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 2021  giugno 09 Mercoledì calendario

Asor Rosa dedica un saggio a Conrad

Che bel libro ha scritto Alberto Asor Rosa, italianista illustre, con il gusto dell’avventura e che ama navigare nel mare aperto della letteratura europea. Perché come sa bene chi l’ama, la letteratura supera i confini, è universale il suo messaggio, e il suo piacere. E il vero critico, il critico di razza è un homo ludens, che gode di ciò che legge, e se scrive è perché quel che legge lo ispira, e lo muove a rispondere del suo piacere, secondo un movimento che potremmo descrivere come una vera e propria fecondazione, che porta a un ulteriore parto creativo. Sì che a simbolo risponde simbolo. Alla parola letteraria corrisponde un ascolto che matura in altra lingua, più lingua.
Se altre volte Asor Rosa ha goduto dei romanzi “stranieri” di Thomas Mann, ora con questo saggio su Joseph Conrad, in uscita da Einaudi, gode di uno scrittore specialissimo: un uomo europeo, nato polacco, naturalizzato britannico, che in inglese diventerà scrittore. Scegliendo tale lingua, che non gli è affatto madre, per raccontare le sue storie. Per lo più, storie di mare.
Tra queste Asor Rosa ne sceglie tre – meravigliose – che ordina grazie a un sottotitolo che recita: Trilogia della sconfitta, disponendole secondo un ordine niente affatto cronologico, con Linea d’ombra del 1917 in prima posizione; Cuore di tenebra del 1899 per seconda; e Tifone del 1902, terza e ultima. Già la scelta di questi tre capolavori è ineccepibile per chi ami Conrad. Intriganti e misteriosi non solo per i temi che orchestrano, e per i pensieri che accendono. Ma anche macchine narrative di eccelsa fattura.
Lo confesso: Conrad è uno scrittore che amo, “benché” donna. Sì, perché Sir Frank Kermode, maestro impareggiabile, si sorprese quando gli rivelai che Conrad era uno scrittore tra i miei preferiti. «Ma come» reagì, «piace solo agli uomini!». Mi è tornato in mente l’episodio, perché così intitola il suo saggio Asor Rosa, L’eroe virile.
Anche nella ripresa di queste due parole – il sostantivo, eroe; e l’aggettivo virile – entrambe in disuso per via di un vocabolario politically correct, che ne ha infangato il significato, c’è uno stimolo a leggere con interesse.
Si rimane attratti da un ragionamento intorno ai tre testi conradiani, che Asor Rosa imbastisce con senno e con giudizio, da una parte mettendo a tema una categoria centrale al vocabolario tragico – “eroe”, appunto, in quanto attore di un’azione che mette in pericolo la sua vita stessa; e dall’altra parte, impegnando il lettore a meditare su un concetto di valore come la virilità, senz’altro sospetto.
Discutiamo dunque con Asor Rosa di che cosa significa essere “uomo” agli occhi di chi, come Conrad, misura la virtus del vir di fronte a prove che mettono il soggetto uomo maschio alla mercé di eventi che non sceglie, ma si trova ad affrontare in un intreccio tra caso e destino.
I tipi d’uomo che Conrad sceglie sono assai diversi: nel caso di Tifone, il capitano del mercantile Nan-Shan, McWhirr è davvero uno qualunque, privo di qualsiasi tratto proprio dell’eroe tragico; si presenta piuttosto stolido, testardo, e contando su tali virtù subirà l’arrivo del tifone. Non arretrerà di fronte al pericolo, agirà secondo il dovere. Così sostenendo il suo “momento della verità” – l’ora x, in cui si rivela se un uomo è un uomo.
In Linea d’ombra un giovane ufficiale svogliato, pronto a lasciare la vita marinara, si ritrova al comando di una nave, il cui capitano, verremo a sapere, s’era suicidato in mare, e prima di farlo aveva lanciato una maledizione sull’imbarcazione. E difatti la nave sembra accumulare su di sé nel lento progredire del viaggio sventure su sventure. E l’eroismo addita come unica speranza di salvezza l’abnegazione e il sacrificio. Di tutti e di ciascuno.
In Cuore di tenebra l’eroismo si profila nel corso dell’azione come lo sviluppo della forza che ci vuole per arrivare alla conoscenza delle tenebre, sì da poter sostenere la visione ‘tremenda’ di quel che può diventare un uomo. Qui l’eroe conradiano si sdoppia in Marlow e in Kurtz; nell’uomo Marlow, la cui esperienza tragica consiste appunto nell’incontro con Kurtz, il semidio delle tenebre.
Ecco allora il nuovo eroe virile conradiano, così come si smaschera agli occhi di Asor Rosa. È un uomo che non ha niente dell’esaltazione “fascista” del maschio. Piuttosto, si impone nella sua verità profonda e sconcertante il senso del sottotitolo del saggio: la virtù virile è quella dell’uomo ( vir ), che ha la forza ( vis ) di sostenere la conoscenza delle tenebre che si annidano dentro il cuore umano.
Nessuna ideologia, nessuna morale: si tratta di “vedere”. Di comprendere. A questo invita la grande letteratura: educa chi legge ad affrontare le prove complesse della conoscenza di sé. E dell’altro che è in noi.