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 2021  giugno 09 Mercoledì calendario

L’amore in versi di Celan

“Tu sei ovunque nelle mie poesie, Ingeborg, anche là dove sembravi non esserci. Ti ho spesso negata, Ingeborg, più spesso di quanto riesca ad ammettere a me stesso, ma io lo so: nel mio cuore ti ho portata con me così come sei veramente, e sempre le poesie dovevano giungere là dove eri presente. Anche nel secondo volumetto. Anche nelle ultime poesie”.
È mercoledì 16 ottobre 1957 quando Paul Celan (1920- 1970) scrive da Parigi a Ingeborg Bachmann (1926-1973). Parole che sono parte di una delle due lettere, inedite in Italia, che il poeta ebreo romeno, il cui vero nome è Paul Antschel, mandò alla scrittrice e poetessa carinziana il 16 e il 17 ottobre 1957. Vengono pubblicate nell’ultimo numero della rivista di letteratura e filosofia nuova corrente, che è dedicato a Celan. con il titolo Celan. Incontri, voci e silenzi nello spazio della poesia (pagg. 153, euro 22, Interlinea Edizioni), nell’anniversario del centenario della nascita.
La germanista Elena Polledri, che ha tradotto e commentato le corrispondenze, rammenta che “nel 2016 sono state scoperte per caso, in una cartella contenente ritagli di giornale e quaderni di scuola, nella soffitta della famiglia Bachmann a Klagenfurt, due lettere di Paul Celan indirizzate a Ingeborg”. Si tratta “di un tassello mancante del carteggio, di cui i ricercatori avevano ipotizzato l’esistenza ma che la scrittrice aveva nascosto con cura, probabilmente a causa della esplicita dichiarazione del poeta, che in esse rivela di essere disposto a lasciare la famiglia per lei”. Dalle lettere, aggiunge la Polledri, “ci è possibile comprendere il significato della frase perentoria con cui Ingeborg, quindici giorni più tardi, esorterà Paul a restare a Parigi: ‘Tu non puoi abbandonare lei e il vostro bambino’. Si tratta di una risposta secca e senza tentennamenti alla proposta ricevuta il 16 ottobre”. Fatte conoscere in Germania dal settimanale Die Zeit nell’aprile del 2016, vengono proposte”, spiega la saggista, “per la prima volta in traduzione italiana, con testo tedesco a fronte”.
Le lettere avrebbero dovuto battezzare la ripresa del loro tormentato rapporto amoroso, cominciato nel 1948 ed entrato in crisi dopo il matrimonio di Celan con la pittrice Gisèle de Lestrange. In realtà non ne furono che l’epilogo. Di lì a poco, Ingeborg iniziò una relazione con lo scrittore svizzero Max Frisch. Si scriveranno ancora, ma quasi esclusivamente per questioni letterarie ed editoriali. Solo in una lunghissima lettera, mai spedita, del 27 settembre 1961, annota Elena Polledri, la “Bachmann darà libero sfogo al suo stato d’animo di donna e poetessa ferita e insisterà con veemenza sulla necessità per il poeta di superare lo stato di autocommiserazione in cui versava”. L’ultimo “invito che Celan le farà di scrivergli, nel luglio del 1967, rimarrà senza risposta”.
Eppure, nell’ottobre del 1957, l’amore fra i due grandi poeti sembrava rifiorito. Paul le scriveva il 16: “Mi ami davvero, Ingeborg, puoi davvero amarmi ancora dopo tutto questo? Dimmelo”. E il giorno dopo: “Gisèle ora è tranquilla e rassegnata, non lo ha solo accettato, lo ha anche capito. ‘Elle aussi est mariée avec toi’: solo una persona come Gisèle può parlare così. Vuoi che venga da te a fine novembre? Oppure prima? O dopo?”. Nella seconda, poi, accludeva una lirica, Bianco e Leggero, premettendo: “Leggi, Ingeborg, leggi: Per te, Ingeborg, per te”.
Paul si uccise. Ingeborg morì dopo un incendio nella sua casa di Roma. Avevano vissuto per la poesia. Celan, come scrive Santino Mele in uno dei saggi di nuova corrente, “visse per fare poesia, ridare al poetico una lingua, non testimoniare la sua estinzione”.
E a Theodor Adorno, che aveva negato la possibilità di scrivere poesia dopo l’orrore dei lager nazisti, replicò: “Nessuna poesia dopo Auschwitz (Adorno): cosa viene posto qui come idea di ‘poesia’? La spocchia di chi si pone a considerare o rappresentare ipotetico-speculativamente Auschwitz da una prospettiva a volo d’usignolo e di tordo”.