devastante guerra. Vittime indirette, dunque. Gli Stati Uniti e i suoi alleati della Nato hanno portato a casa 3.586 bare, un numero sei volte superiore di veterani feriti, secondo un conteggio tenuto da iCasualties.org. Il numero di ribelli uccisi, compresi i combattenti talebani, si aggira attorno a 84.200. Ma quello che più preoccupa è che l’Afghanistan continua ad essere uno dei posti più letali al mondo in cui essere bambini. Solo nell’ultimo decennio, la Missione di assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan (Unama), ha registrato almeno 7.792 bambini uccisi e 18.662 feriti, di cui buona parte ha perso gli arti a causa di ordigni esplosivi e attacchi aerei. Anche le donne hanno pagato un prezzo pesantissimo, con oltre 3 mila morti e 7 mila feriti dal 2010, con il triste record del 2020 anno in cui sono stati registrati 390 decessi in attacchi, combattimenti o attentati. 
Rispetto al 2001 l’aspettativa di vita è migliorata, i tassi di mortalità materna si sono dimezzati e il 27 per cento dei seggi nella camera bassa del parlamento è riservato alle donne. Nonostante questi passi in avanti, l’Afghanistan resta ancora al penultimo posto nel mondo, appena davanti allo Yemen, nell’Indice di pace e sicurezza delle donne. Inoltre, la maggior parte degli afghani continua a vivere in povertà. E nonostante gli Stati Uniti abbiano speso più di 9 miliardi di dollari in operazioni antidroga, l’Afghanista produce una quantità doppia di oppio rispetto al 2001. 
Sebbene nel febbraio 2020, gli Stati Uniti e i talebani abbiano raggiunto un accordo bilaterale e a settembre siano iniziati formalmente i negoziati di pace in Afghanistan, gli attacchi ai civili sono in aumento. Durante i primi quattro mesi di quest’anno, sono stati registrati 245 episodi in 95 giorni – più di due assalti ogni giorno. Che tradotto, significa: vivere in Afghanistan vuol dire ancora fare i conti tutti i giorni con la morte.